NEUROETICA: LA SCIENZA DI NOI STESSI
Il convegno di neuroetica e filosofia delle neuroscienze
organizzato a Cassino dalla Sine in collaborazione con il Centro di Psicologia
Umanistica (dott. Maria Felice Pacitto) e sponsorizzato dalla San Paolo Invest-
Banca Fideuram (dott.ssa Annarita Mattei, dott.Alessandro Gambelli), ha visto la presenza dei
maggiori ricercatori in materia: Alberto Oliverio (Psicobiologo di fama e
prof.emerito presso la Sapienza, già direttore dell’istituto di Psicobiologia e
Psicofarmacologia del CNR) Mario de Caro(Università
Roma tre) Fabio Paglieri (CNR-roma), Francesco Guala
( Statale di Milano) Elisabetta Sirgiovanni (Università la
Sapienza), Andrea Lavazza (Centro Universitario Internazionale-Arezzo) La
Neuroetica ,che ha un suo precedente nella
neurofilosofia, disciplina sviluppatasi intorno agli anni ’80, che tendeva a
ridisegnare neuralmente alcune tematiche antropologiche identificanti la
specificità dell’homo sapiens, suscita un enorme interesse non solo tra gli
addetti ai lavori ma anche tra il pubblico comune, presumibilmente perché, come
titola il convegno stesso, essa parla di noi(Pacitto) Su come il cervello produca la natura umana
cioè le nostre menti si è soffermato il prof Oliverio.Noi nasciamo con alcune
predisposizioni che ci rendono umani, e che ci rendono adattati all’ambiente. Ad
esempio il nostro cervello percepisce immediatamente la simmetria delle
immagini e sin da piccoli abbiamo la capacità di percepire una figura umana in
movimento. Ma noi siamo fondamentalmente le nostre esperienze, immagazzinate
nel nostro cervello.E’ per questo che i nostri cervelli sono molto diversi l’uno dall’altro anche quelli di due fratelli monozigoti: molto
diversi per numero di neuroni, per le fibre che uniscono le cellule nervose, per sviluppo. Ma le neuroscienze, al fine di
evitare qualsiasi possibile contrapposizione con la psicologia , la filosofia,
la sociologia, non sono sufficienti a darci la spiegazione dell’uomo : esse
hanno bisogno di essere integrate con
quest’ultime discipline.
L’idea di studiare i
processi cerebrali, che sono al di sotto del comportamento economico, può
fornire una base più corposa alle scienze sociali(Guala). Ma la relazione tra
scienze sociali e neuroscienze è
molto complessa.A livello sperimentale (
i soggetti vengono sottoposti ad alcune situazioni tipo come quello
dell’Ultimatum Game) si è visto come
nelle contrattazioni economiche si attivino circuiti neuronali che hanno a che con il disgusto
(insula), le funzioni calcolative( corteccia prefrontale dorso laterale) le
funzioni che dirimono i conflitti (cingolo anteriore).Si è anche visto che alcune persone sono più prefrontali( razionali) altre più
limbiche (emotive). Inoltre le attivazioni neurali sono soggette a diversi
fattori psicofisici (fame, stanchezza, stress ormonale ).Interessante è aver
visto che i dati neurali e ambientali possono aiutare a prevedere l’esito delle
contrattazioni.Si é anche visto che persone appartenenti a culture diverse,
sottoposte alle medesime condizioni sperimentali danno luogo a comportamenti
diversi. In un esperimento molto
interessante, due persone devono scegliere tra due opzioni : se scelgono una
stessa opzione hanno una ricompensa, diversamente no. Cosa succede a livello neuronale? Il sistema
dopaminergico (lo striato ventrale) codifica l’attesa di un compenso. Quando
c’è una ricompensa ci sono attivazioni significative dopo la ricompensa ma la
cosa interessante è che, mano a mano che la ricompensa viene associata ad uno
stimolo, il cervello anticipa l’attivazione. Se invece c’è una frustrazione il
cervello si attiva di meno. È evidente il significato che tutto questo ha per
il sistema educativo.Le emozioni hanno un forte ruolo nel comportamento umano.
Esse funzionano in sintonia con le norme sociali. Ci avvertono che noi ci stiamo avventurando
in comportamenti che sono riprovevoli socialmente. Esistono due emozioni che orientano il comportamento morale ed il
senso di responsabilità: Il senso di colpa e la vergogna , emozioni che
condannano noi stessi.La colpa è più efficace della vergogna ad orientarci responsabilmente. Ma c osa succede a livello
neuronale quando noi cisentiamo in colpa o proviamo vergogna? Si attiverebbero
l’ insula, l’amigdala e ci sarebbe il coinvolgimento del frontale nella
vergogna. La colpa morale sarebbe un sistema di regolazione emotiva, (Sirgiovanni). Ma come si costruisce una persona morale? Per Aristotele
buona abitudine è quella che diventa un habitus cioè diremmo, oggi, quella che
modifica il carattere. Certo è difficile cambiare le nostre abitudini: la cosa
più difficile è riuscire ad innescare il ciclo positivo. Riuscire per la prima
volta a sviluppare una nuova abitudine è già un rinforzo positivo. È difficile
smettere di fumare difficile, smettere di mangiare molto e seguire un regime
dietetico, però esistono degli stratagemmi che possono aiutarci (in un suggestivo accostamento di psicologia cognitiva
e filosofia aristotelica fatto da Fabio Paglieri), gli stratagemmi di Ulisse.Ma il tema più intrigante,
complesso e difficile, rimane quello del libero arbitrio che (De Caro) è una questione non solo
filosofica ma ha ricadute anche sulla vita
quotidiana e su altri contesti
disciplinari . Una questione, però, che ha rimesso in circolo una serie di domande
all’interno del diritto. Si pongono due ordini di questioni: siamo giustificati
nel ritenere qualcuno moralmente e legalmente responsabile dei propri
atti? Dove va fissato il confine della
maggiore età considerando che alcune aree cerebrali non sono ancora mature
negli adolescenti ?
Le scienze cognitive
( Lavazza) ci restituiscono una visione del soggetto in
contraddizione con la psicologia del senso comune, secondo la quale il soggettoèautocosciente,
libero e razionale, capace di autodeterminarsi.La persona che c’è descritta
dalle scienze cognitive è invece prevalenza di processi automatici inconsci,scarsamente
autonoma,
privo di una sorta di un homunculus cerebrale che governa le decisioni e il
comportamento. Il che porta a rivedere i concetti di colpa e di pena basati su
una concezione tradizionale del soggetto. Comunque (Pacitto) le
neuroscienze ci fanno capire il come dei comportamenti sociali e morali ma non il
perché.
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