Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

domenica 22 febbraio 2015

"Che cosa posso e voglio cambiare della mia vita": Gruppo d'Incontro


       

                   
             Sabato   28  Febbraio     2015
                                    
                                                    Ore 15-19/20
 
 
 
        “Che cosa posso e voglio cambiare della mia vita”
 
 
                                      
                                    GRUPPO d’INCONTRO
                     Mindfullness, rilassamento, esperienze guidate
                                    Workshop
 
 
 
Il Gruppo d’Incontro aiuta a
-conoscere se stessi
-sviluppare parti di sé rimaste inespresse
-scoprire il modo in cui ci relazioniamo con gli altri e a sviluppare la nostra capacità di creare rapporti interpersonali
-sperimentare nuove modalità di comportamento
-sciogliere nodi e situazioni problematiche della nostra esistenza
 
Il Gruppo d’Incontro è una occasione di cambiamento e crescita personale
 

AI PARTECIPANTI VERRA’ RILASCIATO UN ATTESTATO DI PARTECIPAZIONE

*M.Felice Pacitto, psicologae psicoterapeuta, è stata allieva e collaboratrice di Rollo May e Ronald Laing. E’ stata tra i primi a sviluppare, in Italia, il metodo dei Gruppi d’Incontro, di cui ha dato una formulazione teorica e metodologica nel testo “Dal Sentire all’Essere”, Ed. Magi

domenica 15 febbraio 2015

Neuroscienze. La memoria:ciò che ci consente di essere noi stessi


Neuroscienze.La memoria: ciò che ci consente di essere noi stessi

  “Siamo ciò che siamo in virtù di ciò che abbiamo imparato e di ciò che ricordiamo” così dice Eric Kandel, uno dei più grandi neuroscienziati contemporanei , premio Nobel nel 2000 per la scoperta dei meccanismi alla base della plasticità neuronale strettamente collegati all’apprendimento e cioè al fare esperienza e ai processi di memorizzazione. Della memoria, oggi, si sa abbastanza anche se non ancora a sufficienza. Essa è una funzione fondamentale per la vita psichica e per la vita in generale. Preposta ai processi di apprendimento e, dunque, alla acquisizione della esperienza, consente la formazione della nostra identità. Che cosa saremmo se non ricordassimo il nostro passato, remoto e più vicino, fatto di relazioni umane, di eventi significativi per noi, di atti da noi compiuti, di credenze,ecc.. Nulla assolutamente nulla. Ne abbiamo una conferma da ciò che accade nelle persone affette da Alzheimer, nelle quali la memoria, appunto, si disintegra.  La memoria dunque è la  nostra identità. E’ per questo che ci allarmiamo per una semplice dimenticanza. L’invecchiamento determina un deterioramento nelle abilità di memoria  e, talora, anche dei processi cognitivi a causa della perdita di neuroni e della riduzione del numero di sinapsi. Ma non per tutti, per il semplice fatto che il cervello ha delle strategie di compensazione . Infatti il numero di neuroni posseduto è di gran lunga superiore a quello usato e necessario al funzionamento psichico. Pertanto un buon numero di neuroni  funge da riserva e subentra a quelle che degenerano. Inoltre il cervello è plastico, ha la possibilità di rimodellarsi grazie agli stimoli ambientali  stabilendo nuove connessioni sinaptiche e creando nuovi circuiti cerebrali.  Infine la neuro genesi: una volta si pensava che il numero di neuroni posseduto era quello avuto in dotazone alla nascita. Oggi si sa invece che il cervello continua a rigenerarsi  ( in alcune zone specifiche)in età adulta sempre sotto l’azione degli stimoli ambientali cioè del fare esperienza. La neuro genesi adulta si verifica alcune zone:  ventricoli e ippocampo. Allora se l’ippocampo ha un ruolo determinante nella stabilizzazione della memoria a lungo termine e se è anche la sede della neurogenesi significa che devo mettere sempre nuova carne a cuocere, devo sempre apprendere se per far nascere nuovi neuroni e mantenere il mio cervello in ottime condizioni ovvero per “invecchiare con successo”, cosa che dovrebbe essere l’obiettivo di ciascuno di noi. Ma bisogna pensarci fin da giovani!

