SCHEDA LIBRO
Freud aveva iniziato come neuropsicologo ma fu costretto,
quasi, a diventare “psicologo” perché le conoscenze dell’epoca nell’ambito
della neurofisiologia erano molto limitate e non gli consentivano di spiegare
la complessità dei fenomeni psichici che la pratica terapeutica gli presentava.
Imboccò, dunque, un’altra strada inventando una nuova scienza, ma non rinunciò
mai all’istanza biologica. L’autrice, pertanto, sviluppa la sua trattazione
intorno all’idea che l’unico vero problema di Freud fu quello del rapporto
mente-corpo (oggi body-mind), che lo portò ad anticipare di un secolo
prospettive di ricerca che solo oggi le neuroscienze sono in grado di
sviluppare grazie all’invenzione di nuove tecniche non invasive di indagine del
cervello. L’autrice sottolinea, dandone ragione e cogliendone l’origine,
entrambe le componenti, quella ermeneutica e quella biologistica, che
coesistono dall’inizio fino alla fine nello sviluppo dell’opera freudiana,
prospettive che vanno parimenti accolte se si vuole accedere ad una più piena
comprensione della stessa. La trattazione, libera l’opera freudiana dai molti
stereotipi che ne hanno accompagnato la volgarizzazione, analizza le profonde
trasformazioni che la psicoanalisi freudiana ha operato nel mondo della cultura “alta”( filosofia,
letteratura, arte,
cinema,sociologia, politica) fino ad invadere la nostra
stessa quotidianità cambiando il comportamento e il modo di pensare comuni:
“Anche chi non lo ha mai letto e non ne conosce l’esistenza è influenzato da
Freud” e ne usa il linguaggio. Il libro affronta anche il problema della
scientificità della teoria, della sua attualità e validità come strumento
terapeutico. Il tutto alla luce del confronto con le ricerche attuali. Certo, molti costrutti clinici
freudiani sono superati, ma non la teoria psicanalitica nei suoi ultimi
sviluppi: la psicanalisi di oggi non è più quella di Freud, e ciò era nei
desideri dello stesso suo fondatore, il quale voleva che la sua teoria fosse
uno strumento duttile e in costante evoluzione.
Freud, dunque, rimane un punto di non ritorno e continua ad intrigarci. Nessuna teoria nell’ ambito delle
neuroscienze o della genetica potrà mai soppiantare la teoria psicoanalitica,
per il semplice fatto che il suo compito è quello di aiutarci non solo a trovare
il nostro equilibrio psichico ma, anche, ad individuare il senso di noi e della
nostra vita.
Particolarmente
attuale la parte che l’autrice dedica al rapporto tra psicoanalisi freudiana e
neuroscienze. Freud sviluppò alcune felici intuizioni sul funzionamento della
mente sviluppate dall’attuale ricerca in neuroscienze e rispetto ad alcuni temi fu più naturalista
degli stessi attuali neuroscienziati (si veda il tema del libero arbitrio). E
le stesse neuroscienze, che pure convalidano alcuni assunti freudiani mentre ne
respingono altri, confermano l’efficacia della psicoterapia (si veda il cap.
“La neuroplasticità: la psicoanalisi il più raffinato strumento di
rimodellamento della mente e riformattazione cerebrale”)
Costante è, nella trattazione, il riferimento allo sfondo
storico-culturale in cui sia la vita che l’opera di Freud si svilupparono. Freud emerge nella sua singolarità di scienziato
geniale che seppe coagulare temi e
suggestioni dell’epoca in un sistema, una delle ultime grandi creazioni del
secolo. D’altra parte, è una
strana vocazione al sistema, quella di Freud, che si scontra con il modo che
egli ha di riprendere e riformulare
costantemente le sue teorie, spinto sia
dai problemi e temi che la pratica psicoterapeutica gli offriva, sia
dalla preoccupazione per un possibile irrigidimento della teoria.
Un sistema non privo
di contraddizioni di cui Freud stesso era consapevole, un sistema in cui la
prospettiva naturalistica convive accanto a quella speculativa,in cui il rigido
determinismo si affianca alla fede nel potere della conoscenza e della ragione.
Ne viene fuori un Freud caratterizzato da una passionalità concettuale che lo porta ad assumere posizioni audaci e
che non si ferma dinanzi a nessuna difficoltà per l’amore della verità. Un
Freud che, contrariamente alle facili volgarizzazioni (la svalutazione della
religione, la legittimazione di ogni comportamento, il pansessualismo) sottolinea
il ruolo dei valori e la ricerca della
verità come unico criterio della indagine scientifica. Ma viene fuori
anche un Freud, diventato
psicoterapeuta quasi per caso e non
troppo fiducioso nel potere di guarigione della psicoterapia, diverso
dallo stereotipo dell’analista distaccato, neutrale e asettico che ci è stato
tramandato; un Freud empatico,
partecipe, fortemente interessato ai suoi pazienti, in linea con quelle
caratteristiche che devono connotare la pratica di ogni buon terapeuta, quali
appunto l’empatia e l’accettazione incondizionata.
La trattazione fa trasparire, quasi in filigrana, l’uomo
Freud, attraversato da una sofferenza di fondo (fu colpito da gravi lutti e da
una grave malattia)e dal pessimismo nei confronti della natura umana che non
fiaccarono l’entusiasmo e l’amore per il sapere né il senso dell’humour che lo accompagnò fino alla
fine.
E’ un libro di facile ed immediata
lettura per chi voglia essere informato sullo stato dell’arte della teoria
psicoanalitica(la sua attualità,le sue connessioni con la ricerca
neuroscientifica contemporanea, ecc..) e
voglia conoscere Sigmund Freud. E’ utile in particolar modo per gli studenti
del settore (scienze psicologiche, cognitive, ecc..) ma si offre anche, come
altri miei lavori, ad un più vasto pubblico di lettori comuni appassionati alla
psicoanalisi.
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