Le morti non sono tutte uguali
Parecchi personaggi famosi ci hanno lasciato in questi ultimi mesi, suscitando
emozioni e reazioni diverse. Perché le
morti non sono tutte uguali. La morte di
Robin Williams, famoso sul piano internazionale, protagonista
di films non solo divertenti ma anche portatori di profondi valori umani, films rimasti impressi nel
nostro immaginario, ci ha procurato sgomento ed angoscia perché l'attore
brillante, capace di reinventarsi si ogni volta in personaggi diversi si è tolta tragicamente la vita .
Indimenticabile rimane il docente impersonato ne L'attimo fuggente che entusiasmò e influenzò, all'epoca, buona
parte di docenti. Quasi tutti si entusiasmarono, anzi, letteralmente
impazzirono e pensarono addirittura di proiettare il film nelle classi,
ingenuamente, come se un film potesse risolvere e sostituire abilità didattiche,
capacità relazionali, cultura e spessore umano che si preparano e formano nel
tempo. Ma, probabilmente, il film servì a far riflettere molti docenti sulla
loro pratica educativa. E come dimenticare Patch Adams che sicuramente facilitò
la diffusione e l'adozione della terapia
del sorriso(il laughing, nato negli ashram di Osho Rajneesh) nelle strutture di cura e che oggi
le neuroscienze dimostrano essere efficace non solo per il miglioramento
dell'umore dei pazienti ma anche come possibile fattore guarigione. Williams
era Patch Adams anche nella vita. Animare gli altri, far divertire gli altri
faceva sopravvivere William Robbins che portava dentro di sé lacerazioni
profonde, irresarcibili, che affondavano
le radici nell'infanzia. Il suo suicidio ci angoscia perché ripropone due drammi
dell’esistenza: il suicidio e il male oscuro della depressione. La nostra
mente, biologicamente programmata per
trovare il senso, si affanna a trovare spiegazioni, cause dell'uno e
dell’altra. Il massimo che può fare talora e tentare di spiegare il primo con
la seconda. Ma nessuna teoria né psicologica né neurofisiologica può dare una spiegazione esaustiva della
depressione e del suicidio. Né ci è molto chiaro il perché alcuni sottoposti a
trattamento combinato, (psicofarmaco e psicoterapia) obbligato per la
depressione maggiore,guariscono ed altri no. Tra l’altro ultimamente gli
psicofarmaci, soprattutto gli antidepressivi, hanno subito un forte attacco
relativamente alla loro efficacia, mentre la psicoterapia, che ha al centro il
fattore relazionale, vede confermata la
sua efficacia da molta e seria ricerca contemporanea. Tra l’altro la relazione
è il fattore di guarigione o miglioramento primario anche nell’ambito delle
malattie organiche. Gli stessi farmaci diventano meno efficaci se somministrati
al di fuori di una relazione come gli studi di Benedetti dimostrano. Comunque all'inizio
del secolo ci provò Freud a dare una spiegazione della autodistruttività umana
ma la sua, per quanto suggestiva, rimaneva un'ipotesi speculativa e mitologica.
Quello che è certo, però, è:
- che non si fa abbastanza per la cura dei disturbi psichici
e della sofferenza esistenziale,
-che bisognerebbe intervenire molto prima ed evitare di giungere a stati
depressivi devastanti
- che le persone psichicamente sofferenti non vanno mai
lasciate sole.
Nessun commento :
Posta un commento