Di particolare interesse la
relazione del prof Marco Celentano che ha svelato un mondo sconosciuto ai
più e che rimette in discussione vecchi
pregiudizi antropocentrici. Nel diciassettesimo secolo Cartesio riteneva che i
cani anche se guaiscono non provino dolore. Solo chi è dotato di res cogitans può avere emozioni.
All’epoca si eseguivano vivisezioni su conigli e cani senza usare alcun
sostanza per alleviare il dolore. Ugualmente si riteneva che gli animali non potessero
avere coscienza (Oggi sappiamo che alcune specie sono provviste di coscienza primaria).Una vecchia concezione mentalistica, antropocentrica e
logocentrica ha portato a ritenere che esista un solo linguaggio quello verbale
e concettuale degli umani (Davidson). Dove non c’è questo non si dà
intelligenza né coscienza. Tale pregiudizio rimane vivo fino alla metà degli
anni del’900 quando inizia una nuova fase che rimane però nella stessa logica:
gli animali sono intelligenti se sono capaci di assimilare il nostro linguaggio
verbale. Ma già Darwin aveva dimostrato come esista una continuità evoluzionistica
fra tutte le forme di vita sulla terra. Cani gatti, corvi, pappagalli, pesci
sono capaci di comportamenti sofisticati che messi in atto dall’uomo sarebbero
associati con la coscienza. Gli
psicologi darwinisti, dunque, iniziano un nuovo corso e sii sviluppa, rispetto
a quella tradizionale (Lorenz), l’etologia comparata: gli animali vengono
studiati nel loro ambiente e con tecniche non invasive. Si aprono nuovi
scenari: si scopre l’esistenza di vere e proprie culture e tradizioni non umane
all’interno di specie non umane. Si scopre che gli animali sono in grado di
usare arnesi e di progettare azioni future. Alla fine degli anni’50 la scoperta
dei comportamenti culturali di alcuni macachi dell’isola di Koshima. Poi, dopo
gli anni ’60, gli esperimenti di KÖhler: consistevano nel mettere delle banane in alto fuori della portata dello scimpanzé. Dopo qualche tempo lo scimpanzé utilizzava un bastone o impilava un serie di scatole una sull’altra
per raggiungere il cibo. Gli animali più vicini a noi (gli scimpanzé con cui
condividiamo il 97% del corredo genetico) sono capaci di condotte intelligenti,
di emozioni prosociali e presumibilmente di empatia. Si riconoscono allo
specchio, mentono ed imbrogliano. Sono
in grado di mettere in atto comportamenti di finzione con capacità di
immedesimazione nella mente dell’altro:
fingono di nascondere il cibo in un punto spostandolo invece in un altro
per proteggerlo da un eventuale predatore ed anticipando il suo probabile
comportamento. Famoso l’esperimento dei coniugi Gardner i quali riuscirono
(anni’60) ad insegnare alla scimpanzé Washoe 350 segni. Washoe fu anche in
grado di insegnare alcuni simboli ad alcuni suoi pari. Ed esistono dialetti regionali e
locali. Gli uccelli canori hanno tradizioni diverse locali: il canto delle
cinciallegre è diverso a seconda delle zone. Il canto delle megattere ha una
funzione di corteggiamento e attraverso il canto risolvono conflitti amorosi. I
delfini si distinguono sulla base del nome. Si annunciano con il fischio che è
una sorta di firma del proprio nome. Infine anche tra “i cotti e i mangiati”
esistono comportamenti impensabili: da ricordare l’episodio del maiale che vive
in un’oasi in cui viene addestrato. Ha necessità di essere trasferito in un
ricovero e cade in depressione. Viene chiamata l’istruttrice: il maiale appena
la vede la riconosce, salta sulla sua macchina e la depressione scompare!
((Questo report è ovviamente parziale e non esaustivo della
ricchezza e complessità svolta del relatore)Marco Celentano è docente di Filosofia morale presso l'Università degli studi di Cassino.
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