“ In un'anima che va verso la spiritualità vi è la ricerca
di un senso. Ha ragione quello che dice la mia collega Pacitto a proposito della
differenza tra le sante che digiunano e le anoressiche. Nell'anoressia v’è un
obiettivo inconsapevole, quello appunto di rinunciare al corpo, mentre nella
prospettiva della Santa vi è un obiettivo consapevole di rinuncia perché il
cammino spirituale, come ha sottolineato Jung, richiede la responsabilità di
tutta la personalità. Ecco perché Santa Chiara avrebbe potuto smettere. Non è
semplice per uno psicologo avvicinarsi al tema della spiritualità e della fede.Per
fortuna siamo eredi di una tradizione psicoanalitica, quella junghiana, che ci
apre una porta importante. Sappiamo come per la psicanalisi freudiana la
sessualità e gli istinti rivestano una ruolo centrale. Essi possono essere eventualmente
repressi e sublimati in qualcos’altro.
Jung, come sapete, era in disaccordo con Freud proprio su questa questione. Egli
concepiva l'istinto epistemofilico, l'istinto della conoscenza, della
spiritualità come pari a quello sessuale. Per lui esiste una spinta che non è
necessariamente una riduzione a qualcosa al “posto di”. Questo ci fa avvicinare
al fenomeno religioso con estremo rispetto, perché secondo Jung l'istinto religioso fa parte della vita e della
ricerca di senso. Jung, a torto, è stato definito come lo psicologo della seconda
metà della vita, di quella fase in cui si sviluppa e si realizza pienamente l’
individuazione della persona.
Psicologa,Psicoterapeuta,filosofa, istruttrice Mindfulness: alla fonte autentica della Psicologia Umanistica*
Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia
venerdì 14 marzo 2014
Magda di Renzo: "Il femminile e lo spirituale", il 7 marzo.Cassino, Sala degli Abati
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