E’ da 13 anni (a Cassino esisteva il deserto!) che
L’Associazione di psicologia Umanistica ed Analisi Fenomenologico Esistenziale
si occupa di questioni femminili e lo fa secondo una prospettiva particolare,
cioè cogliendo “la soggettività e la psicologia del femminile”. Che cosa
significa? Interrogarsi su che cosa significhi il femminili cioè che cosa sia
l’identita femminile, come è andata costruendosi nel tempo e che cosa sia diventata
oggi. Senza trascurare il tema politico (risale a 12 anni fa la proiezione del
film “Vogliamo anche le rose”,
pregevole, storica ricostruzione delle
tappe che dagli anni’60 in poi hanno segnato la progressiva acquisizione dei
diritti parityari da parte delle donne), il focus della ricerca si è sempre rivolta
ad indagare le pieghe del femminile, la specificità dei percorsi e la
complessità del suo evolversi attraverso i tempi. Si sono dunque avvicendate
sul cineschermo da noi organizzato le pioniere della psicoanalisi (Louù Andreas
Salomé, Sabine Spilrein), le filosofe che per prime hanno guidato la
rivendicazione, da parte delle donne, di riappropriarsi del diritto di pensare
e diventare se stesse (Ipazia, Edith Stein, Simone Weil, Hannah
Arendt, Iris
Murdoch), le scienziate (Temple Grandin, Diane Fossey), le artiste (Marina
Abramovic, Margaret Keane). Non sono mancati seminari e riflessioni su tematiche
specifiche: così abbiamo letto di Diotima nelle pagine in cui ce ne parla Socrate nel Convivio; abbiamo
letto Ildegarda di Bingen, Karen Hornay ed Helene Deutch. Né abbiamo trascurato
la relazione tra femminile e maschile, analizzata nelle sue zone d’ombra ed
ambiguità ( si pensi al tema del gaslight immortalato nel celebre film Angoscia).
Quest’anno si è voluto scegliere il femminile
adolescenziale, troppo trascurato e disciolto nella tematica generale
dell’adolescenza. Si è scelto, pertanto, un film del 2019, diretto da Francesco
Ghiaccio. La trama si snoda intorno alla
storia di tre amiche inseparabili, che devono confrontarsi con i problemi
tipici dell’adolescenza: i chili di troppo, il rapporto con i coetanei e con il
mondo maschile, il conflitto con le figure genitoriali. Il film si qualifica
appunto per la sobrietà e l’aderenza alla realtà del tema trattato senza
indulgere in pseudo drammi, senza calcare la mano su effetti e particolari di
repertorio, con rispetto e delicatezza verso il mondo adolescenziale
L’adolescenza,
è noto, è fase della vita particolarmente difficile, destinata a reperire
molteplici energie psichiche e fisiologiche per le molte
questioni che l’adolescente deve affrontare. Innanzi tutto il problema
della propria identità. “Chi sono io?” “Che cosa voglio?” “Come devo
rapportarmi con il mondo” Domande che l’adolescente si pone e che sono di non
poca entità considerando che, dalle risposte, si struttura il nucleo base della
personalità dell’adulto. Ogni fase della vita ha, infatti, un compito. Quello
dell’adolescenza è appunto arrivare al primo nucleo di base della propria
identità. E’ troppo dire “trovare se stessi”, in quanto questo è un processo
che dura un’intera vita. Una volta si diceva, in ambito psicologico, che la
vita dell’adolescente è caratterizzata dal processo alternato del “dentro/ fuori”
la famiglia, formula che in parte ha ancora senso e che sta ad indicare
l’impellenza che l’adolescente ha di separarsi dalla famiglia ma, nello stesso
tempo, il timore di affrontare il mondo e, dunque, il suo bisogno di poter
rientrare al sicuro nella famiglia. Oggi, il mondo esterno è diventato più
incombente nella vita dell’adolescente, che si trova spesso ad affrontare da solo situazioni relazionali difficili e
pericolose che mettono a dura prova il suo processo di crescita serena e di
acquisizione di una identità. Ma in
primo piano v’è il tema difficile del
rapporto con il proprio corpo, un corpo in trasformazione (sotto le spinte ormonali)con cui
l’adolescente deve prendere confidenza, che deve imparare a gestire e valutare
come il suo proprio corpo. Cambiamenti fisici che devono essere integrati in un
nuovo senso del Sé psico-corporeo. E non è semplice in un mondo in cui forte è
la pressione dei media nell’imporre un’immagine di fisicità e di bellezza
standardizzata e normativa cui non è facile sottrarsi. Il tema del corpo è
centrale nell’adolescenza e procura, forse, le più grosse sofferenze. La
tempesta ormonale trasforma il corpo di una adolescente in quello di una donna
ed apre al tema difficile, tutto nuovo,della sessualità e dell’amore
romantico. Non secondario è anche il
tema dell’autoaffermazione personale: in un mondo che comanda di avere
successo, di essere sempre felici e all’altezza della situazione, sorgono
inevitabilmente sentimenti di inadeguatezza ed impotenza. Infine il rapporto
difficile con i coetanei. I gruppi adolescenziali sono organizzati intorno a
regole e valori, uniformati a quelli narcisistici della società (autoaffermazione esasperata, arroganza,
dominanza, eccc…). Chi non si adegua viene escluso. L’ostracismo da parte dei
coetanei è una delle ferite più gravi che l’adolescente patisce considerando
gli sforzi che egli/ ella attraversa per separarsi dalla famiglia ed apri
Infine per le adolescente non è
semplice, spesso, il rapporto con la madre. Il profilo materno è fortemente
cambiato negli ultimi decenni e mostra un’ambiguità di fondo che oscilla tra
una manifesta complicità e una concorrenza di fondo.
Dal
modo in cui l’adolescente affronta e risolve le sfide che questa fase della vita pone dipende la
maturità e sanità psicologica dell’adulto. Non sempre tutto si sviluppa in modo
lineare: troppi sono i nodi problematici che l’adolescente deve afffrontare,
troppa è la pressione di un modello di vita falso: il dover essere belli,
intelligenti, sempre all’altezza della situazione, vincenti e di successo!
E’ evidente che mai come in questa fase
è facile che l’adolescente se non debitamente sostenuto ed aiutato possa
non farcela, possa soccombere al peso delle
richieste da parte della società e della famiglia. Quest’ultima rimane il
modulatore fondamentale delle problematiche e delle crisi adolescenziali.
Maria Felice Pacitto
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