Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

domenica 28 dicembre 2014

Una utile massima per iniziare l'anno nuovo: BUON ANNO!

                            NEVER       MAKE      A     DECISION    WHEN    YOU    ARE   ANGRY
                            


                                                                                 AND
                        
                                NEVER      MAKE    A    PROMISE    WHEN    YOU' RE    HAPPY








                                                                B U O N    A N N O

lunedì 15 dicembre 2014

Felicità, speranza: da una citazione di Isaac B. Singer

       
                            "Se non sei felice comportati come se lo fossi.
La felicità verrà in seguito(...)
                     Se sei in preda alla disperazione comportati come se credessi. La fede verrà dopo" (Isaac B. Singer)




                                BUON    NATALE!

domenica 14 dicembre 2014

Il piccolo Loris: l'olocausto continua. Il complesso di Medea, neuroscienze, chimica cerebrale e violenza




Si può definire “complesso di Medea” quello che porta le madri a uccidere i propri figli applicando una sorta di perverso diritto  generativo: ho dato la vita e ora ti do la morte. Medea è il personaggio che Euripide mette in scena  nel 431 a.C. Medea non sopporta il tradimento del compagno  e per vendetta uccide i sui figli... Quando una donna si vede tradita nell'amore la sua ferocia non conosce limiti sembra dirci Euripide. Ma nella vicenda di Medea si adombra un tema psicologico di non poco  rilievo: diventare madre senza perdersi come donna.Tema oggi di estrema attualità considerando quanto le donne rivendichino, e giustamente, il loro diritto di individuarsi e auto realizzarsi, cosa che spesso sembra configgere con la funzione della maternità. Medea si sente cancellata come donna e, dunque,  si cancella come madre. Ma nel caso ultimo, della mamma di Loris, che ha ucciso il figlio (ammesso che abbi agito da sola) in modo barbaro,con freddezza e lucidità, non c'è bisogno di scomodare Medea. Una vicenda  che si consuma in modo insolito, non d’impulso. Generalmente le madri uccidono con coltelli, forbici, mannaia, strumenti che richiedono forza, accanimento. Questa modalità ci dice appunto che si tratta di emozioni fuori controllo. Ma non sempre questo accade all’improvviso: c’è spesso una fase antecedente, diciamo preparatoria, che sicuramente si manifesta all’esterno. Ma nessuno se ne accorge. Quello della madre di Loris sembrerebbe, invece, un gesto compiuto in uno stato di lucida follia, con freddezza. Ci vuole tempo per legare le mani di un bimbo, che sicuramente avrà fatto resistenza, con le facette di plastica e poi strangolarlo usando sempre le fascette. Una nuova Cogne si è detto: entrambe le madri negano. Anche la madre di Loris avrebbe rimosso. Ma molto diverse le caratteristiche di personalità delle due madri, le loro storie di vita e il contesto familiare. La madre di Loris ha avuto difficoltà psicologiche e relazionali sia in età infantile che adolescenziale. Un percorso di vita difficile, sofferente, segnata da episodi che avrebbero dovuto avere ben altra attenzione e considerazione.La perizia cui sarà sottoposta farà chiarezza sullo stato mentale di Veronica Panarello. Generalmente dinanzi a questi casi si parla  di raptus di follia, formula che ci tranquillizza: era folle, dunque non ci riguarda. E invece ci riguarda per il semplice fatto che i nostri comportamenti  sono il risultato del nostro cervello che lavora sempre in interazione con l'ambiente. Il nostro cervello, che è il prodotto più eminente e misterioso del processo evolutivo, è un meccanismo perfetto ma anche molto fragile: basta qualcosa che non funzioni nella  chimica cerebrale e l'equilibrio si rompe dando luogo a comportamenti incontrollabili. Anche relazioni umane  affettivamente poco soddisfacenti possono modificare la chimica cerebrale e sta di fatto che generalmente le madri che uccidono sono donne sole. La madre di Loris viveva in una sorta di vuoto familiare: il marito assente spesso per lavoro, la famiglia d’origine non più contattata da molti anni. E’ mancato lo sguardo dell’altro che ti fa esistere e che è capace di contenerti e sorreggerti, che evita di farti cadere nel buio. Esistono tra l’altro ricerche, nell’ambito delle neuroscienze, che  studiano l’impatto sul  cervello delle rete sociale in cui le persone sono inserite (social brain hypothesis). Esperimenti su primati non umani mostrano come esista un collegamento diretto tra il volume dell’amigdala(formazione neurale che ha un forte ruolo nei comportamenti emotivi) e le dimensioni del social network, cioè tra la rete sociale e il comportamento sociale dell’individuo. Oggi ci si interroga  anche sull’impatto che la vita in città ha sul nostro cervello, domanda sicuramente non nuova ma supportata, oggi, dalla sperimentazione.

