La paura, come le altre emozioni
di base, è una reazione naturale del nostro organismo ma con una funzione
particolare quella di salvaguardare la nostra sopravvivenza. Si può provare ad
immaginare cosa succederebbe se ne fossimo privi: semplicemente non riusciremmo
a difenderci da pericoli e stimoli nocicettivi. Responsabile della paura è un
nucleo cerebrale, l’amigdala, bene allocata nel sistema limbico, al di sotto
della corteccia e all’altezza del lobo temporale. Le informazioni sensoriali
pericolose arrivano, attraverso una via breve, direttamente all’amigdala che
immediatamente ci avvisa del pericolo. Supponiamo di passeggiare attraverso un
bosco: vediamo improvvisamente sul sentiero un qualcosa di lungo e scuro. La
nostra reazione è istintiva ed immediata: arretriamo perché temiamo di esserci
imbattuti in un serpente. Poi. Magari, a distanza, ci fermiamo, osserviamo meglio
e ci rendiamo conto che si tratta semplicemente di un bastoncello. A questo punto abbiamo attivato
la “via lunga” cioè quella che dallo stimolo periferico arriva fino alla
corteccia la quale ci aiuta a valutare e
lucidamente la situazione. Noi ovviamente abbiamo bisogno di entrambi i
meccanismi. Quello legato all’amigdala che ci protegge in situazioni di
pericolo in cui la nostra risposte deve essere immediata e quello di tipo riflessivo,legato a circuiti
corticali, che ci aiutano, in situazioni di pericolo, a fare giuste valutazioni
e ad agire di conseguenza senza lasciarci prendere dal panico.
Psicologa,Psicoterapeuta,filosofa, istruttrice Mindfulness: alla fonte autentica della Psicologia Umanistica*
Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia
martedì 31 marzo 2020
La paura in tempo di coronavirus
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