Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

martedì 8 giugno 2021

A sessanta anni dalla morte di Jung: un genio non sempre compreso

 

     Carl Gustav Jung: un genio del '900

 

 Il 6 giugno del 1961moriva Carl Gustav Jung, A 60 anni dalla sua morte il pensiero di Jung  è v itale ed attuale anche per le felici intuizioni che egli anticipò nell’ambito psicologico e della scienza trovano conferma nell’ambito della ricerca scientifica. Eppure Jung non ha avuto vita facile in Italia. Introdotto negli anni ‘ 40 da Cesare Pavese e òper l’interesse della casa editrice Einaudi che fece pubblicare nel 1942 Il problema dell’inconscio nella psicologia modernae facilitata anche dalla presenza di Ernst Bernhard, medico ebreo allievo di Jung, trasferitoszi in italia nel 1936 e che formeà i primi psicologi analisti iunghiani. ha segnato via  via una crescente affermazione e rivalutazione. La traduzione ela pubblicazione dell’opera iunghiana, iniziata negli anni ‘6o è ormai stata completata da parecchi anni,  culminata nel 2010 con la pubblicazione in italiano de Il libro rosso (o liber novus), l’evento letterario dell’anno. Nel libro rosso, iniziato all’indomani della rottura con Freud, Jung trascrive dal 1913 al 1930  le sue esperienze immaginali 8sogni, fantasie, immagine che si presentavano nella sua coscienza rischiando di travolgerlo. rappresenta il viaggio più intimo di Jung nelle profondità dell’inconscio. IL libro rosso è un libro speciale, fuori del comune, per le sue dimensioni e caratteristiche tipografiche. Fu infatti scritto su carta pergamena in caratteri gotici, con capilettera miniati e disegni di forte impatto emotivo, La traduzione rispecchia con estrema fedeltà, è quasi una riproduzione, tali caratteristiche,  Si tratta di una discesa agli inferi alla ricerca di sé, un processo di trasformazione che porta all’uomo nuovo, processo che per toni e contenuti ricorda lo Zaratustra di Nietzsche. Il libro rosso è un vero processo di individuazione, concetto che è al centro della teoria psicologica iunghiana. Individuarsi significa differenziarsi come singolo dagli stereotipi collettivi ed adattarsi all’ambiente e ai valori culturali in modo personale e cfreativo Il libro mostra che quando Jung si avvicina a Freud nel 1907 ha già un suo proprio profilo teorico e metodologico. Rimane non del tutto chiaro questo avvicinarsi tra due giganti così diversi e che avevano profili già delineati. Probabilmente v’erano ragioni d’ordine psicodinamico che li faceva attrarre. Freud vedeva in Jung il figlio designato a succedergli. Jung aveva bisogno di essere legittimato da un padre. O, forse, semplicemente, i due grandi uomini si attraevano per quel gioco delle polarità che è alla base, al di fuori di qualsiasi consapevolezza, della complessa dinamica dei legami affettivi 

Si distaccò da Freud per le molte differenze sia d’ordine teorico che metodologico, e non solo . Aveva la sua teoria sui sogni  che erano per lui la messa in scena di parti interne del sognatore ("noi sogniamo sempre  noi stessi e chi altro sennò?", diceva la mia analista Bianca Garufi. Aveva un diverso concetto di inconscio non solo semplicemente inteso come il pozzo nero, coagulo degli eventi psichici rimossi ma piuttosto l’in conscio individuale affondava nell’in conscio collettivo, l’insieme delle immagini ,i miti che caratterizzano i popoli e che ognuno di  noi eredita.  Lo divideva da Freud lo scarso ruolo che egli attribuiva alla sessualità ed al trauma della seduzione. Ma fondamentalmente diverso era l’approccio terapeutico: il prospettivismo psicologico che faceva si chè il lavoro dell’analista fosse determinato dalla cultura di appartenenza, dal momento storico. Egli aveva ascoltato a Basilea le lezioni di Burkhardt lo storico del Rinascimento, Sicché fu facile per lui cogliere l’ineliminabile connessione tra senso della storia e sviluppo della psiche. Infine diverso era il significato che egli attribuiva alla psicoterapia. Questa più che risolvere il sintomo era intesa come un “fare anima”, trovare il senso. Il che fa inserire Iung nella innovatività  filosofica della prospettiva ermeneutica  con molto anticipo su alcuni orientamenti terapeutici contemporanei. Infine al centro era la relazione con il paziente: teorizzò quanto fosser determinante nell’esito della terapia il controtransfert dell’analista, il che significava andare molto oltre la presunta neutralità dell 'analista.    Per più di 25 anni Jung analizzò 2000sogni all’anno ma sapeva che ogni interpretazione non è mai esaustiva. E’ per questo che esortava gli allievi a studiare i simboli delle varie culture e delle religioni perché “le nostre menti sono forgiate dalla storia del genere umano”. Esortava pertanto a trattare il sogno come un’opera d’arte a tener conto della storia delle immagini in cui si struttura, il luogo in cui è messo in scena, non in modo logico e razionale

