Tra reticenze e scaricabarile continuano l’indagine e le
polemiche sulla responsabilità delle statue coperte. Su questo si è detto molto
e non mi interessa approfondire.
Piuttosto vorrei soffermarmi su
quello che quest’operazione, folle, ha
comportato in termini di identità culturale e non solo italiana ma dell’intero Occidente(diversamente non avrebbe destato
tanto scalpore sulla stampa internazionale), e di altre questioni, chiunque ne
sia stato il responsabile. E’ evidente che al di sotto di tale fatto v’è una
male-inteso concetto di quello che significano identità nazionale e culturale,
rapporto con le altre culture, con le diversità e differenze,e, ovviamente,
cosa significhino integrazione e assimilazione. Si è parlato di eccesso di zelo,
di svista superficiale : ancora una volta il carattere superficiale della
italianità! Un fatto sicuramente ingiustificabile ma, forse, spiegabile alla
luce del clima ansiogeno, timoroso che si è venuto a verificare dopo gli
attentati terroristici dello scorso anno. Ma è proprio in questi frangenti che
bisogna essere razionali (esercitare il frontale!), valutare e calibrare ogni mossa, anche quella
più banale. E sicuramente non sono il timore e la sudditanza che dobbiamo
mostrare in questo momento. Ma spostiamoci sul tema di fondo, fondamentalmente eluso nella sua complessità e, dunque, destinato a
rimanere irrisolto: quello della migrazione (problema centrale per
i prossimi decenni)e ad esso connesso
quello dell’integrazione. Che cosa
significa integrazione? È un termine
ambiguo e contiguo a quello di assimilazione.
Termini sfumanti l’uno
nell’altro. Un malinteso rispetto per l’alterità porta a privilegiare il termine
integrazione, termine che si muove all’interno di una popolarità:
acquisire le norme della cultura ospite
e, nello stesso tempo, mantenere le proprie identità e differenza. Composizione
difficile se non impossibile per il semplice fatto che le norme di una
determinata cultura non sono mai solo semplicemente tali ma sono molto altro:
valori, costumi, sistemi di credenze. L’attuale esodo migratorio viene spesso
paragonato all’esodo del popolo ebreo in Occidente. Ma nulla di più diverso.
Gli Ebrei che si stanziarono in Occidente volevano assimilarsi e di fatto lo
fecero: diventarono tedeschi, francesi,
italiani, ecc. ma nell’interiorità
rimanevano ebrei. Un processo di assimilazione che per molti fu anche conflittuale e drammatico. Quella ebraicità, che
Sigmund Freud cercò di definire, non impedì l’assimilazione alla cultura
europea. Connubio, ebraicità ecultura
mitteleuropea, che dette luogo alle prodigiose e più innovative espressioni culturali
del’900. Non si spiegherebbe diversamente la proliferazione dei grandi
scienziati, letterati,filosofi ed artisti del novecento: da Freud ad Einstein, da Zweig a Man, a Husserl, a Jaspers, Schonberg
ecc. Hannah Arendt, allieva del
nazista Heidegger, era ebrea ma del tutto integrata nella cultura europea: si accorse (quasi) della sua ebraicità solo
quando, con l’avvento di Hitler, la permanenza in Germania era diventata
pericolosa. Ora, i migranti che arrivano da noi non vogliono assimilarsi o
integrarsi per usare un termine politically correct. O forse, c’è da chiedersi:
“Esiste una specificità “islamica” che impedisce l’integrazione?”. Tema
difficile e spinoso. Con l’episodio
delle statue siamo andati nel senso opposto: siamo stati noi ed assimilarci agli altri
perdendo identità e specificità, e creando, se vogliamo essere logici, una
contraddizione di fondo: come si fa a parlare di integrazione in qualcosa che ha perso la sua identità e
cioè in un nulla? Ha ragione la Merkel che
non ha chiuso le frontiere dopo i fatti di Colonia, ma ha reso imprescindibile e severa l’integrazione. È evidente come in Italia sia
mancato un serio dibattito sui temi dell’integrazione
e dell’assimilazione, parole abusate e utilizzate nel più “autentico buonismo
italico” dai politici, della gente comune, dagli operatori e associazioni che
si occupano dei migranti. Forse fa comodo baipassare la complessità del
problema e fa comodo soprattutto a quelli che dell’emigrazione hanno fatto un business?
Psicologa,Psicoterapeuta,filosofa, istruttrice Mindfulness: alla fonte autentica della Psicologia Umanistica*
Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia
lunedì 8 febbraio 2016
Le statue velate, : na cattiva interpretazione del rispetto delle differenze.
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