 


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                                   in
          COUNSELLING PSICOLOGICO  (Tf CP)
                    Secondo i principi della psicologia umanistico- fenomenologico-esistenziale
                                    
                                                    ANNO ACCADEMICO       2015
"Centro Psicologia Umanistica" -Cassino,  via Molise 4, 0776/25993.

mercoledì 10 dicembre 2014


       

               
                         
                           
 
               Sabato   2O        Dicembre    2014
                                    
                     
    “Come liberarsi dell'ansia e dello stress ed    aumentare l'autostima”
                                           
                                                  GRUPPO D'INCONTRO
                   Mindfulness, rilassamento, esperienze guidate
                                       
                                                            Workshop
                                 
 AI PARTECIPANTI VERRA’ RILASCIATO UN ATTESTATO DI PARTECIPAZIONE
*M.Felice Pacitto, psicologae psicoterapeuta, è stata allieva e collaboratrice di Rollo May e Ronald Laing. E’ stata tra i primi a sviluppare, in Italia, il metodo dei Gruppi d’Incontro, di cui ha dato una formulazione teorica e metodologica nel testo “Dal Sentire all’Essere”, Ed. Magi
Per informazioni e per la prenotazione, da effettuarsi entro il 17  dicembre, telefonare al “Centro di Psicologia Umanistica” via Molise,4-Cassino tel/fax:0776/25993(ore 16-18, lunedì, martedì); cell3382481768
 

lunedì 8 dicembre 2014

"Hanna Arendt" il film della Von Trotta: la bomba polemica ed esplosiva suscitata dalla concezione "della banalità del male" e dalla denuncia della responsabilità dei consigli ebraici.


“Quel che ora penso veramente è che il male non è mai “radicale”, ma soltanto estremo, e che non possiede né profondità né dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo…. Solo il bene è profondo e può essere radicale”(Hannah Arendt)

 

Si tratta di un film documento, tipologia cui la Von Trotta, abilissima tra l'altro nel delineare personaggi femminili, ci ha abituato. Il film ha tratta del processo di Gerusalemme istituito contro criminali di guerra Adolf Eichman, capo della sezione ebraica della Gestapo, esecutore degli ordini di Heydrich, catturato in Argentina nel 1960 dal Mossad israeliano.. Il processo, iniziato tra molte polemiche e questioni, anche, di ordine giuridico (Eichmann era già stato condannato da processo di Norimberga), fini con la condanna a morte di Eichmann impiccato nel 1962. Hannah Arendt, filosofa (1906 1975), ebrea tedesca accettò nel 1961 e non a cuore leggero la proposta del “New Yorker” di seguire come inviata il processo a Gerusalemme. La Arendt, allieva di Martin Heideggere e Karl Jaspers, aveva lasciato la Germania nel 1933 in seguito all'avvento del nazismo per emigrare, dopo varie disavventure, nel ’42 negli Stati Uniti. Qui pubblicò nel 1950   Le origini del totalitarismo, opera di grande rilievo per le ipotesi innovative che vi venivano avanzate, opera che le dette la  fama e la impose all’attenzione della comunità scientifica internazionale e del pubblico comune.  Si può dire che pochi abbiano goduto del successo e dell’acclamazione che ebbe Hanna Arendt,  richiesta dalle più prestigiose università americane e invitata per numerosi cicli di conferenze ovunque, acclamata da frotte di allievi.

