Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

martedì 30 agosto 2022

FESTIVAL della NEUROETICA e DEL CERVELLO SOCIALE a Cassino (29,30 Settembre, 1 Ottobre): direzione scientifica ed organizzazione di Maria Felice Pacitto

 

CASSINO

Festival

di Neuroetica e del Cervello Sociale

La prima edizione del  Festival si terrà a Cassino nei giorni 29, 30 settembre,   1 Ottobre 2022

Parole chiave (o tema?): Io, tu, mondo….noi

                                      https://neuroscientificamente.wordpress.com/



Il Festival di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze di Cassino è il primo in Italia dedicato ad un contesto multidisciplinare che coniuga etica e scienza, saperi umanistici e scientifici, filosofia morale e neuroscienze, biologia molecolare, scienze cognitive, psicologia, neurobiologia animale, neuroeconomy,  neurodiritto, ambiti di ricerca che riguardano i   molteplici e fondamentali aspetti della vita umana .

Il Festival si propone di colmare una lacuna nel panorama italiano dei Festival, dove sono presenti eventi dedicati alla mente, alla creatività, alla scienza in senso generale, ma è assente una rassegna che si concentri sulla ricerca neuroscientifica, così affascinante nelle sue più recenti scoperte, unendo alla parte sperimentale l’elemento delle ricadute sociali e della valutazione etica.

 La Neuroetica si prefigge l’obiettivo di applicare  la riflessione filosofica ai risultati delle neuroscienze e alle questioni etiche relative alla loro attuazione pratica con una estensione anche alle discipline di confine ( in ambito anche clinico e non solo), ma si riserva anche il compito specifico di indagare, da un punto di vista naturalistico, i meccanismi e la natura dell’agire morale.

Nel 2013 è stata fondata la Sine (Società Italiana di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze), cui afferiscono  scienziati e ricercatori italiani più eminenti, sotto il cui patrocinio e supervisione si sono svolti i convegni cassinati e che continuerà ad essere un punto di riferimento per il Festival.

Il Festival è, dunque, la naturale evoluzione dei “Convegni Cassinati, evento ormai consolidato nel tempo e sul territorio, che per 7 anni ha  regolarmente animato la vita culturale di Cassino affiancato dalla “Scuola di Alta Formazione in Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze”,  rivolta agli allievi della scuola secondaria. Già  l’obiettivo dei convegni, era quello di andare oltre i confini del mondo accademico e degli addetti ai lavori e di rivolgersi ad un pubblico vasto: in particolare si proponeva di sviluppare e diffondere le conoscenze scientifiche e la riflessione morale ad esse applicata, accorciando la distanza tra il sapere “alto” e il sapere comune.

La prima edizione del Festival vuole mantenere l’impegno di realizzare un evento stimolante e innovativo per  un vasto pubblico attento e curioso dei meccanismi mentali e cerebrali da cui derivano i nostri comportamenti, pensieri, aspirazioni  insomma la nostra soggettività; un pubblico curioso delle questioni emergenti sollevate dai risultati della ricerca scientifica ma anche dalle contingenze dell’oggi. Il progetto che il Festival si propone è quello di parlare di mente e  cervello,  di ingegneria genetica, di intelligenza artificiale, di genetica, di arte e neuroscienze, di emozioni e sentimenti, di filosofia morale applicata alla ricerca scie
ntifica, di altruismo e cooperazione, di empatia e dei meccanismi che ci connettono con gli altri.

 Il Festival è rivolto a tutti: a bambini e ragazzi (che potranno scegliere tra eventi, spettacoli, laboratori), agli adulti di qualsiasi età e di qualsiasi formazione purché motivati ad approfondire, ad ascoltare e a confrontarsi.

Tre giorni di conversazioni, spettacoli, laboratori, musica, eventi e libri,( con excursus nell’Abbazia di Montecassino) per confrontarsi e dibattere, una festa della mente e della scienza, del pensiero libero e creativo, rivolti a chi cerca strumenti per capire se stesso e la realtà che ci circonda, per chi crede che sapere migliora la vita.

