Il” Centro di Psicologia Umanistica ed analisi
fenomenologico esistenziale”ha presentato il 7 marzo, in occasione della festa
delle donne “Il Femminile e lo Spirituale”,
presso la Sala degli Abati, via Corte Cassino.
Sono intervenuti Carlo di Cicco,
vicedirettore dell’ Osservatore Romano, Magda di Renzo, psicoanalista
junghiana, Ist. Di Ortofonologia di Roma, Maria Felice Pacitto, responsabile
del centro di Psicologia Umanistica.
Siamo ormai all'ottava edizione di un evento che, ormai,
regolarmente, ogni anno, accompagna la ricorrenza della festa della donna. Il
tema di quest'anno non è casuale, come non è casuale la scelta della sede , la
sala degli Abati della curia vescovile:
vuole essere un’occasione di incontro e di dialogo tra Chiesa e intellettualità
laica del paese, nel senso di quel “Cortile
dei gentili” così fortemente voluto da papa Ratzinger. Ho sempre ritenuto
che l'8 marzo non fosse una data in cui si dovesse festeggiare e neanche una
data in cui intonare i soliti piagnistei vittimistici sulla condizione
femminile. C'è un intero anno per affrontare tematiche femminili specifiche,
puntualmente, tematiche che non dovrebbero essere solo le violenze esercitate
nei confronti delle donne o le scarse opportunità nel campo del lavoro o le
difficoltà di accesso ad alte carriere. Mi sembra, piuttosto, che ci siano molte altre questioni non meno rilevanti: ad
esempio il sostegno alla maternità (insegnare alle madri ad interagire con i
loro piccoli), il sostegno alle madri adolescenti, la prevenzione delle psicosi
post- partum, il sostegno alla donna in caso di separazione, l'educazione alla
relazione tra sessi da iniziarsi fin dalla scuola materna, ecc.. E potrei
continuare con molte altre cose. Ma questi
sono temi di scarso richiamo per
le platee! Ho sempre ritenuto, dunque, che l'8 marzo dovesse presentare figure
femminili esemplari, che testimoniassero non il tanto sospirato “potere” delle donne
ma piuttosto le loro potenzialità, le loro capacità di produrre idee ,
teorie e cambiamenti, l’esercizio di una coscienza privilegiata. Un'occasione
che, simbolicamente, dovesse rappresentare un'opportunità di riflessione e
crescita umana e culturale. E’ per questo che l'evento di quest’anno è stato
preceduto da un Reading, che si è svolto durante l'intero mese di febbraio, sul
pensiero femminile: abbiamo letto della “Servetta
di Tracia” e di Diotima, di Eloisa ed Abelardo, abbiamo letto la “Psicologia
del femminile” di Karen Hornay e molto altro. Un'occasione di lettura
collettiva di testi, anche impegnativi, nel senso di una pratica della
relazione che è un andare oltre la modalità della rappresentanza e del potere.
Un’ occasione per discutere e crescere insieme, sempre nel senso dell’acquisizione
di quella soggettività femminile cui parliamo ormai da anni.
Perché , quest’anno ,
“La spiritualità e il femminile”?Perché“Le donne di oggi hanno bisogno di
una memoria spirituale per radicare la loro vita interiore” diceMarie Andrée
Roy, femminista cristiana del Quebec. Senza interiorità, senza uno sguardo
rivolto all’interno , non può esservi alcuna di quelle facoltà o capacità che
si definiscono specificamente umane. Ma perché presentare la vicenda di una
santa? Che cosa c'entrano le sante con
la storia del femminile? C’entrano. Perché le sante sono state le prime a
scrivere la storia del femminile o,
meglio,della soggettività femminile. Santa Chiara, Ildegarda di Bingen e
molte altre rimaste sconosciute (anche la Chiesa ha spesso marginalizzato le
“sue donne”), hanno scritto, preso
parola, in tempi in cui per la
donna esisteva solo la sottomissione e il silenzio. Così dice Il Talmud:” la donna parla del
cuore e con il cuore, l'uomo parla con la bocca.!”.
In questi ultimi anni
vi è stato un grande interesse per le tante espressioni della spiritualità
femminile . Filosofe, poetesse, mistiche,
psicoanaliste : una spiritualità che non necessariamente rimanda ad un credo
religioso ma che, nelle parole e nelle esperienze in cui essa si esprime, trova
nell’Amore un elemento che le accomuna. Un amore che porta verso gli altri (la
pratica spirituale richiede una azione delle pratiche sociali, l'incontro-
confronto costante con gli altri perché l'essere umano ha una consistenza
plurale) ma che è anche passione che
guida alla ricerca della conoscenza. Penso ad Edith Stein, a Simone Weil, a Maria Zambrano. Su un piano più
laico anche le stesse neuroscienze oggi ci parlano di una naturale
predisposizione verso gli altri, di una empatia di base, biologicamente
determinata, che ci porta a comprendere gli altri.
Teresa di Lisieux, di cui si parlerà domani, questa giovane donna
proclamata santa, è molto diversa dalle grandi intellettuali citate più su.
Nessuna speculazione intellettuale e teologica al centro del suo interesse; non
ci trasmette verità cerebrali o astratte ma vita vissuta:semplicemente, la
pratica dell’Amore. E’ questo il senso della sua integrazione umana, che la
porta ad attraversare serenamente le
vicende della sua vita, anche quelle più dure e dolorose. Dalla radicalità
dell’amore, mai ingenua e sentimentale, che si alimenta di una conoscenza
puntuale e profonda del Vangelo, da questo deriva la sua capacità di stare
pienamente nell’esperienza, il che significa saper sorridere dinanzi alle
piccole meraviglie della vita, accettarsi per quello che si è, nei propri
limiti e debolezze, e trattarli con gentilezza. L sua psiche è dominata dalla
“funzione sentimento”! Una figura a cui non è semplice avvicinarsi proprio per
la radicalità spiazzante del suo modo di essere.
L'età contemporanea si presenta con il volto della società
liquida, in cui scompaiono le certezze, si seguono freneticamente obiettivi inconsistenti ed effimeri. Il recupero della
spiritualità e dell'interiorità consente di ritrovare quel “ cuore fermo” (
Maria Zambrano)che ci aiuta a ritrovare un orizzonte di senso in un epoca di
disorientamento, in cui schegge del
mondo esterno dettano i nostri ritmi di vita e determinano il nostro
comportamento.
AMORE DI SE’:
-siamo stanche
dell’etichetta di vittime che, spesso, noi stesse ci mettiamo addosso
-impariamo ad
amarci e a rispettarci ma per farlo è necessario sviluppare consapevolezza e
conoscenze
-sviluppiamo la
nostra autostima, ma per farlo è necessario incominciare a fidarsi di Sé e
delle proprie risorse
-prendiamoci il
rischio di poter essere autonome e concediamoci libertà e cura di noi
-impariamo a
rispettarci e a farci rispettare come soggetti pensanti.