Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

sabato 22 settembre 2018

L'Alzheimer rimane un'enigma


L’Alzheimer è una malattia degenerativa cerebrale tra le più devastanti e che ha fatto registrare un significativo  aumento a causa,anche, dell’innalzarsi della durata di vita. L’incidenza della malattia aumenta con l’età e soprattutto tra le donne, che vivono più a lungo. Secondo l’Alzheimer Association ogni anno si registrano 53 nuovi casi ogni mille persone in età compresa tra i 65 e i74 anni, 170 tra i 75 e gli 84, 231 oltre gli 85. L’Alzheimer oltre ad essere una malattia devastante pone seri problemi da un punto di vista  biologico, umano e sociale. Si pensi alla complessita della presa in carico dei pazienti.  E’ una delle malattie che spaventa di più tanto che ad ogni minimo episodio di disattenzione,  o dimenticanza ci allarmiamo e la paura di poter aver sviluppato l’Alzhimer ci prende.

Essa prende il  nome da Alois Ahlzheimer, psichitra e neuologo che, all’inizzio del secolo scorso,  indivduò la sindrome in una paziente relativamente giovane differenziandola dalla demenza senile. Per la prima volta individuò accumuli di una sostanza tra i neuroni della corteccia che lo indusse appunto a parlare di “degenerazione neuro fibrillare” In epoca recente, grazie a nuovi strumenti tecnologici, gli accumuli di questa sostanza sono stati individuati come “placche amiloidi”. Ma già allora Alzheimer metteva in guardia dall’attribuire direttamente la causa della demenza alle placche. Oggi, infatti, sappiamo che esiste un consistente numero di anziani il cui cervello presenta fibrille nell’ippocampo, con un normale funzionamento cerebrale. Com’è possibile? Non abbiamo ancora la risposta. Né sappiamo con certezza quali sono le domande che dobbiamo porci.L’Alzheimer  rimane ancora un enigma. Alcune case farmaceutiche sono impegnate nella ricerca di un farmaco che se non risolutivo almeno riduca l’avanzare della malattie. Ma alcune altre hanno rinunciato considerandola come remunerativa nella misura in cui i farmaci apporterebbero scarsi  benefici. E, pure, l’Alzheimer tende ad aumentare in termini numerici considerando l’aumento della durata di vita delle persone: si sa che la vecchiaia incrementa la diffusione delle demenze senili.



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