L’Italia
vira pericolosamente verso Destra. Cosa dicono le” Neuroscienze politiche”
Dopo gli esiti del voto in Sicilia nascono serie preoccupazioni
in merito alla capacità delle istituzioni, dei partiti, dei meccanismi
democratici ad affrontare conflitti
ideologici, priorità, scelte economiche e questioni drammatiche emergenti,
guidati dalla razionalità e dall'interesse comune. Non a caso all’indomani dell’elezione
di Trump si sviluppò una diffusa preoccupazione in merito a quanto il suo stile
di governo avrebbe cambiato nella
politica americana orientandola verso un autoritarismo di destra, cosa che
puntualmente si è verificata. Ed ora a casa nostra, come i pronostici
annunciavano, in Sicilia, ha vinto il centrodestra. Vittoria, dunque, quasi
annunciata e per due fondamentali ordini di motivi. Il primo: la sinistra è
sempre stata minoritaria in Sicilia e, in questo momento, essa si presenta
divisa e squassata da diatribe interne difficilmente componibili, sia a livello
nazionale che periferico. Il secondo fattore è semplicemente numerico: cinque
liste associate alla candidatura di Musumeci con 70 candidati ciascuna. Dunque 350 candidati
sparsi per l’intera isola. La grande
preoccupazione, ora, è quanto questa vittoria possa facilitare un’analoga tendenza sul piano
nazionale alle prossime politiche. Timore non infondato considerando quanto
quello che era il primo partito italiano sia ormai alla deriva , quanto Renzi
sia, ora, in una posizione di debolezza, quanto gli risulti difficile
compattare il partito e, non ultimo,
quanto sia pernicioso l’atteggiamento di attesa di quanti potrebbero pure far
qualcosa (mi riferisco ai vari Prodi, Letta, ecc...)
V’è un meccanismo
mentale codificato nel cervello degli uomini, deputato all’adattamento e alla
conservazione della specie, che spinge gli uomini a schierarsi dalla parte del
gruppo cioè della maggioranza, cioè dei
vincenti. Si spiegano in questo modo anche fenomeni ed episodi di acquiescenza
di molti dinanzi alle peggiori ingiustizie ed efferatezze verificatesi nel
corso delle epoche. Il cervello è un meccanismo prodigioso ma non è perfetto! E
sicuramente anche questa vittoria siciliana
è , per il medesimo meccanismo ancestrale, in parte la
conseguenza della disfatta renziana del 4 dicembre. In quell’occasione quanti vi contribuirono, sia pure in nome di
un nobile valore quale la democrazia, non ne considerarono i possibili effetti
disastrosi a distanza.
Nelle decisioni del voto, come ormai è accertato dalle neuroscienze
della politica, scattano meccanismi strettamente legati alla natura umana:
l’apatia politica (pochi vanno a votare)la volontà a tenersi lontani dalle
tornate elettorali, la mancanza di conoscenze ed interesse per le caratteristiche dei
candidati, per la loro visione politica e per i loro programmi. Il cittadino
medio sa molto più di calcio e di gossip. . Esiste poi una serie di autoinganni, false credenze,
pregiudizi, modalità di funzionamento cerebrale e mentale che affliggono anche
il cittadino meglio intenzionato. La ricerca neuroscientifica sviluppata
soprattutto negli USA, ha rilevato come esistano differenze tra elettori di destra e quelli di sinistra nel
ragionamento motivato e nella suscettibilità alle false credenze. I
conservatori avrebbero un pensiero di tipo intuitivo il che li renderebbe più
facilmente soggetti alle false credenze mentre i liberali mostrano un pensiero
di tipo più sistematico e riflessivo il che li renderebbe più inclini alla
discussione e all’autocritica. In uno studio, volto a rilevare i correlati
neurofisiologici delle ideologie politiche, veniva testata la diversa abilità
degli elettori di destra e di sinistra a gestire elementi di informazione contrastanti e, dunque, la capacità a gestire il conflitto psicologico
tra l’agire come sempre e essere pronti alla flessibilità rispetto al cambiamento
delle condizioni esterne. La ricerca evidenziava come i conservatori si
muovevano legati alle risposte abituali anche quando era richiesta una risposta
di tipo diverso mentre i liberali mostravano una maggiore attitudine alla
considerazione del conflitto interno e alla necessità di monitorarlo
riflessivamente.. In un altro studio (svolto a Londra da un gruppo di
ricercatori guidati da Gerant Reess) veniva analizzato il rapporto tra volume
delle strutture cerebrali ed orientamento politico. Si rilevava che la
corteccia cingolata anteriore (coinvolta nella risoluzione dei conflitti
cognitivi) era caratterizzata della dominanza di materia grigia mentre i
conservatori avevano più materia grigia nell’amigdala, una struttura cerebrale
coinvolta nell’elaborazione della salienza emotiva, della paura e della
gratificazione. Queste ricerche potrebbero spiegare la presa di posizione dei
conservatori nei confronti dell’immigrazione, nei confronti delle misure da
prendersi per il terrorismo e per l’Isis, per i diritti dei gay o di qualsiasi
altra minoranza e differenza.. La diversa anatomia spiega (in parte) anche come
sia difficile trovare un accordo tra le parti politiche su molte delle questioni
contemporanee drammatiche. Ma se la nostra mente è il nostro cervello (come
dicono i neuroscienziati) è anche vero che questo è plastico e che può essere
addestrato e modificato da buoni insegnamenti con evidenti ricadute per la
nostra mente e per il nostro
comportamento.
La democrazia
è determinata dalla capacità dei cittadini di assimilare e nutrire valori etici
basati sull’uguaglianza sulla tolleranza verso quanti hanno differenti culture
e credenze.. Ma, la democrazia, come già affermava Platone, ha in sé i germi
della propria distruzione. “Reggitori” dello Stato autoritari possono
manipolare il voto dei cittadini facendo leva proprio su meccanismi cerebrali e mentali atavici. In
Occidente, ad incominciare dall’elezione di Trump, si assiste ad una
affermazione di partiti di destra e a formazioni di governo autoritari che fanno
false promesse di politiche economiche vantaggiose per i cittadini e di
politiche illiberali sfruttando i bisogni reali delle persone , i loro
pregiudizi e le loro paure. Qui da noi,
dopo il caso della Sicilia, è ritornato Berlusconi il quale ci propina il
vecchio repertorio : meno tasse lo, meno stato, la prospettiva di un’italia felice, il ponte
sullo stretto…. Tutto ciò che in breve tempo ci portò sull’orlo del baratro. Ma siamo in Sicilia dove vale il detto attribuito a Tommasi di Lampedusa:
“Cambiamo tutto per non cambiare niente!”
(I riferimenti scientifici sono tratti dall'articolo di John Jost "Cervelli di destra e cervelli di sinistra", pubblicato su Sole 24 Ore di Domenica 15 gennaio 2017)
Maria Felice
Pacitto
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