Ilo Festival è organizzato dall’Associazione di “Psicologia Umanistica ed Analisi Fenomenologico-esistenziale (presieduta dalla dott,, ssa Maria Felice Pacitto) con il supporto scientifico della Sine,  della Banza Popolare di Cassino che è Main Partner e quello di alcune aziende operante sul territorio. Ci si augura che il Festival possa offrire, come i precedenti convegni, l’occasione di vivere tre giorni giosaMente e neuroscientificaMente

martedì 16 agosto 2022

Vittorio Sironi: "Cibo e cervello: l'alimentazione per il benessere individuale globale e sostenibile": FESTIVAL di NEUROETICA E DEL CEL CERVELLO SOCIALE di Cassino

                                             Cassino 29, 30, settembre, 1 ottobre

                         

                                         30 settembre  Caffé Scientifico ore 19 e 30

                                                               presso

                                                         Caffé Reale 

CIBO E CERVELLO: L’ALIMENTAZIONE PER IL BENESSERE INDIVIDUALE GLOBALE E SOSTENIBILE

Vittorio A. Sironi

Direttore del Centro studi sulla storia del pensiero biomedico

Università di Milano Bicocca



Un crescente interesse nello studio dei rapporti tra comportamenti alimentari e meccanismi cerebrali ha permesso, in questi ultimi anni, di comprendere le motivazioni che sono alla base delle nostre scelte dietetiche. Perché preferiamo i cibi dolci a quelli amari? Cosa ci spinge ad assumere più calorie di quelle necessarie al nostro fabbisogno giornaliero, facendosi così inevitabilmente aumentare di peso? Per quale ragione talvolta sentiamo un compulsivo bisogno di mangiare oppure viceversa siamo indotti a rifiutare di alimentarci?

Mangiamo per fame, ma anche per piacere. Per socializzare, ma anche per consolarci quando siamo stressati o arrabbiati. L’analisi delle dinamiche che nascono dall’interazione tra cibo e cervello spiegano anche le preferenze gastronomiche, le abitudini dietetiche e le culture alimentari tipiche di ogni popolo. Una nuova scienza, la neurogastronomia, apre oggi nuove prospettive di ricerca e di comprensione in ambito nutrizionistico e medico. Una nuova dimensione cognitiva, il mindfull eating (mangiare consapevole) può rappresentare una soluzione tra le privazioni alimentari basate sulla forza di volontà e il cedere alle cattive abitudini per il cibo che minano la nostra salute individuale e non rispondono alla crescente esigenza di sostenibilità alimentare globale.

Il nostro cervello è programmato per mantenere un peso corporeo equilibrato, segnalando quando mangiare e quando smettere di farlo. Tuttavia i cibi dolci e grassi inducono alcuni di noi a mangiare in eccesso. Più ne abbiamo e più ne vogliamo: una sensazione di tipo compulsivo, simile a quella che si verifica nella dipendenza da droghe.

Le zone cerebrali coinvolte nell’assunzione del cibo e nei processi che lo modulano, promuovendolo attraverso meccanismi di gratificazione o sopprimendolo provocando disgusto, sono fondamentalmente tre: l’ipotalamo, la corteccia prefrontale mediana, il sistema libico. A livello neuronale la regolazione dei comportamenti nutrizionali è demandata a due tipi di cellule dell’ipotalamo: neuroni che promuovo l’assunzione di cibo (e l’incremento di peso) e  neuroni che innescano la soppressione dell’appetito (e la perdita di peso).

Si è scoperto che il digiuno crea un aumento delle spine dendritiche del primo tipo di neuroni inducendo l’assunzione di cibo. Se invece la dieta è ipercalorica, ricca di grassi e di dolci, nascono addirittura dentro l’ipotalamo nuovi neuroni, determinando così un circolo vizioso: più si mangia e più sentiamo di avere fame. E’ la base neurobiologica dell’obesità. Se viceversa l’organismo assume pochi alimenti, i neuroni ipotalamici innescano un processo di autofagia compensatoria. Quando non mangiamo, la fame induce alcuni neuroni del cervello a divorare pezzi di se stessi. Questo meccanismo costituisce un potente segnale di fame che spinge a mangiare e rappresenta un sistema utile per fornire energia nei momenti di carenza alimentare. Se tale processo però dura a lungo può indurre alterazioni permanenti delle reti neuronali e l’alimentazione non torna più nella norma. Così un soggetto può diventare anoressico.

La neurogastronomia rivela come l’assunzione di cibo influenza la plasticità neuronale rimodellando le reti cerebrali e come questi cambiamenti, se diventano stabili, a loro volta incidono profondamente sulle abitudini alimentari. Accanto a questi fini meccanismi, un ruolo non meno importante sul cervello è svolto da messaggeri chimici come ormoni e neuromediatori.

