Il fantasma
del migrante e le neuroscienze
Mentre diventa sempre più inquietante la tragedia dei
migranti cresce nell’immaginario degli italiani il fantasma
del migrante minaccioso e pericoloso. Ormai quasi tutti si sono assuefatti
all'immagine dei barconi che naufragano, delle decine di vittime ripescate nel
mare, donne e bambini. E neanche le immagini ci toccano più di tanto perché
la tragedia la vediamo a distanza, quasi come un film e allora le emozioni (quelle che ci fanno
specificamente umani e che appartengono anche agli animali dotati di un
cervello complesso) non scattano. Le neuroscienze ce ne danno una spiegazione:
se una tragedia accade direttamente sotto i nostri occhi (c’è vicinanza, prossimtà, a volte interazione) scattano le aeree cerebrali responsabili delle
emozioni. In un vecchio episodio de Ai confini della realtà, ripreso da un
film più recente, ad una persona, che si trova in difficoltà finanziarie, viene
proposto, in cambio di mille dollari, di schiacciare il pulsante di una scatola. Quando questo
accadrà un altro morirà. Dopo una notte
insonne, in preda al dilemma morale, dopo aver riesaminato la sua situazione
economica, lui schiaccia il pulsante. Sulla umana pietas aveva avuto il
sopravvento la componente razionale: erano scattate, diremmo oggi, le aeree
cerebrali preposte al pensiero razionale.
Tutto ciò ricorda quello che accadeva nei campi nazisti dove i capi e gerarchi, che davano gli ordini, non avevano il contatto diretto con le vittime. Chi faceva, invece, il lavoro sporco non reggeva a lungo la barbarie esercitata quotidianamente. Dopo qualche tempo veniva spostato al fronte e nelle zone più pericolose in modo da poter essere eliminato e da non dover un domani, magari, testimoniare. Mi dico: non siamo molto diversi dai nazisti nella nostra insensibilità. È vero ma è anche vero che un flusso migratorio costante e di tale entità, che l'Italia ovviamente non può risolvere da sola, produce un effetto di deumanizzazione dell'altro non diverso da quello che operava la società tedesca nei confronti degli ebrei. Il migrante è vissuto quasi come un sempiterno senza volto, senza identità, ma che si ripresenta costantemente e minaccia il tuo lavoro e il tuo status, il futuro dei figli. Il migrante è un pericolo per la salute tua e dei tuoi figli, portatore com’è, di virus che noi abbiamo debellato da tempo. La migrazione dall'Africa è diventata nella sensibilità comune il problema. E, in un momento di crisi economica quale quello attuale, tutto il malanimo relativo all'incertezza dell’esistere, del futuro, non diversamente da quanto accadeva nella Germania nazista, rischia di essere convogliato sui migranti.
Tutto ciò ricorda quello che accadeva nei campi nazisti dove i capi e gerarchi, che davano gli ordini, non avevano il contatto diretto con le vittime. Chi faceva, invece, il lavoro sporco non reggeva a lungo la barbarie esercitata quotidianamente. Dopo qualche tempo veniva spostato al fronte e nelle zone più pericolose in modo da poter essere eliminato e da non dover un domani, magari, testimoniare. Mi dico: non siamo molto diversi dai nazisti nella nostra insensibilità. È vero ma è anche vero che un flusso migratorio costante e di tale entità, che l'Italia ovviamente non può risolvere da sola, produce un effetto di deumanizzazione dell'altro non diverso da quello che operava la società tedesca nei confronti degli ebrei. Il migrante è vissuto quasi come un sempiterno senza volto, senza identità, ma che si ripresenta costantemente e minaccia il tuo lavoro e il tuo status, il futuro dei figli. Il migrante è un pericolo per la salute tua e dei tuoi figli, portatore com’è, di virus che noi abbiamo debellato da tempo. La migrazione dall'Africa è diventata nella sensibilità comune il problema. E, in un momento di crisi economica quale quello attuale, tutto il malanimo relativo all'incertezza dell’esistere, del futuro, non diversamente da quanto accadeva nella Germania nazista, rischia di essere convogliato sui migranti.
Alcuni mesi fa c'è
stato il naufragio di un barcone,ce n'è stato un altro qualche settimana fa
ancora più orrifico nei dettagli (poveri
esseri ammucchiati in una stiva come pezzi di carne non diversamente dagli
Ebrei nei vagoni ferroviari), esempio di
deumanizzazione dell'altro che si consuma
sul mare nostrum, a poche miglia da noi. Ma c'è già un altro barcone
all'orizzonte e ce ne sarà un altro e poi un altro ancora. E allora,
considerando i nostri trascorsi storici non certamente esemplari, una nostra
certa propensione al razzismo, sono urgenti pratiche educative efficaci volte allo
sviluppo della prosocialità, della tolleranza, dell’accoglienza, sin dalla
prima infanzia.
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