Siamo tutti dentro l’ultima settimana dell’anno, quella più stressante dell’anno, quella che ci impegna fino all’ultimo rush finale dell’antivigilia e vigilia di natale: quella che il 7 gennaio ci farà dare un sospiro di sollievo e dire ”Finalmente le feste sono passate!”. Estenuanti code nei supermarket per fare incetta di panettoni e spumanti, corse frenetiche da un negozio all’altro alla ricerca del regalo che manca nella lista compilata per ricordare i regali fatti negli anni passati perché a nessuno piacciono i doppioni: significano mancanza di attenzione e, dunque, di affetto genuino. Regali, spesso fatti con insofferenza, più per dovere che per piacere, a persone di cui ti importa ben poco ma cui vanno fatti per antica consuetudine. Quelli che faticano di più sono gli ossessivi, gli eterni indecisi e i perfezionisti, quelli, appunto, che pretendono che il regalo sia originale, che il destinatario non lo abbia mai ricevuto, che sia di proprio e altrui gradimento. Ma ormai l’affinamento dell’arte del riciclo dovrebbe rassicurare i perfezionisti! I più saggi hanno deciso già da tempo di eliminarli, ma sbuca sempre qualche amico nuovo che riprende l’antica usanza e allora siete in trappola: dovete ricambiare! Insomma i regali sono la fonte del maggior stress e malanimo che l’operazione Natale comporta. Non è a caso che è stata coniata per indicare il fenomeno la formula “ sindrome da stress da regalo di Natale”. Il tutto (stress, ansia, stanchezza, malanimo) per quella, il Natale, che rischia di essere la festa più ipocrita dell’anno, la festa che consacra il più grande rituale dell’apparenza, in cui tutti sembrano felici, anzi si sentono in obbligo di sentirsi felici, in cui tutti sembrano abbassare il livello della conflittualità e si scambiano baci e abbracci perché è Natale e, come nelle favole, bisogna essere buoni e felici!
Psicologa,Psicoterapeuta,filosofa, istruttrice Mindfulness: alla fonte autentica della Psicologia Umanistica*
Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia
domenica 22 dicembre 2013
Natale: la più ipocrita delle feste
Siamo tutti dentro l’ultima settimana dell’anno, quella più stressante dell’anno, quella che ci impegna fino all’ultimo rush finale dell’antivigilia e vigilia di natale: quella che il 7 gennaio ci farà dare un sospiro di sollievo e dire ”Finalmente le feste sono passate!”. Estenuanti code nei supermarket per fare incetta di panettoni e spumanti, corse frenetiche da un negozio all’altro alla ricerca del regalo che manca nella lista compilata per ricordare i regali fatti negli anni passati perché a nessuno piacciono i doppioni: significano mancanza di attenzione e, dunque, di affetto genuino. Regali, spesso fatti con insofferenza, più per dovere che per piacere, a persone di cui ti importa ben poco ma cui vanno fatti per antica consuetudine. Quelli che faticano di più sono gli ossessivi, gli eterni indecisi e i perfezionisti, quelli, appunto, che pretendono che il regalo sia originale, che il destinatario non lo abbia mai ricevuto, che sia di proprio e altrui gradimento. Ma ormai l’affinamento dell’arte del riciclo dovrebbe rassicurare i perfezionisti! I più saggi hanno deciso già da tempo di eliminarli, ma sbuca sempre qualche amico nuovo che riprende l’antica usanza e allora siete in trappola: dovete ricambiare! Insomma i regali sono la fonte del maggior stress e malanimo che l’operazione Natale comporta. Non è a caso che è stata coniata per indicare il fenomeno la formula “ sindrome da stress da regalo di Natale”. Il tutto (stress, ansia, stanchezza, malanimo) per quella, il Natale, che rischia di essere la festa più ipocrita dell’anno, la festa che consacra il più grande rituale dell’apparenza, in cui tutti sembrano felici, anzi si sentono in obbligo di sentirsi felici, in cui tutti sembrano abbassare il livello della conflittualità e si scambiano baci e abbracci perché è Natale e, come nelle favole, bisogna essere buoni e felici!
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