Nell’ambito di un’alimentazione normale alcuni ormoni segnalano l’inizio e la fine del pasto. Gli ormoni della fame originanti dall’intestino allertano i circuiti dell’alimentazione nell’ipotalamo e stimolano i centri della ricompensa, quali l’area segmentale ventrale e lo striato, che aumentano il piacere associato al mangiare. Con il riempirsi dello stomaco e dell’intestino e la crescita del livello di nutrienti nel sangue, nell’ipotalamo e nei centri della ricompensa vengono liberati altri ormoni che sopprimono l’appetito e inibiscono il piacere rendendo il cibo meno desiderabile.

Nell’iperalimentazione è la rete della ricompensa a prendere il comando. I cibi grassi e zuccherini inducono lo striato a produrre endorfine, le sostane cerebrali del benessere, e a rilasciare due specifici neurotrasmettitori, serotonina e dopamina, verso la corteccia prefrontale, l’area responsabile delle decisioni. In alcune persone queste azioni nella rete cerebrale della ricompensa causano obesità, prevalendo sui segnali ormonali che interrompono l’assunzione di cibo quando si è sazi. Ciò crea una forte motivazione per continuare a mangiare cibi con molte calorie nonostante vi sia la consapevolezza delle gravi conseguenze che ciò determina sulla salute.

Il dinamico mondo della culinaria ha già iniziato a trarre spunto da queste nuove conoscenze per adeguare le sue preparazioni gastronomiche – sempre nella prospettiva del buon cibo – al perseguimento di una sana ed equilibrata alimentazione. Cibo, cervello, salute individuale e sostenibilità globale sono i cardini di una dinamica dimensione interattiva inerente all’alimentazione in grado di realizzare, se ben indirizzata, strategie dietetiche consapevoli e consolidate, capaci di coniugare armonicamente gusto e piacere con benessere e salute, sostenibilità alimentare con fruizione dei sapori.

L’antropologia culinaria del “convivio” (da cum vivere, “vivere con”, un’espressione che sul piano esistenziale rimanda alla convivenza familiare e sociale attraverso la partecipazione quotidiana del cibo che, attorno a una tavola imbandita, si fa con gli altri, congiunti e/o amici) ricorda come la condivisione di alimenti e bevande diventa strumento di relazione sociale oltre che elementi di sussistenza biologica. La neuroetica gastronomica suggerisce l’ineluttabile necessità odierna di prestare attenzione alla scelta di ciò che mangiamo (per una sostenibilità alimentare globale ormai indispensabile) e di imparare a prestare attenzione al modo con cui assumiamo i nutrienti (usare il mindfull eating per un maggiore benessere individuale, per superare alcuni disordini alimentari anche se alcuni eccessi hanno ragioni fisiologiche) in modo di avere sempre più un rapporto consapevole e sereno con il cibo.

 

 per informazioni relative al Festival andare alla paginahttps://neuroscientificamente.wordpress.com/

 

GIORGIO VALLORTIGARA :"Dai corvi di San Benedetto a quello che oggi sappiamo della mente": FESTIVAL di NEUROETICA E DEL CERVELLO SOCIALE di Cassino, 29 settembre

 

                                                Giovedì 29 settembre ore 16

                                     Aula magna dell'Università degli Studi di Cassino

                                                  Lectio Magistralis

                                                              di

Giorgio Vallortigara CIMeC, Centre for Mind/Brain Sciences Università di Trento



 

Dai corvi di san Benedetto a quello che oggi sappiamo della mente

 

In anni recenti abbiamo assistito allo sviluppo tumultuoso delle neuroscienze, grazie soprattutto alla messa a punto di sofisticate tecniche per l’analisi dell’attività cerebrale, sia a livello molare (come nel neuroimaging umano) sia soprattutto a livello cellulare e molecolare combinando modelli animali e metodologie di imaging ottico e di neurogenetica. Ciò ha consentito la spettacolare crescita di una ricchissima fenomenologia associata all’attività del cervello e ai suoi prodotti – i processi cognitivi e il comportamento - e alla possibilità di una loro modificazione sempre più fine.  Purtroppo questi sviluppi non trovano corrispondenza nella nostra comprensione teoretica di come funzioni la vita mentale. In che cosa consista precisamente un ricordo, o quale sia la natura dei meccanismi che determinano le nostre esperienze al momento ci è ignoto. Non abbiamo idea di quale sia il codice che consente di codificare i fatti dell’esperienza nel cervello. Cosa possiamo sperare di sapere del cervello in futuro, e come potremmo immaginare il cervello del futuro?

