(Già pubblicato su
l’Inchiesta, quotidiano cassinate)
Tutto il processo evolutivo è il
risultato del caso, ovvero di alcuni eventi contingenti che hanno portato
cambiamenti e sviluppo in un senso piuttosto che in un altro. Se noi
riavvolgessimo la bobina del film della vita sulla terra non è detto che ritorneremmo
dove siamo ora. Ora in un certo
senso anche l’esplosione del covid
proprio alla fine del 2019 è stato frutto di una contingenza. Poteva, però,
essere affrontata diversamente, dato che alcuni scienziati avevano prevista già
da tempo le conseguenze disastrose degli squilibri ambientali con la
conseguente distruzione degli ecosistemi che a loro volta facilitano il salto
di specie. Se c’è qualcosa di insostenibile per l’essere umano è l’incertezza. Per cui preferiamo non vedere
e non attrezzarci per il futuro. Eppure il caso, le contingenze, ci dicono che
il nostro cammino non è già scritto e che i nostri comportamenti possono fare
la differenza perché Il cammino non è prefissato ma si traccia con l’andare
avanti. Le conseguenze del covid sulla salute sono state devastanti, non solo
quelle dirette, dovute all’ammalarsi di covid, ma anche quelle indirette e
cioè l’aggravarsi di malattie serie o mortali che non sono state sufficientemente
curate a causa della pandemia che ha
impegnato la quasi totalità delle risorse sanitarie e per le difficoltà di
movimento che hanno impedito il raggiungimento dei luoghi di cura. Le limitazioni di movimento non hanno gravato
solo sulla possibilità di svagarsi e di
viaggiare, di andare in palestra o in discoteca. Le conseguenze delle
restrizioni, doverose, hanno avuto ben altre
e gravi conaseguenze sulla possibilità di muoversi per curarsi . Su
questo tutti dovrebbero riflettere e smettere di lamentarsi per quei minimi
divieti che sono rimasti e per quelle regole che ancora devono essere osservate
e dovranno esserlo ancora per molto. I
vaccini ci hanno aperto a condizioni di
vivibilità impensabili solo fino ad un mese fa. Ma non sono la soluzione
totale. I vaccini fondamentalmente ci preservano dal contrarre il virus in
forma grave e dalla morte ma non risolvono il problema. Esiste la possibilità
di altre varianti ed esiste la reattività individuale al vaccino che non sempre
produce un livello di anticorpi desiderabile ed esiste, pur vaccinati, la
possibilità di reinfettarsi e trasmettere il virus. A questo si aggiunge il fatto che non tutti
vogliono vaccinarsi (si parla di 10 milioni di persone) a causa, anche, di alcuni esiti fatali (fortunatamente
pochissimi) determinati dalla vaccinazione e che ha portato più volte il
Ministero della Salute a rivedere i protocolli di somministrazione ingenerando
paura e sfiducia.
Stando così le cose Il controllo
del virus dipende fondamentalmente dai nostri comportamenti. Ma noi siamo
esseri a razionalità limitata. Siamo preda di molte distorsioni cognitive che
l’evoluzione ci ha lasciato in eredità, ad esempio il bias di conferma cioè la tendenza ad accogliere solo quelle
informazioni che confermano una nostra convinzione o un nostro sistema di
valori o soddisfano i nostri bisogni. Vediamo solo quello che vogliamo. Non meno pernicioso il
bias di “normalità” cioè la propensione
a sottostimare le conseguenze di un evento catastrofico o staordinario. Ne
sono, appunto, un esempio alcune reazioni alla
pandemia: la posizione dei
novax e dei negazionisti o le reazioni esasperate di quanti si sono sentiti privati della liberta
a causa delle restrizioni di qualche tempo fa. O si pensi, ancora, alla
questione ambientale e climatica. Negli ultimi anni abbiamo assistito a
siccità, uragani devastanti, abbiamo superato punti di non ritorno eppure
continuiamo a vivere come se abitassimo un mondo sostenibile. Questo accade
perché siamo portati a credere che la situazione in cui viviamo rimarrà stabile
a prescindere dal nostro comportamento perché è quello che ci fa comodo
credere.
Maria Felice Pacitto
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