      Nelle intenzioni del primo ministro, Ben Gurion, v’era  l'idea che quello dovesse essere il processo esemplare contro il nazismo che rendesse giustizia agli Ebrei. La Arendt, all’inizio convinta che Eichmann dovesse essere condannato, si rende conto, una volta giunta a Gerusalemme,della forte componente ideologica che accompagnava  il processo e del rischio che lo stato di Israele si sviluppasse intorno alla retorica dell’olocausto. Mette da parte qualsiasi pregiudizio e si avvicina ad Eichmann con quell’impegno di capire ed indagare, senza alcun preconcetto, che aveva contraddistinto la sua ricerca e la portava ad assumere posizioni radicali.  Ciò che la sconvolge è scoprire la “normalità” di Eichman che rompeva con gli schemi e l'immaginario della malvagità e diabolicità dei criminali nazisti. Eichmann  non era un uomo diabolico ma piuttosto un uomo mediocre, ordinario, incapace di pensare, ubbidiente agli ordini, impeccabile organizzatore dei trasporti della morte, un efficiente burocrate. La Arendt impiegò quasi due anni a redigere il reportage che sarebbe uscito sul New Yorker e da cui sarebbe poi stata tratta la versione- libro  La banalità del male. Il concetto della banalità del male andrà in circolo anche se mal interpretato. (Questo sarà precisato dalla Arendt in una conversazione radiofonica del’64 con Joachim Fest) Il libro, uscito in Israele nel 1963 e l'anno successivo in Germania e in Italia, destò  un’ enorme polemica soprattutto  nelle comunità ebraiche. Che cosa ne aveva offeso la suscettibilità? Il modo in cui  Eichmann era stato definito, appunto un essere “normale”, ma, soprattutto, l'accenno fatto alla corresponsabilità dei consigli ebraici nella deportazione degli Ebrei. Si rischiava in questo modo di mettere sullo stesso piano vittime e carnefici e ridurre le colpe di Eichmann.Si trattava, per gli Ebrei,  del loro onore e gli Ebrei avevano una forte resistenza a fare i conti con questo aspetto buio del loro passato.La Arendt fu accusata di essere incapace di amore per il suo popolo, fu accusata addirittura di aver  calunniato gli ebrei per scagionare i nazisti. Fu abbandonata da molti amici. Anche il filosofo Hans Jonas, il compagno di studi universitari, prese le distanze. I rabbini delle comunità ebraiche americane le predicarono contro. Insomma una grande polemica che la Arendt non seppe e,per alcuni versi,  non volle gestire. Le rimasero accanto,prendendo le sue difese apertamente, Bruno Bettlheim, Mary McCarthy, Karl Jaspers.

Maria Felice Pacitto

domenica 9 novembre 2014

"Eichmann o la banalità del male":.Il centro di psicologia Umanistica ed Analisi fenomenologico-Esistenziale presenta il film :"Hannah Arendt", Dibattitto con i proff. Giuseppe grilli, Fausto Pellecchia, Maria Felice Pacitto


Il Centro di "Psicologia Umanistica ed Analisi Fenomenologico-Esistenziale"
presenta
"Eichmann o la banalità del male
per l'occasione verrà proiettato il film 

 “Hannah Arendt”

Di Margharete Von Trotta

                                                     Venerdì  14 Novembre ore 16

                                                                Sala San Benedetto

                                                     Banca Popolare del Cassinate

 Intervengono:

Prof. Giuseppe Grilli (Università  Roma 3)

Prof. Fausto Pellecchia (docente  Ermeneutica filosofica)

Dott. Maria Felice Pacitto (psicologa psicoterapeuta)

 

