Perché ci occupiamo
di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze?
Il 6 aprile
il V convegno di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze: Alberto Oliverio, Masssimo Marraffa,
Silvia Pellegrini, Leonardo Paris, Luigi Pastore, Daniela De Filippis
“Diventiamo cittadini scientifici!
I cittadini scientifici sono cittadini più liberi!”
La Neuroetica non è una cosa astrusa né è una cosa
solo per addetti ai lavori. La Neuroetica ci riguarda tutti allo stesso modo
delle conoscenze scientifiche. Dopo quattro anni di Convegni organizzati a Cassino (quello di quest’anno è
il quinto) e considerando anche la consistente ptresenza delle persone, che
cosa sia la Neuroetica dovrebbe essere ormai chiaro. Ma sintetizzo brevemente:
la Neuroetica è una nuova branca interdisciplinare che oltre ad applicarsi allo studio e all’analisi di alcuni temi o problemi
dell’etica tradizionale( muovendosi su un terreno sperimentale e secondo
un’ottica naturalistica) applica la
riflessione etica alle acquisizioni delle neuroscienze e alle questioni
etiche relative all’applicazione pratica dei risultati delle neuroscienze ( in
ambito anche clinico e non solo). In quest’ultimo senso la neuroetica è molto
vicina alla bioetica e alla sua connotazione pratico-normativa che si applica a
dati empirici ottenuti da altre discipline. Dunque la Neuroetica è necessaria
perché ci tutela dall’applicazione sconsiderata della ricerca scientifica
preservando non solo la nostra incolumità ma anche la nostra dignità di persone
cioè di “esseri incarnati” (cioè costituiti da organismi che sono diversi da
tutti gli altri corpi in quanto dotati di una “psichicità”), consapevoli di sé,
capaci di intenzionalità ed agency. Nessuno intervento di tipo medico o alcuna
manipolazione deve essere effettuata su una persona che ne leda o offenda
queste caratterirtiche. Ed occorre, anche, tracciare limiti invalicabili alla
ricerca scientifica ad evitare scelte che portino a minacciare e limitare la persona
intesa come essere libero e capace di autodeterminarsi.
Scienza e
tecnologica vanno velocemente e ci prospettano scenari futuri inquietanti.
L’intelligenza artificiale ha, per esempio, fatto enormi progressi utili
all’umanità : lo sviljuppo di alcuni algoritmi permette di individuare anomalie
presenti negli esami radiografici e di identificare tumori della pelle, ha
prodotto la visione artificiale per guidare auto e camion, permette di
progettare robot in grado di compiere lavori pericolosi per gli esseri umani.
Ma si prevedono anche prospettive terrificanti: la possibilità di creare robot
guerrieri in grado di scegliere autonomamente o algoritmi in grado di sorvegliarci per l’intera giornata (una sorta
di grande fratello orwelliano). Un domani chi sarà in grado di controllare
l’intelligenza artificiale controllerà il mondo: è per questo che USA e Cina
investono così grandi somme in questo settore. Ma anche in campo medico c’è da
allarmarsi. La ricerca genica ha fatto progressi solo qualche anno fa impensabili:
e’ possibile, per alcune malattie, “somministrare” un gene sano che possa
lavorare al posto di quello difettoso, è possibile manipolare il DNA per
sostituire geni malati con quelli sani (lo si fa in alcune leucemie dei bambini
o in alcune malattie che li privano di difese immunitarie). è possibile
modificare il DNA di un embrione (prima dell’impianto) per curare una malattia
genetica ereditaria. Quest’ ultima
procedure (gene editing, tecnica Crispr
CAS 9) apre la possibilità straordinaria di curare qualunque malattia rara
diagnosticabile prima dell’impianto dell’embrione. Tutto legittimo fin quando
queste tecniche straordinarie vengono
usate per curare o prevenire malattie gravi. Ma dove porre il confine? E se si
volesse utilizzare il gene-editing per prevenire l’obesità o l’alcolismo? Sono
da considerarsi malattie, queste? Che cos’è malattia? E se lo si volesse usare
per avere una prole fisicamente più forte ( già da tempo i topi vengono modificati
geneticamente per avere una muscolatura più forte) o per avere una prole con
determinate caratteristiche fisiche? Si
aprono questioni etiche non indifferenti perché se c’è una regola per la
scienza è questa: se qualcosa si può fare prima o poi succederà. Nel novembre
scorso destò un enorme clamore in tutta la comunità scientifica l’esperimento
del ricercatore cinese Jiankui He che ha modificato il corredo genetico di una
coppia di gemelli, esperimento pericoloso e scientificamente inaccettabile. Si
tratta, come alcuni scienziati hanno
sottolineato, di un esperimento e n on di una sperimentazione. Un
esperimento condotto direttamente su esseri umani, fatto senza metodologia
scientifica (assenza di sperimentazione preclinica che implica il passaggio dal
laboratorio all’essere umano,) La cosa grave è che l’ intervento di Jankui He
non aveva lo scopo di rimuovere una patologia ma piuttosto quello di manipolare
embrioni perfettamente sani per prevenire
un eventuale contagio da HIV. Ma, ulteriore cosa grave, la manipolazione
genica effettuata potrebbe dar luogo a
gravi problemi dato che il gene manipolato (CCR5)è implicato nei processi di
apprendimento e memorizzazione.
E’ evidente che
non si deve bloccare la ricerca scientifica ma è dovere di tutti i governi,
della comunità scientifica ) regolamentare e vigilare sulla validità e
scientificità della metodologia di ricerca, sugli standard di applicazione
all’essere umano di cui va sempre rispettata la dignità e la soggettività: in
primis la comprensione e la consapevolezza piena della procedura cui viene
sottoposto. La Neuroetica, disciplina che afferisce alla Società Italiana di
Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze ( raccoglie ricercatori e scienziati
nell’ambito della filosofia, neuroscienze scienze cognitive, biologia m
olecolare), si pone appunto in questa prospettiva. Il convegno di Cassino, in
particolare, si propone di sviluppare e diffondere le conoscenze scientifiche e
la riflessione morale ad esse applicata, accorciando la distanza tra il sapere
“alto” e il sapere comune. Tutti abbiamo diritto alla conoscenza: sapere ci
rende più liberi. La scuola di Alta Formazione in Neuroetica e Filosofia delle
Neuroscienze, connessa al convegno si propone l’obiettivo di formare giovani
che un domani, dinanzi alle sfide che la scienza e la tecnologia porranno,
sapranno fare scelte responsabili ed etiche.
Maria Felice
Pacitto (Membro della Società di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze)
Nessun commento :
Posta un commento