Le neuroscienze applicate all'educazione la neuropedagogia

                           "l'uomo è la sola creatura che deve essere educata
                         e può diventare uomo solo attraverso l'educazione"
                                           Immanuel Kant


L'educazione è sempre stata impostata secondo l'idea, e qui in perfetto accordo, se vogliamo, con la filosofia morale kantiana, che si dovesse dare la preminenza alla ragione che aveva il compito di dominare gli impulsi e le emozioni.  Insomma tutto si giocava, semplicisticamente, all'interno del conflitto tra componenti nobili e componenti basse della personalità.Oggi le neuroscienze ci dicono che le cose sono un po' più complesse. Intanto noi, i nostri comportamenti, siamo il risultato dei nostri apprendimenti e , dunque, il cervello va addestrato sin da piccolissimi se vogliamo avere cittadini adulti responsabili e adatti alla vita sociale e di relazione.
Ma le neuroscienze ci dicono molto altro di cui si dovrebbe tener conto per una buona adeguata pedagogia. Ad esempio, ci dicono, che la fase maggiore sviluppo dei processi di neurogenesi si verifica entro i tre anni di età. E' dunque in questo periodo che è già possibile sviluppare o prendersi cura, di attitudini che possono essere considerate gli antecedenti necessari di quelle abilità e disposizzioni  ( empatia, mentalizzazione, emozioni cognitive,  ecc... )senza le quali l'essere umano non può definirsi come tale. Si pensi al fenomeno dell'attenzione congiunta che si verifica intorno ai nove mesi d'età, prima forma di condivisione senza la quale non potrebbe esservi, successivamente, vita sociale e di relazione. Come pure le neuroscienze ci avvisano che nelle scelte morali sono coinvolti una complessità di circuiti responsabili anche di altre funzioni quali la creatività, la memoria e, soprattutto, i processi emotivi connessi, come voleva già William James, alla nostra corporeità.
Si può ancora pensare che l'educazione sia solo questione di educare alla razionalità, che pure non va trascurata?

mercoledì 11 febbraio 2015

Un sostegno alle mamme per aiutarle a non andare fuori controllo


       M A M M E!

un sostegno per essere aiutate a non uscire fuori controllo, a sapere gestire le emozioni e le situazioni stressanti con i figli!
Gruppo di sostegno e di discussione settimanale                      
Counselling individuale
Parenting training

Centro Psicologia Umanistica- Via Molise 4, cell.3382481768/0776-25993

domenica 8 febbraio 2015

La guerra ciò che ci riporta indietro alla nostra animalità.






"La guerra non nobilita l'uomo: lo fa diventare un cane rabbioso"
 dice uno dei protagonisti del film
 "La lunga linea d'ombra" di
    Terence Malick

sabato 7 febbraio 2015

Il numero di Dunbar e l'illusione delle relazioni amicale tramite facebook

                                                                    Risultati immagini per immagine lettera f


Il numero di Dunbar è il numero teorico di relazioni sociali stabili che un individuo può mantenere cioè 150. Fu teorizzato dall'antropologo sociale Robin Dunbar secondo il quale questo numero è funzione diretta della capacità di elaborazione neocorticale a mantenere una relazione stabile. 150 relazioni è il limite massimo teorico della capacità relazionale di un uomo.Quanto più alto  è il numero delle relazioni tanto più facilmente si incorre in comportamenti ingannevoli e falsi.
 Non facciamoci illusioni dunque! Essere costantemente connessi con facebook non serve! Non ci farà guadagnare né una lunga lista di amici né amicizie sincere ed autentiche!