L’Italia
vira pericolosamente verso Destra. Cosa dicono le” Neuroscienze politiche”
Dopo gli esiti del voto in Sicilia nascono serie preoccupazioni
in merito alla capacità delle istituzioni, dei partiti, dei meccanismi
democratici ad affrontare conflitti
ideologici, priorità, scelte economiche e questioni drammatiche emergenti,
guidati dalla razionalità e dall'interesse comune. Non a caso all’indomani dell’elezione
di Trump si sviluppò una diffusa preoccupazione in merito a quanto il suo stile
di governo avrebbe cambiato nella
politica americana orientandola verso un autoritarismo di destra, cosa che
puntualmente si è verificata. Ed ora a casa nostra, come i pronostici
annunciavano, in Sicilia, ha vinto il centrodestra. Vittoria, dunque, quasi
annunciata e per due fondamentali ordini di motivi. Il primo: la sinistra è
sempre stata minoritaria in Sicilia e, in questo momento, essa si presenta
divisa e squassata da diatribe interne difficilmente componibili, sia a livello
nazionale che periferico. Il secondo fattore è semplicemente numerico: cinque
liste associate alla candidatura di Musumeci con 70 candidati ciascuna. Dunque 350 candidati
sparsi per l’intera isola. La grande
preoccupazione, ora, è quanto questa vittoria possa facilitare un’analoga tendenza sul piano
nazionale alle prossime politiche. Timore non infondato considerando quanto
quello che era il primo partito italiano sia ormai alla deriva , quanto Renzi
sia, ora, in una posizione di debolezza, quanto gli risulti difficile
compattare il partito e, non ultimo,
quanto sia pernicioso l’atteggiamento di attesa di quanti potrebbero pure far
qualcosa (mi riferisco ai vari Prodi, Letta, ecc...)
V’è un meccanismo
mentale codificato nel cervello degli uomini, deputato