Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

mercoledì 6 luglio 2022

La sentenza della Corte Suprema americana contro l'aborto: il regresso della ragione perché di questo si tratta

 

 


Mai avremmo pensato, nonostante le avvisaglie di una svolta in senso conservatore degli USA innescata e legittimata dal governo Trump, ad una legge oscurantista che riporta indietro di 50 anni. Uno strascico, la sentenza della corte suprema, del governo Trump. Le donne che vivono in 20 stati perderanno il diritto di decidere della loro maternità anche nei casi in cui le contingenze (stupro, incesto, rischio di morte per la madre) porterebbero il più incallito conservatore o talebano credente a non giudicare e a capire. Anni di lotte e di battaglie nel senso della democrazia e dei diritti delle donne andati in fumo. Molte le considerazioni da fare. Innanzi tutto: i diritti democratici acquisiti vanno sempre vigilati e difesi . Non sono ammissibili dimenticanze e trascuratezze. Lo stesso femminismo, impegnato nelle rivendicazioni politiche e di potere delle donne, ha dimenticato e trascurato il tema della maternità che  rimane nella nebbia. IL tema della maternità  e dell’aborto è complesso ed insidioso. Difficile mettervi mano. Questione che mette in circolo tematiche difficili da dirimere:  filosofiche, etiche, religiose, psicologiche, giuridiche e anche neuroretiche. La prima fondamentale: quale statuto ontologico  dobbiamo attribuire ad un embrione di poche settimane? Quando è che un embrione diventa persona? Questione difficile che data un dibattito secolare, dibattito cui si applicò San Tommaso e recentemente negli anni ’60 la filosofa Philippa Foot la quale, nell’ambito del dibattito sull’aborto, inventò l’esperimento mentale del carrello, l’esperimento, forse , più famoso ed utilizzato nell’ambito della ricerca in etica naturalistica ed in neuroetica.  Un esperimento che  si muove nella prospettiva del male minore. Perché di questo si tratta. Nessuna delle posizioni riguardo l’identità dell’embrione di poche settimane  nega che esso sia un “essere appartenente alla specie umana” e non una semplice cosa od oggetto.   Il punto è proprio questo: l’aborto non è una buona cosa e nessun abortista ritiene che lo sia, neanche la donna che abortisce. E’ sempre una sconfitta per la donna e per la società. Sfido chiunque a trovare una donna che vada ad abortire come fosse una passeggiata. Tuttavia, a volte si pone come una necessità, l’unica soluzione, come il male minore in una situazione difficile e diversamente ingestibile. La nostra 194, una legge sicuramente imperfetta e non pienamente applicata nella  parte che riguarda la prevenzione, era appunto la scelta di un male minore che andava a sanare l’orrore  e la tragedia degli aborti clandestini ma andava anche a sancire il diritto delle donne di decidere della propria maternità , di sceglierla. E ha ben funzionato se negli ultimi trenta anni c’è stato un significativissimo decremento delle interruzioni di gravidanza a riprova che la 194 non è, come da alcune parti conservatrici è stata definita, “una licenza per uccidere” . Risultato questo anche dell’aspetto preventivo della legge : la diffusione dell’informazione sulla contraccezione e sull’educazione sessuale. Ma molto bisogna ancora fare in   questo senso.   Un male minore, l’aborto, la cui scelta deve essere tutelata. La nostra vita è costellata di scelte di questo tipo.  La sentenza della Corte suprema americana, sebbene astutamente congegnata da un punto di vista giuridico, nega  potere alle donne, il potere di decidere riguardo la propria maternità consapevole e responsabile cioè scelta. Una maternità imposta dalle contingenze (stupro, incesto o anche semplice leggerezza) non è una maternità scelta  e dunque non responsabile.

La legge della corte suprema segna un regresso ad un’epoca prefreudiana     in cui le donne venivano considerate macchine da riproduzione e basta. Essa offende la dignità e  la soggettività delle donne e  avrà sicuramente conseguenze negli USA. Potrebbe innanzi tutto implementare la pratica tragica degli aborti clandestini ma anche, potrebbe,  mettere a rischio altri diritti: l’uso della contraccezione, i matrimoni con persone dello stesso sesso. Porterà inoltre molta pressione psicologica sulle donne. E in Italia? Siamo fortunati: la 194 è ben blindata, ma sicuramente il caso  americano farà riaprire il dibattito sulla questione. E non è detto che non vi sia un vantaggio: quello di vedere una applicazione completa e concreta soprattutto degli aspetti preventivi della legge, quale ad esempio una buona, seria educazione alla sessualità e alla relazionalità.