Ritorna spesso
sulle pagine dei maggiori quotidiani italiani e sulle rubriche scientifiche la
questione del libero arbitrio, rinverdita dall’esperimento di Libet, tra i più
conosciuti degli sperimenti in ambito neuroscientifico proprio per le questioni enormi che pone e rispolvera.
Com’è noto ai soggetti sperimentali si chiedeva di sollevare un dito ogni volta
che volessero farlo e di dichiarare il momento in cui volessero farlo. Si verificò che la dichiarazione avveniva 200
millesecondi prima che il dito venisse alzato. Ma la variazione di attività
cerebrale avveniva circa 500 millesecondi prima dell’azione di sollevare il
dito. Da ciò si deduceva che l’attività cerebrale, corrispondente
all’intenzione di sollevare il dito, precede l’intenzione cosciente di 300
millesecondi. Sembrerebbe dunque che il cervello conosca le nostre decisioni
prima di noi e che noi arriviamo a cose fatte.Allo stato attuale delle nostre
conoscenze non esistono prove certe né dell’esistenza né dell’inesistenza del libero
arbitrio. Quasi nessuno degli scienziati se la sente di elimnare a cuor leggero
l libero arbitrio considerando le conseguenze enormi che avrebbe sulla vita degli individui. Ma non funzione
il ragionamento di quanti farebbero brillare un barlume di libertà percHé
grazie all’azione del caso saremmo più forti dei geni. Il caso non è la
libertà!
“ Né funziona il
ragionamento di chi volesse, facendo ricorso alla fisica quatistica, utilizzare
l’argomento della indeterminatezza delle particelle subatomiche e, pertanto,
spiegare la libertà delle nostre decisioni con l’indeterminatezza degli eventi
quantici del nostro cervello. L’indeterminatezza farebbe guadagnare solo
casualità al nostro comportamento. La libertà è tutt’altra cosa”(Buoni si nasce soggetti etici si diventa. La
costruzione della mente etica, Pendragon Ed, p. 139)
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