Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

sabato 16 gennaio 2021

Chi ha paura dei vaccini? Il governo utilizzi le nudges per invogliare i recalcitranti

 


VACCINIAMOCI TUTTI! IL GOVERNO UTILIZZI LE NUDGES PER INVOGLIARE I CITTADINI

Il nostro è un paese particolare: se gioca la Nazionale tutti diventano mister, in occasione delle elezioni tutti diventano politologi. Adesso, in clima di pandemia, tutti diventano infettivologi. Allo stesso modo su qualsiasi decisione venga presa dal governo e su qualsiasi misura protettiva venga suggerita, ognuno dice la sua. Tutta colpa del cervello che induce a cogliere della informazione scientifica solo quello che fa più comodo a ciascuno, solo quello che si conforma alle proprie credenze e ai propri desideri.  E’ arrivata finalmente “la cavalleria” (così la felice metafora di Guido Silvestri scienziato italiano di pregio ma, come molti altri, cervello trapiantato all’estero) e abbiamo i vaccini. Ma, mentre si organizza e si procede nella macchina vaccinale, si accendono polemiche e dibattiti in merito alla necessità della loro obbligatorietà o meno, perché anche in questa occasione tragica esiste il partito dei contrari. Una vecchia questione, retaggio, forse, di quell’atteggiamento avverso suscitato in Occidente (lo stesso Kant prese posizione no-vax) allorché la pratica della vaccinazione fu introdotto dalla Cina e dal Medio Oriente, in cui erano pratiche consolidate, a metà del diciottesimo secolo. Si trattava di inoculare la malattia da soggetti umani e da animali, spesso portatori di gravi malattie, in soggetti sani e questo, oltre che ripugnante e pericoloso, veniva ritenuto immorale. Bisogna aspettare gli anni ’50 del’ 900 per avere vaccini “puliti“. Grazie al progresso scientifico i vaccini sono da decenni sicuri e da essi è derivata l’arma più potente di prevenzione nei confronti di molte gravi malattie. Parlando in generale, vaccinarsi e vaccinare i propri figli è utile e doveroso non solo per prevenire il contagio  ma perché comporta un vantaggio aggiuntivo in quanto il vaccino, oltre ad essere un fattore protettivo nei confronti dell’agente patogeno contro cui è usato, costituisce una sorta di allenamento per l’intero sistema immunitario e non solo per l’immunità specifica. Vaccinarsi è una forma di cura verso se stessi e verso gli altri. “Noi siamo le cose di cui ci prendiamo cura” afferma Martin Heidegger. Ma le notizie non sono rassicuranti a tal proposito. Un’indagine svolta dal World Economic Forum dice che da luglio ad ottobre l’intenzione di vaccinarsi è scesa in 15 paesi, come se anche la paura della pandemia fosse diminuita rispetto agli inizi, quando era sopraggiunta improvvisamente e appariva ingestibile. In Italia un terzo della popolazione, come del resto negli USA e in Spagna, dichiara di non volersi vaccinare. Il quadro è preoccupante perché la vaccinazione è, giustamente, volontaria e non è detto che tutti quelli che hanno deciso di vaccinarsi lo facciano realmente per quell’ineliminabile scarto che c’è tra intenzione e  azione. Vecchio problema posto già dallo stesso Aristotele.

La paura dei vaccini è sia tra chi mai si vaccinerebbe sia tra chi vorrebbe vaccinarsi : siamo una specie avversa al rischio, caratterizzata da bias mentali che risalgono al paleolitico.  L’ inadeguata e, spesso, confusa informazione scientifica  poi fa il resto.  E’ evidente che chi ha deciso di  non  vaccinarsi sottostima anche il percolo di ammalarsi e difficilmente cambierà opinione. Esiste però  una cospicua percentuale  di convinti,  quelli che si vaccinano perché si fidano della scienza e per una sorta di obbedienza  civile volta al benessere personale e  a quello della comunità.  Ma non è sufficiente per realizzare l’immunità di gregge. Infine la categoria degli indecisi.  Come persuadere i refrattari e gli indecisi? Su quali elementi ed argomenti dovrebbe far leva la campagna vaccinale.? Impossibile farcela con gli ostinati convinti, anzi cercare di convincerli rischia di farli diventare ancora più ostinati. Meglio non sprecare energie e concentrarsi sugli indecisi e sui dubbiosi. E’ cosa nota come quest’ultimi si allineino co quello che fanno tutti.  Dunque quale strategia costruire a partire da qui? In economia e in neuroeconomy esiste un filone di ricerca sulla “spinta gentile” o nudge ovvero su quelle procedure che spingono a comportamenti che difficilmente verrebbero agiti spontaneamente. Si tratta di spinte definite gentili perché sono volte al bene del singolo e della collettività. Inventarsi spinte gentili per la campagna vaccinale sarebbe fondamentale soprattutto per ottenere risultati tra gli indecisi. Le spinte gentili funzionano in qualsiasi ambito e per qualsiasi contenuto. Una ricerca, di qualche tempo fa, in ambito vaccinale, ha dimostrato che la chiarezza e la personalizzazione del messaggio e dell’invito a vaccinarsi, utilizzati in modo da coinvolgere il destinatario, ha una forte efficacia: le persone si sono vaccinate perché si sono sentite accudite e curate. Insomma a funzionare è stata quello che i neuroscienziati definiscono il “sistema di accudimento”: un meccanismo di affiliazione e di cura amorevole innato, il cui prototipo è la relazione madre-bimbo. Il Covid-19, per quanto sia una malattia nuova, è soggetto ai medesimi meccanismi psicologici, emotivi, cognitivi, che scattano per altre malattie e situazioni. Mi ha colpito come nella task-force creata mesi addietro per l’emergenza covid-19 non siano stati inseriti neuroscienziati e studiosi di scienze cognitive per l’analisi del comportamento dei cittadini. Ci si augura che per la campagna vaccinale,  i nostri governanti non si limitino alle sole prospettive dei virologi ed immunologi, ma si aprano ad utilizzare altre prospettive conoscitive, quelle che ci vengono fornite appunto dalle neuroscienze e dalle scienze cognitive.

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