L’individuazione è per Jung un processo di differenziazione, che tutti possono sviluppare potenzialmente e che  porta allo sviluppo della personalità individuale

Jung si interessò vivamente ai fenomeni religiosi, ai testi sapienziali, alle pratiche ascetiche sia occidentali che orientali. Commento al libro del Bardo Thodol, commentò gli esercizi spirituali di Ignazio di Loyola,  ma lo fece non da storico delle religioni né da antropologo ma da psicologo sempre rimarcando la superficialità ed inutilità e falsità degli scimmiottamenti dell’Oriente da parte degli occidentali. Jung si rivolgeva all’Oriente perché specchiandosi in esso l’Occidente potesse fare una necessaria autocritica rispetto alla uilateralità della sua visione estrovertita: l’enfasi attribuita alle funzioni intellettuali e all’Io come elemento supremo della psiche. Volgersi all’Oriente significava per lui aprirsi a valori opposti quali appunto l’introversione, il decentramento dell’Io,l’importanaza della vita immaginativa. Questo avrebbe dovuto correggere l’unilateralità della coscienza e psiche occidentali e questo in consonanza con una delle idee centrali del pensiero iunghiano: l’integrazione degli opposti. Le persone, la società sono tanto più sane quanto più riescano a tenere insieme tendenze e valori  opposti tra loro. Un altro motivo era l’intento di individuare al di sotto  delle diverse forme  dei prodotti culturali e dei comportamenti umani, delle strutture universali di organizzazione della psiche, le stesse che si possono ritrovare nei sogni , nei deliri degli psicotici. Questa qualità dell’approccio di Jung all’Oriente dovrebbe smentire l’idea di uno Jung mistico, irrazionale. Piuttosto Jung era un “visionario” con forte capacità intuitiva come Nietzsche ch’egli annoverava, insieme a Schopenhauer, tra i suoi maestri, e che considerava una sorta di suo doppio. Ma nello stesso tempo da buon kantiano era spirito empirico e scientifico: “non fare mai alcuna supposizione, ma accertare i fatti”, “credo più ai fatti reali che alle teorie”

 Colpisce di Jung la sterminata cultura , il suo immerggersi in campi del sapere (filosofia, etnologia, religione, antropologia, alchimia, alla gnosi e all’ermetismo) che riusciva a collegare, poi,  alla psiche perché il suo interesse centrale era comprendere la psiche. Ma nello  tempo colpisce il suo spirito empirico che caratterizza sia la sua teorizzazione che la pratica analitica e  gli insegnamenti impartiti agli allievi, e che va a sfatare quell’idea convenzionale e molto diffusa,  di uno Jung mistico, appassionato di esoterismo. Ma forse il fascino e la presa che Jung ha sul lettore risiedono proprio nella molteplicità dei suoi interessi nella complessità della sua psiche,in questo connubio tra spiritualità ed  spirito empirico,   

giovedì 3 giugno 2021

 

                 

  M I N D F U L N E S S     in T E M P I  D I  C O R O N A V I R U S

    Tre incontri online: martedì 8 giugno, martedì  15, martedì 22

                               dalle  ore 19 e 15 alle 20 e 45




       Accogliamo la nostra fragilità e sviluppiamo saggezza

Pratiche di consapevolezza, pratiche di compassione, gentilezza amorevole, equilibrio, gioia condivisa, riflessioni su testi di saggezza

Gli eventi di quest’ultimo anno ci hanno messo a dura prova ed hanno evidenziato  le nostre fragilità  Molte nostre sicurezze e certezze sono crollate. Ed abbiamo dovuto confrontarci con l’instabilità ed imprevedibilità della vita. Molti sono i problemi che come individui e come  società globale dobbiamo affrontare. Innanzi tutto adattarci ad una nuova modalità di vivere che, nonostante l’attuale eliminazione di molte restrizioni, comunque ci impone regole e limiti. Siamo tutti chiamati ad esercitare il nostro senso di responsabilità verso noi stessi, verso gli altri, verso il mondo intero e l’ambiente.  L’equilibrio della Natura è in serio pericolo da tempo, l’inquinamento, gli effetti nefasti dei cambiamenti climatici, il deterioramento dell’ambiente, mettono seriamente a rischio la nostra sopravvivenza e quella del pianeta. Abbiamo bisogno, per procedere, di accogliere la nostra fragilità ma anche di molta saggezza.

 La MINDFULNESS:

riduce ansia, stress, depressione, disturbi ossessivi-compulsivi, somatizzazioni, disturbi del sonno, senso di inadeguatezza di Sè

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agisce sul dolore cronico e sui disturbi in area psicosomatica (psoriasi)

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Per informazioni ed iscrizione (obbligatoria): “Centro Psicologia Umanistica Cassino”, via Molise, 4, 0776/25993,cell.3382481768; email:mariafelice@humanistic-psyc.it