 

Biografia breve

Giorgio Vallortigara è professore di Neuroscienze presso il Centre for Mind-Brain Sciences dell’Università di Trento, di cui è stato anche direttore.

È stato anche per vari anni Adjunct Professor presso la School of of Biological, Biomedical and Molecular Sciences dell’Università del New England, in Australia.

È autore di più di 300 articoli scientifici su riviste internazionali (con oltre 25.000 citazioni) e di alcuni libri a carattere divulgativo, il più recente dei quali, uscito per i tipi di Adelphi nel 2021, è “Pensieri della mosca con la testa storta”. Nel 2016 ha ottenuto il Premio internazionale Geoffroy Saint Hilaire per l’etologia e una laurea honoris causa dall’Università della Ruhr, in Germania. È Fellow della Royal Society of Biology.

Oltre alla ricerca scientifica svolge un’intensa attività di divulgazione, collaborando con le pagine culturali di varie testate giornalistiche e riviste, quali il Sole 24 Ore, La Lettura, Prometeo e Le Scienze.

 

giovedì 11 agosto 2022

FESTIVAL della NEUROETICA e DEL CERVELLO SOCIALE: Cassino 29-30 sett., 1 ottobre



 

Distrazione, indifferenza, durezza di cuore sono diventati le nostre malattie. L'irrazionalità delle nostre scelte e la politica


 (Già pubblicato sul quotidiano l'Inchiesta)

Distrazione, indifferenza, durezza di cuore sono diventati le nostre malattie

Ci ha lasciato questo mese di luglio così terribile e funesto per gli eventi politici che hanno riconfermato il pessimo profilo etico della nostra disinvolta classe politica, per le conseguenze ambientali provocate dalla crisi climatica,   e per i fatti terribili  che mettono a nudo le tragiche debolezze umane ma anche vizi italiani fomentati da certe strategie politiche.

Anni fa (molti) Franco Fornari, tra i più eminenti e famosi psicoanalisti italiani, confessò  di non averci capito niente o meglio di non essere riuscito a dare un’interpretazione accettabile del film pasoliniano Sodoma e Gomorra. Allo stesso modo non riesco a trovare una spiegazione plausibile e razionale di quanto accaduto alcune settimane fa nel nostro parlamento: la caduta di Draghi  ad opera del Movimento 5 stelle. Operazione poi sapientemente utilizzata dalle destre che ha colto nella spaccatura inevitabile del fronte della sinistra l’opportunità della vittoria. Che le destre, sempre in agguato, abbiano approfittato non mi meraviglia, E’ la loro occasione, malsana dato che asseconda gli interessi particolaristici a discapito del bene del paese ma è l’ occasione da non perdere, del tipo “o adesso o mai più”. Certo non si capisce troppo neanche  Berlusconi, il quale ha abbandonato il profilo di una destra liberale, profilo che marcava la differenza dagli alleati con i quali la convivenza non era mai stata troppo soddisfacente, per consegnarsi alla Meloni. Ma ancora di più non trova alcuna spiegazione razionale la condotta dei 5 stelle che continuano a perdere pezzi e che sono rimasti isolati. E perché dovrebbe esservi sempre una spiegazione razionale dei nostri comportamenti? A volte agiamo come schegge impazzite. Sia la psicoanalisi che le neuroscienze ci insegnano che nostri comportamenti sono determinati da molteplici motivazioni di cui solo una minima parte arriva alla coscienze, motivazioni che rimangono in gran parte sepolte nelle profondità della nostra mente, sostituite poi, a cose fatte, da razionalizzazioni o spiegazioni giustificatorie che ci tranquillizzano e ci calmano alla vista dei disastri che abbiamo fatto. Motivazioni inconsce che spesso partono da lontano secondo la normale, consueta modalità di funzionamento del nostro cervello-mente. Come non vedere in Conte, che ha  sempre e solo sopportato il governo Draghi, una volontà di vendicarsi della sua defenestrazione? Patetico quel suo rimarcare i 200 miliardi ottenuti durante il suo mandato, la bontà del reddito di cittadinanza che avrebbe ridato dignità alle persone, l’aumento del 2% del Pil :  un uomo nostalgico del suo passato, rimasto legato alla poltrona (la politica è un virus difficile da estirpare!),che ha perso lucidezza, che annaspa, e attribuisce agli altri la responsabilità di ciò che ha fatto. Si chiama  self-serving bias ( Bias di autoprotezione-  Bias sono m odalità di funzionamento da cui la nostra mente è afflitta: ce ne sono almeno 200) la tendenza ad attribuire alle nostre capacità un’  azione che ha avuto successo e ad attribuire a cause esterne a noi o ad un altro la ragione di nostri fallimenti. Perciò tutta colpa di Draghi che ha offeso il Movimento, che ha calpestato e rimesso in discussione le proposte di punta dei cinque stelle, che non ha voluto mediare, che volutamente non ha fatto concessioni!