lunedì 3 novembre 2014

Neuroscienze.La memoria:ciò che ci consente di essere noi stessi


Neuroscienze.La memoria: ciò che ci consente di essere noi stessi

  “Siamo ciò che siamo in virtù di ciò che abbiamo imparato e di ciò che ricordiamo” così dice Eric Kandel, uno dei più grandi neuroscienziati contemporanei , premio Nobel nel 2000 per la scoperta dei meccanismi alla base della plasticità neuronale strettamente collegati all’apprendimento e cioè al fare esperienza e ai processi di memorizzazione. Della memoria, oggi, si sa abbastanza anche se non ancora a sufficienza. Essa è una funzione fondamentale per la vita psichica e per la vita in generale. Preposta ai processi di apprendimento e, dunque, alla acquisizione della esperienza, consente la formazione della nostra identità. Che cosa saremmo se non ricordassimo il nostro passato, remoto e più vicino, fatto di relazioni umane, di eventi significativi per noi, di atti da noi compiuti, di credenze,ecc.. Nulla assolutamente nulla. Ne abbiamo una conferma da ciò che accade nelle persone affette da Alzheimer, nelle quali la memoria, appunto, si disintegra.  La memoria dunque è la  nostra identità. E’ per questo che ci allarmiamo per una semplice dimenticanza. L’invecchiamento determina un deterioramento nelle abilità di memoria  e, talora, anche dei processi cognitivi a causa della perdita di neuroni e della riduzione del numero di sinapsi. Ma non per tutti, per il semplice fatto che il cervello ha delle strategie di compensazione . Infatti il numero di neuroni posseduto è di gran lunga superiore a quello usato e necessario al funzionamento psichico. Pertanto un buon numero di neuroni  funge da riserva e subentra a quelle che degenerano. Inoltre il cervello è plastico, ha la possibilità di rimodellarsi grazie agli stimoli ambientali  stabilendo nuove connessioni sinaptiche e creando nuovi circuiti cerebrali.  Infine la neuro genesi: una volta si pensava che il numero di neuroni posseduto era quello avuto in dotazone alla nascita. Oggi si sa invece che il cervello continua a rigenerarsi  ( in alcune zone specifiche)in età adulta sempre sotto l’azione degli stimoli ambientali cioè del fare esperienza. La neuro genesi adulta si verifica alcune zone:  ventricoli e ippocampo. Allora se l’ippocampo ha un ruolo determinante nella stabilizzazione della memoria a lungo termine e se è ancge la sede della neurogenesi significa che devo mettere sempre nuova carne a cuocere, devo sempre apprendere se per far nascere nuovi neuroni e mantenere il mio cervello in ottime condizioni ovvero per “invecchiare con successo”, cosa che dovrebbe essere l’obiettivo di ciascuno di noi. Ma bisogna pensarci fin da giovani!

venerdì 10 ottobre 2014

Neuroscienze. La memoria: "Il cervello, usalo al meglio!"

                                                       Psiche e cervello
                    
                                 La memoria
               "Il cervello, usalo al meglio"
          
                              mercoledì ore 17 e30
                    sala diàlogos- via Molise,4, Cassino


Per informazioni: "Centro Psicologia Umanistica e analisi Fenomenologico-Esistenziale"
email: mariafelice@humanistic-psyc.it

mercoledì 1 ottobre 2014

Eugene Bleuler e la macchina di Turing


E’ stato rieditato da La Scuola Editrice- Brescia il trattato di psichiatria di Eugen Bleuler che risale al 1916. Tre anni prima Karl Jaspers  aveva pubblicato la sua Psicopatologia. Bleuler, che aveva accolto come suo collaboratore Carl Gustav Jung, fu tra i primi non ebrei ad iscriversi alla Società psicoanalitica attribuendole l’imprimatur della scienza ufficiale. Questo la dice lunga sulla innovatività ed apertura di questo scienziato della mente.  Di Bleuler si narra un aneddoto: in tempi in cui i disturbi psichici gravi erano curati con pratiche di una violenza inaudita (non c’erano ancora gli psicofarmaci), Bleuler aveva introdotto l’ergoterapia.  Un giorno un gruppo di malati fu condotto in un bosco per tagliare la legna. Solo giunti sul luogo ci si rese conto che si erano affidate a persone non in grado di gestire le proprie emozioni strumenti che avrebbero potuto essere vere e proprie armi pericolose. Non successe nulla.Oggi diremmo che la fiducia, magari l’empatia, aveva sicuramente modulato  il loro comportamento.Il Trattato di Psichiatria di Bleuler , magistralmente recensito in una rubrica del Sole 24Ore di qualche tempo fa dal prof. Linciardi, è stato uno dei primi libri del settore che io, da adolescente appassionata di mente e cervello, ho letto appena tradotto in italiano nella collana Feltrinelli.Mi colpì soprattutto l’attenzione che Bleuler dava allo stile espressivo dei pazienti  come sussidio per la diagnosi: si notavano l’espressività, le divagazioni, le allitterazioni, le iperboli, i giochi di parole. Ma soprattutto mi colpì il fatto che Bleuler valutasse il patrimonio cognitivo attraverso un semplice test : chiedeva al soggetto di riassumere un racconto o una storia  appena letta . Si valutava la capacità dl soggetto di enucleare l’essenziale, la capacità di coglierne il senso. Infine si consigliava di intavolare un discorso su alcuni argomenti astratti (il lavoro, la bellezza, lo Stato, ecc..) Non era una sorta di test di Turing avant lettre?

lunedì 22 settembre 2014

Psiche cervello: corso intensivo per ridurre l'ansia e lo stress


                                                                                                                                                                                                       

P s i c h e     e    c e r v e l l o

Tecniche di mindefulness, fantasie guidate, esercizi di rilassamento

 


