La Neuroetica,
neologismo nato negli anni ’90, è un contesto disciplinare al confine tra
alcune scienze specifiche (neuroscienze, psicologia, filosofia della mente,
genetica molecolare e teoria dell’evoluzione) e la filosofia, in particolare
nella declinazione dell’etica. E’ un
campo complesso sia in termini di riflessione tematica che di metodo. Si è
tenuto nei giorni 14 15 16 maggio scorsi, a Padova, il primo congresso della “Società
Italiana di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze”(SINe), società
recentemente costituita, con il tentativo di costruire un dialogo proficuo tra neuroscienze, genetica e filosofia. Un
Congresso che apre agli scenari complessi ed interdisciplinari della filosofia
d’oltreoceano, scenari del tutto nuovi in Italia, chiusa per troppo tempo
nell'ambito della filosofia continentale ed idealistica. Sembra realizzarsi
quell’ipotesi di James Mark Baldwin, filosofo e psicologo, allievo di W. Wundt
e F. Paulsen, che proponeva all’inizio del secolo scorso, una proficua
collaborazione tra filosofia e scienza empirica (Social and Ethical Interpretations in Mental Development-1906). Magari
anche l’ italia domani avrà un Daniel D ennett..Comunque, l’obiettivo della
SINe è quello non solo di promuovere la conoscenza e la ricerca nell’ambito di
discipline di confine, ma anche di suscitare l’interesse di potenziali giovani
ricercatori. Il congresso, che ha visto la presenza di uno dei più grandi neuroscienziati contemporanei, Michael
Gazzaniga (a lui si deve la teoria
dell’”interprete mentale”), ha affrontato una serie di temi cruciali. L'uso
della risonanza magnetica funzionale, strumento ormai utilizzato da 20 anni e
che permette un'indagine non invasiva del nostro cervello mentre siamo attivi
in un determinato comportamento, ha permesso di conoscere molti meccanismi che
sono alla base della nostra mente e dei nostri comportamenti quotidiani.( Sono
le neuroscienze che hanno
consentito una delle più significative e
note scoperte degli ultimi anni, fatta
appunto dal nostro Giacomo Rizzolatti, quella dei neuroni specchio). Sono nate
perciò una serie di branche cui le neuroscienze
si applicano: la neuroetica, la neuroestetica,
l neuroeconomy, la neuro politica, ecc… . Insomma progressivamente le neuroscienze
vanno applicandosi a tematiche che una
volta appartenevano ad altri contesti disciplinari. Ma quanto più procediamo
nella conoscenza di noi tanti più
problemi e questioni etiche si pongono e, nel contempo, si aprono scenari inquietanti.
La conoscenza del nostro cervello e di come noi funzioniamo ha, infatti, enormi
ricadute nell'ambito del diritto, della farmacologia (esistono determinati
farmaci che possono facilitare l'enhancement di alcune capacità mentali e che
possono essere considerati una forma di doping), del concetto stesso di
responsabilità, colpa e pena (può essere ritenuto responsabile il soggetto che
presenta nel codice genetico gli alleli della antisocialità?)
(Per saperne di più : Buoni
si nasce, soggetti etici si diventa.La costruzione delle mente etica tra
neuroscienze, psicologia, filosofia, Ed. Pendragon)
Maria Felice Pacitto-Membro della Società italiana di
Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze(SINe)