Insomma Conte è riuscito a far dimettere un presidente del Consiglio rispettato e stimato da tutti, ha provocato una scissione ed il dissanguamento del suo partito, ha rotto l’alleanza vincente con il PD. Conte ha fatto tutto il peggio che un uomo politico potesse fare all’interno di un partito e di un sistema di alleanze. Ne vedremo delle belle: la coalizione di destra che, data per vincente, non avrà  vita facile considerando le differenze degli alleati rispetto ad alcune questioni fondamentali; per la sinistra sarà un percorso arduo e tutto in salita. Ma a tutti gli auguri di Draghi: "Faccio gli auguri che si verifichino tutti i desideri e i sogni di chi deve fare la campagna elettorale"- Detto con un voluto malcelato sarcasmo.

Ma luglio non è stato solo il mese dei disastri politici. L’assassinio di Alika Ogorchukwa , a Civitanova Marche, ucciso in 4 minuti mentre i passanti non intervengono e rprendono il fatto con i telefonini, ci fa interrogare su chi siamo noi italiani. Non è solo la violenza bruta che sfugge a qualsiasi controllo e si pone fuori di ogni regola sociale, un ritorno allo stato promordiale, ma la reazione dei passanti che ci lascia attoniti. Quattro minuti sono tanti e nessuno è intervenuto, nessuno si è sentito in dovere di fare qualcosa, nessuno è stato mossa a compassione. Abbiamo perso la nostra umanità. Sarebbe accaduta la stessa cosa se Alika non fosse stato un uomo di colore.? Come non pensare che in Italia esiste un razzismo strisciante che vede nel nero migrante, mendicante , un pericolo,  una minaccia o comunque qualcosa disturbante che bisogna tenere a distanza se non eliminare. Un razzismo fomentato e nutrito dalla politica di destra e di alcune amministrazioni di destra negli ultimi anni: nelle marche si erano già verificati altri gravi casi di intolleranza. Il premier ungherese Orban ha precisato ultimamente che i popoli europei possono mescolarsi tra loro ma non con popoli diversi perché “non vogliamo diventare una razza mista”. Si rimette in circolo, al centro dell’Europa, un termine che non ha alcun valore scientifico, privo di senso. Non c’è un nesso con la guerra che si sta combattendo in Ucraina? Non sono l’assassinio di Alika e la guerra un sintomo del regresso della civiltà ? Ma luglio ci ha dato un altro esempio di ferocia umana: la piccola Diana abbandonata dalla madre e lasciata morire di fame. Un fatto raccapricciante ma che mette a nudo le assenze e le mancanze di interventi a sostegno del femminile e della maternità. La madre di Diana non aveva capacità di essere madre ma è stata lasciata sola da una madre che non ha capito la condizione e la situazione della figlia, dai vicini distratti. E, pure, qualcuno si era accorto che questa piccina non veniva mai fatta uscire e che era gracilina. Nessuno, anche qui, è intervenuto. Distrazione, indifferenza, durezza di cuore, sono diventate le nostre malattie.

Sono più di cinque mesi che è iniziata la guerra in Ucraina e la pace è lontana. Sui quotidiani i notiziari di guerra non sono più in prima pagina, e diventano sempre più brevi, E’ l’effetto dell’assuefazione (la polarità negativa del principio dell’adattamento); abbiamo normalizzato , la guerra. E, pure, a qualche centinaio di kilometri si continua a combattere e a morire, mente noi, tra una notiza e l’altra, tra il gossip politico, prepariamo le valigie per le vacanze. È agosto  e manca poco al canonico ferragosto: è tempo di partire e di godere.

Maria Felice Pacitto