                                                                          Corso intensivo

                                                        per

ridurre l’ansia e lo stress, riscoprire e rinforzare le nostre naturali capacità ad affrontare la fatica del vivere

Data di inizio:

mercoledì     8      Ottobre

ore 18 e 15

Il corso ha una durata di due mesi e prevede un incontro a settimana presso:

Il Centro di psicologia Umanistica ed Analisi Fenomenologico-Esistenziale-Via Molise, 4 Cassino

         COSTI: 150 euro per l’intero corso

Iscrizioni entro il 30 Settembre; Per info: 0776/25993; 338 2481768

lunedì 15 settembre 2014

Il libero arbitrio. il caso non è la libertà


Ritorna spesso sulle pagine dei maggiori quotidiani italiani e sulle rubriche scientifiche la questione del libero arbitrio, rinverdita dall’esperimento di Libet, tra i più conosciuti degli sperimenti in ambito neuroscientifico proprio per  le questioni enormi che pone e rispolvera. Com’è noto ai soggetti sperimentali si chiedeva di sollevare un dito ogni volta che volessero farlo e di dichiarare il momento in cui volessero farlo. Si  verificò che la dichiarazione avveniva 200 millesecondi prima che il dito venisse alzato. Ma la variazione di attività cerebrale avveniva circa 500 millesecondi prima dell’azione di sollevare il dito. Da ciò si deduceva che l’attività cerebrale, corrispondente all’intenzione di sollevare il dito, precede l’intenzione cosciente di 300 millesecondi. Sembrerebbe dunque che il cervello conosca le nostre decisioni prima di noi e che noi arriviamo a cose fatte.Allo stato attuale delle nostre conoscenze non esistono prove certe né dell’esistenza né dell’inesistenza del libero arbitrio. Quasi nessuno degli scienziati se la sente di elimnare a cuor leggero l libero arbitrio considerando le conseguenze enormi che avrebbe  sulla vita degli individui. Ma non funzione il ragionamento di quanti farebbero brillare un barlume di libertà percHé grazie all’azione del caso saremmo più forti dei geni. Il caso non è la libertà!

“ Né funziona il ragionamento di chi volesse, facendo ricorso alla fisica quatistica, utilizzare l’argomento della indeterminatezza delle particelle subatomiche e, pertanto, spiegare la libertà delle nostre decisioni con l’indeterminatezza degli eventi quantici del nostro cervello. L’indeterminatezza farebbe guadagnare solo casualità al nostro comportamento. La libertà è tutt’altra cosa”(Buoni si nasce soggetti etici si diventa. La costruzione della mente etica, Pendragon Ed, p. 139)

mercoledì 3 settembre 2014

Le morti non sono tutte uguali: il suicidio di Robin Williams


Le morti non sono tutte uguali

Parecchi personaggi famosi ci hanno lasciato  in questi ultimi mesi,  suscitando emozioni e reazioni  diverse. Perché le morti  non sono tutte uguali. La morte di  Robin Williams,  famoso sul piano internazionale, protagonista di films non solo divertenti ma anche  portatori di profondi  valori umani, films rimasti impressi nel nostro immaginario, ci ha procurato sgomento ed angoscia perché l'attore brillante, capace di reinventarsi si ogni volta in personaggi  diversi si è tolta tragicamente la vita . Indimenticabile rimane il docente impersonato ne L'attimo fuggente che entusiasmò e influenzò, all'epoca, buona parte di docenti. Quasi tutti si entusiasmarono, anzi, letteralmente impazzirono e pensarono addirittura di proiettare il film nelle classi, ingenuamente, come se un film potesse risolvere e sostituire abilità didattiche, capacità relazionali, cultura e spessore umano che si preparano e formano nel tempo. Ma, probabilmente, il film servì a far riflettere molti docenti sulla

domenica 31 agosto 2014


 TfCP   Counselling psicologico

                     Training biennale di formazione  

                     Inizio: Febbraio 2015
E' possibile dal mese di Ottobre effettuare i primi colloqui di ammissione
Per informazioni: "Centro di Psicologia Umanistica ed Analisi Fenomenologico-Esistenziale"
Cassino, Via Molise,4; tel.0776/25993

martedì 19 agosto 2014

Gerald Edelman(1929-2014), una delle menti più geniali del secondo novecento, ci ha lasciato il 17 maggio scorso.


