VACCINIAMOCI TUTTI! IL GOVERNO
UTILIZZI LE NUDGES PER INVOGLIARE I CITTADINI
Il nostro è un paese particolare:
se gioca la Nazionale tutti diventano mister, in occasione delle elezioni tutti
diventano politologi. Adesso, in clima di pandemia, tutti diventano
infettivologi. Allo stesso modo su qualsiasi decisione venga presa dal governo
e su qualsiasi misura protettiva venga suggerita, ognuno dice la sua. Tutta
colpa del cervello che induce a cogliere della informazione scientifica solo
quello che fa più comodo a ciascuno, solo quello che si conforma alle proprie
credenze e ai propri desideri. E’
arrivata finalmente “la cavalleria” (così la felice metafora di Guido Silvestri
scienziato italiano di pregio ma, come molti altri, cervello trapiantato all’estero)
e abbiamo i vaccini. Ma, mentre si organizza e si procede nella macchina vaccinale, si accendono polemiche e dibattiti in merito alla necessità
della loro obbligatorietà o meno, perché anche in questa occasione tragica
esiste il partito dei contrari. Una vecchia questione, retaggio, forse, di
quell’atteggiamento avverso suscitato in Occidente (lo stesso Kant prese
posizione no-vax) allorché la pratica della vaccinazione fu introdotto dalla
Cina e dal Medio Oriente, in cui erano pratiche consolidate, a metà del
diciottesimo secolo. Si trattava di inoculare la malattia da soggetti umani e
da animali, spesso portatori di gravi malattie, in soggetti sani e questo,
oltre che ripugnante e pericoloso, veniva ritenuto immorale. Bisogna aspettare
gli anni ’50 del’ 900 per avere vaccini “puliti“. Grazie al progresso
scientifico i vaccini sono da decenni sicuri e da essi è derivata l’arma più
potente di prevenzione nei confronti di molte gravi malattie. Parlando in
generale, vaccinarsi e vaccinare i propri figli è utile e doveroso non solo per
prevenire il contagio ma perché comporta
un vantaggio aggiuntivo in quanto il vaccino, oltre ad essere un fattore
protettivo nei confronti dell’agente patogeno contro cui è usato, costituisce
una sorta di allenamento per l’intero sistema immunitario e non solo per
l’immunità specifica. Vaccinarsi è una forma di cura verso se stessi e verso
gli altri. “Noi siamo le cose di cui ci prendiamo cura” afferma Martin
Heidegger. Ma le notizie non sono rassicuranti a tal proposito. Un’indagine
svolta dal World Economic Forum dice che da luglio ad ottobre l’intenzione di
vaccinarsi è scesa in 15 paesi, come se anche la paura della pandemia fosse
diminuita rispetto agli inizi, quando era sopraggiunta improvvisamente e
appariva ingestibile. In Italia un terzo della popolazione, come del resto
negli USA e in Spagna, dichiara di non volersi vaccinare. Il quadro è
preoccupante perché la vaccinazione è, giustamente, volontaria e non è detto
che tutti quelli che hanno deciso di vaccinarsi lo facciano realmente per
quell’ineliminabile scarto che c’è tra intenzione e azione. Vecchio problema posto già dallo
stesso Aristotele.
La paura dei vaccini è sia tra
chi mai si vaccinerebbe sia tra chi vorrebbe vaccinarsi : siamo una specie
avversa al rischio, caratterizzata da bias mentali che risalgono al
paleolitico. L’ inadeguata e, spesso,
confusa informazione scientifica poi fa
il resto. E’ evidente che chi ha deciso
di non
vaccinarsi sottostima anche il percolo di ammalarsi e difficilmente
cambierà opinione. Esiste però una
cospicua percentuale di convinti, quelli che si vaccinano perché si fidano
della scienza e per una sorta di obbedienza
civile volta al benessere personale e
a quello della comunità. Ma non è
sufficiente per realizzare l’immunità di gregge. Infine la categoria degli
indecisi. Come persuadere i refrattari e
gli indecisi? Su quali elementi ed argomenti dovrebbe far leva la campagna
vaccinale.? Impossibile farcela con gli ostinati convinti, anzi cercare di
convincerli rischia di farli diventare ancora più ostinati. Meglio non sprecare
energie e concentrarsi sugli indecisi e sui dubbiosi. E’ cosa nota come
quest’ultimi si allineino co quello che fanno tutti. Dunque quale strategia costruire a partire da
qui? In economia e in neuroeconomy esiste un filone di ricerca sulla “spinta
gentile” o nudge ovvero su quelle procedure che spingono a comportamenti che
difficilmente verrebbero agiti spontaneamente. Si tratta di spinte definite
gentili perché sono volte al bene del singolo e della collettività. Inventarsi
spinte gentili per la campagna vaccinale sarebbe fondamentale soprattutto per
ottenere risultati tra gli indecisi. Le spinte gentili funzionano in qualsiasi
ambito e per qualsiasi contenuto. Una ricerca, di qualche tempo fa, in ambito
vaccinale, ha dimostrato che la chiarezza e la personalizzazione del messaggio
e dell’invito a vaccinarsi, utilizzati in modo da coinvolgere il destinatario,
ha una forte efficacia: le persone si sono vaccinate perché si sono sentite
accudite e curate. Insomma a funzionare è stata quello che i neuroscienziati
definiscono il “sistema di accudimento”: un meccanismo di affiliazione e di
cura amorevole innato, il cui prototipo è la relazione madre-bimbo. Il
Covid-19, per quanto sia una malattia nuova, è soggetto ai medesimi meccanismi
psicologici, emotivi, cognitivi, che scattano per altre malattie e situazioni.
Mi ha colpito come nella task-force creata mesi addietro per l’emergenza
covid-19 non siano stati inseriti neuroscienziati e studiosi di scienze
cognitive per l’analisi del comportamento dei cittadini. Ci si augura che per
la campagna vaccinale, i nostri
governanti non si limitino alle sole prospettive dei virologi ed immunologi, ma
si aprano ad utilizzare altre prospettive conoscitive, quelle che ci vengono
fornite appunto dalle neuroscienze e dalle scienze cognitive.
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