                                              IIl “Darwinismo neuronale”  di Gerald Edelman

“La teoria del darwinismo neuronale, o teoria della selezione dei gruppi neuronali (TSGN), fu proposta, nel 1977, da Gerald Edelman, il quale aveva ottenuto il premio Nobel per aver scoperto, che il sistema immunitario è governato dal principio della selezione darwiniana. Egli estese il medesimo principio al funzionamento cerebrale. La selezione di Edelman opera oltre che sul lungo periodo, a livello di specie, anche a livello individuale: il cervello è un sistema selettivo che opera nell’arco della vita dell’individuo. La teoria di Edelman si basa su alcuni assunti.

-Il primo è che  lo sviluppo dei circuiti neuronali (gruppi neuronali costituiti da migliaia di neuroni molto interconnessi e che tendono a rispondere più di altri a determinati stimoli) determina una variazione anatomica microscopica, che è il risultato di un processo di selezione continua. Determinante per il processo selettivo è che quando due neuroni, anche se distanti, scaricano insieme,  creano una connessione sinaptica (si cablano insieme). Questo si verifica anche nel feto.

 -Il secondo assunto è che quando i circuiti anatomici ricevono un segnale proveniente dal corpo, dal mondo, dal cervello stesso, si determinano altri fenomeni selettivi: alcune sinapsi si rinforzano, altre si indeboliscono come se, in base alla competizione darwiniana, emergessero quelle maggiormente in grado di elaborare con efficacia le informazioni. Pertanto le sinapsi sono plastiche. Il cambiamento della loro forza offre una base alla memoria. Attraverso il cambiamento della morfologia e delle funzioni sinaptiche, si creano mappe di gruppi neuronali. I cambiamenti epigenetici e storici nella formazione delle mappe sono fortemente influenzati da segnali provenienti dal corpo e dall’ambiente. Questo vale sia per la vita fetale che per quella post-.natale.

-Il terzo assunto è il “rientro”, che garantisce la coordinazione ed il funzionamento coerente di tutto il sistema (la coordinazione fra gruppi neuronali e mappe neuronali) in modo da produrre risposte adattattive. La memoria, la capacità di immaginazione, il pensiero, la coscienza, dipendono dal fatto che il cervello “parla a se stesso” attraverso il rientro. Fondamentali sono le connessioni rientranti talamo-corticali (nucleo dinamico), le cui complesse configurazioni integrative hanno portato all’emergere della coscienza. (Il numero di combinazioni di configurazioni di risposte cortico-talamiche è astronomico). Esiste  una densa rete di connessioni, oltre che tra corteccia e talamo, tra diverse zone corticali.ecc….” (da Buoni si nasce soggetti etici si diventa. La costruzione della mente etica,tra filosofia psicologia, neuroscienze Ed.Pendragon

 

sabato 16 agosto 2014

Giornate formative in metodologia e tecnica del Gruppo d'Incontro


                GIORNATE FORMATIVE

                            in

 

“METODOLOGIA E TECNICA DEI GRUPPI d’INCONTRO”  

 

Date:  Sabato 25 Ottobre, Sabato 15 Novembre, Sabato 20 Dicembre

 

                                                          Orari
h.    10-13 e 30  Teoria e metodologia
 
h.    13 e 30-14 e 30 pausa
 
h.    15-17 e30 Gruppo esperienziale
h.    17 e 30 -18 Break
h.    18-20      Gruppo esperienziale           
 

 

DESTINATARI:

Il corso è aperto a psicologi, medici, psichiatri

Si propone anche a tutti quei professionisti dell’Area sociale (assistenti sociali, docenti, educatori) che vogliano addestrarsi nel lavoro con le emozioni e potenziare le loro capacità empatiche.

lunedì 28 luglio 2014

Il fantasma del migrante e le neuroscienze


Il fantasma del  migrante e le neuroscienze

Mentre diventa sempre più inquietante la tragedia dei migranti  cresce  nell’immaginario degli italiani il fantasma del migrante minaccioso e pericoloso. Ormai quasi tutti si sono assuefatti all'immagine dei barconi che naufragano, delle decine di vittime ripescate nel mare, donne e bambini. E neanche le immagini  ci toccano più di tanto   perché la tragedia la vediamo a distanza, quasi come un film e allora  le emozioni (quelle che ci fanno specificamente umani e che appartengono anche agli animali dotati di un cervello complesso) non scattano.   Le neuroscienze ce ne danno una spiegazione: se una tragedia accade direttamente sotto i nostri occhi (c’è vicinanza,  prossimtà, a volte interazione) scattano  le aeree cerebrali responsabili delle emozioni.  In un vecchio episodio de Ai confini della realtà, ripreso da un film più recente, ad una persona, che si trova in difficoltà finanziarie, viene proposto, in cambio di mille dollari, di schiacciare  il pulsante di una scatola. Quando questo accadrà un altro morirà. Dopo  una notte insonne, in preda al dilemma morale, dopo aver riesaminato la sua situazione economica, lui schiaccia il pulsante. Sulla umana pietas aveva avuto il sopravvento la componente razionale: erano scattate, diremmo oggi, le aeree cerebrali preposte al pensiero razionale. 

martedì 8 luglio 2014

Il cogresso della "Società di Neuroetica e Filosofia delle neuroscienze": un dialogo proficuo tra scienza e filosofia


 

La Neuroetica, neologismo nato negli anni ’90, è un contesto disciplinare al confine tra alcune scienze specifiche (neuroscienze, psicologia, filosofia della mente, genetica molecolare e teoria dell’evoluzione) e la filosofia, in particolare nella  declinazione dell’etica. E’ un campo complesso sia in termini di riflessione tematica che di metodo. Si è tenuto nei giorni 14 15 16 maggio scorsi, a Padova, il primo congresso della “Società Italiana di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze”(SINe), società recentemente costituita, con il tentativo di costruire un dialogo proficuo  tra neuroscienze, genetica e filosofia. Un Congresso che apre agli scenari complessi ed interdisciplinari della filosofia d’oltreoceano, scenari del tutto nuovi in Italia, chiusa per troppo tempo nell'ambito della filosofia continentale ed idealistica. Sembra realizzarsi quell’ipotesi di James Mark Baldwin, filosofo e psicologo, allievo di W. Wundt e F. Paulsen, che proponeva all’inizio del secolo scorso, una proficua collaborazione tra filosofia e scienza empirica (Social and Ethical Interpretations in Mental Development-1906). Magari anche l’ italia domani avrà un Daniel D ennett..Comunque, l’obiettivo della SINe è quello non solo di promuovere la conoscenza e la ricerca nell’ambito di discipline di confine, ma anche di suscitare l’interesse di potenziali giovani ricercatori. Il congresso, che ha visto la presenza di uno dei più grandi  neuroscienziati contemporanei, Michael Gazzaniga (a lui si deve la teoria  dell’”interprete mentale”), ha affrontato una serie di temi cruciali. L'uso della risonanza magnetica funzionale, strumento ormai utilizzato da 20 anni e che permette un'indagine non invasiva del nostro cervello mentre siamo attivi in un determinato comportamento, ha permesso di conoscere molti meccanismi che sono alla base della nostra mente e dei nostri comportamenti quotidiani.( Sono le  neuroscienze che hanno consentito  una delle più significative e note scoperte  degli ultimi anni, fatta appunto dal nostro Giacomo Rizzolatti, quella dei neuroni specchio). Sono nate perciò una serie di branche  cui le neuroscienze si applicano: la neuroetica,  la neuroestetica, l neuroeconomy, la neuro politica, ecc… . Insomma progressivamente le neuroscienze vanno  applicandosi a tematiche che una volta appartenevano ad altri contesti disciplinari. Ma quanto più procediamo nella conoscenza di noi tanti  più problemi e questioni etiche si pongono e, nel contempo, si aprono scenari inquietanti. La conoscenza del nostro cervello e di come noi funzioniamo ha, infatti, enormi ricadute nell'ambito del diritto, della farmacologia (esistono determinati farmaci che possono facilitare l'enhancement di alcune capacità mentali e che possono essere considerati una forma di doping), del concetto stesso di responsabilità, colpa e pena (può essere ritenuto responsabile il soggetto che presenta nel codice genetico gli alleli della antisocialità?)

(Per saperne di più : Buoni si nasce, soggetti etici si diventa.La costruzione delle mente etica tra neuroscienze, psicologia, filosofia, Ed. Pendragon)  

Maria Felice Pacitto-Membro della Società italiana di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze(SINe) 

sabato 21 giugno 2014

Tra neuroscienze e psicologia: il ruolo di una buona relazione nello sviluppo cognitivo-simbolico ed emotivo. L'inserimento del linguaggio Lis nella scuola



Ormai già da parecchio si sono superati i vecchi pregiudizi nei confronti dei non udenti: prima si riteneva addirittura che il non udente avesse deficit cognitivi e, magari, questo si verificava proprio perché il non udente viveva in condizioni di isolamento linguistico che determinava realmente  un suo difficoltoso sviluppo cognitivo, affettivo e simbolico del soggetto. Si riteneva anche che il non udente fosse muto. Ma sappiamo, invece, semplicemente che  il non udente non parla perché  non può sentire. E’ un dato di fatto che  la produzione linguistica  avviene grazie alla percezione uditiva dei suoni linguistici. La lingua (la lingua madre) si apprende spontaneamente attraverso l’ascolto nel quotidiano. Nessuna cosa può sostituire a pieno la stimolazione costante che arriva dall’ambiente (intendo l’ambiente relazionale) che non è mai solo semplicemente uno stimolo “tecnico” ma si connota di una sua valenza simbolico- affettivo-emotiva. Questo la dice lunga sulla necessità di una diagnosi precoce del deficit uditivo da farsi nel primo anno di vita. Ormai è un dato accertato che la relazione umana (con tutto quello che significa) è al centro dello sviluppo di tutte le nostre potenzialità affettive, emotive, cognitive.Tutta la psicologia degli ultimi decenni e  le neuroscienze, che sono diventate  la star della ricerca  scientifica contemporanea, hanno sottolineato come il nostro cervello e, quindi, la nostra mente si sviluppi in un processo costante di interazione con l'ambiente in cui processi comunicativi sono  al centro. Non esistono una mente ed un cervello isolati. Noi siamo sempre già in relazione fin dalla nascita anzi già prima di nascere. Durante lo sviluppo, ovv iamente, il livello della nostra relazionalità si complessifica. Negli ultimi vent'anni vi è stato un prodigioso sviluppo delle neuroscienze e  grazie  alla tecnica di risonanza magnetica funzionale  noi sappiamo perfettamente cosa succede nel cervello di una persona mentre è impegnato in un determinato comportamento. Questa alta tecnologia ha permesso di fare molti progressi nella conoscenza del nostro funzionamento cerebrale e, quindi, mentale. Per cui rispetto a quarant'anni fa noi sappiamo moltissimo  ma ancora molto poco in assoluto.  (Forse nei prossimi 15 anni riusciremo a capire come funziona completamente una zona del cervello pari alla corteccia del topo che è fatta soltanto di 75 milioni di neuroni.) Il cervello umano è fatto di 100 miliardi di neuroni e quindi capite bene come per “mappare” tutto il cervello ci voglia molto, molto tempo.   Molte risorse nell'ambito della riabilitazione delle funzioni sensoriali sono collegate proprio alla ricerca nel campo delle neuroscienze che ci riserverà molte, molte sorprese.

lunedì 16 giugno 2014

Gruppo d'Incontro


            Centro di “ Psicologia Umanistico-Transpersonale ed           AnalisiFenomenologico-Esistenziale”








 

       PSICOTERAPIA, STUDIO, RICERCA   Programma 2013-2014


               
                         GIORNATA FORMATIVA
                           
 
               28        giugno    2014
                                    
                     
                  “Intercorporeità e Intersoggettività”
                                            Intensiva di
 
 
                                  GRUPPO d’INCONTRO
                            Condotto da
                                Maria Felice Pacitto
                            Annalisa Castrechino(coleader)
h.    10-13 e 30  Teoria e metodologia
 
h.    13 e 30-14 e 30 pausa
 
h.    14 e 30-17 e30 Gruppo esperienziale
h.    17 e 30 -18 Break
h.    18-20      Gruppo esperienziale          
 
     Costi: 100 euro, comprensivi del testo base “Dal Sentire all’Essere”Ed, Magi

AI PARTECIPANTI VERRA’ RILASCIATO UN ATTESTATO DI PARTECIPAZIONE

*M.Felice Pacitto, psicologae psicoterapeuta, è stata allieva e collaboratrice di Rollo May e Ronald Laing. E’ stata tra i primi a sviluppare, in Italia, il metodo dei Gruppi d’Incontro, di cui ha dato una formulazione teorica e metodologica nel testo “Dal Sentire all’Essere”, Ed. Magi
Per informazioni e per la prenotazione, da effettuarsi entro il 21 giugno, telefonare al “Centro di Psicologia Umanistica” via Molise,4-Cassino tel/fax:0776/25993(ore 16-18, lunedì, martedì); cell3382481768