DIPARTIMENTO DI LETTERE E FILOSOFIA DELL’UNIVERSITÁ
DI CASSINO E DEL LAZIO MERIDIONALE
CENTRO INTERUNIVERSITARIO RES VIVA
ASSOCIAZIONE
ANTISPECISTA “SOTTO LE ALI DEL CORVO”
CENTRO STUDI FORTINI-MASI
JANE GOODALL INSTITUTE – ITALIA
ISTITUTO
ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI
SCUOLA DI ALTA FORMAZIONE IN FILOSOFIA,
ETICA, ED ETOLOGIA
Corso 2018
La costruzione delle forme nel mondo
animale
Università di Cassino e del Lazio Meridionale -
Campus Folcara, 14-15 novembre 2018
Marco Celentano
Presentazione del corso
“Mi ricordo che all’università,
studiando biologia, facevamo un gioco: «Dimmi una forma che non abbiano
inventato i Radiolari». Trovammo solo una scarpa”.
Così Mirella Delfini, nel suo Mollusco sarà lei (2009), introduceva al
primo tra i misteri con cui chi voglia cimentarsi nello studio della filogenesi
e ontogenesi delle forme biologiche, o delle preferenze e avversioni per
determinate forme e delle abilità nel costruirle, osservabili nel mondo
animale, dovrà confrontarsi:
Il vivente iniziò a sviluppare una
stupefacente varietà di morfologie, una miriade di forme che poi anche le
tecniche e le arti umane hanno ereditato, incorporato, e rielaborato, centinaia
di milioni di anni che comparissero occhi in grado di vederle, distinguerle,
apprezzarle.
Già agli inizi del Cambriano, più di 500
milioni di anni fa, i Foraminiferi e altri protozoi introducevano, come scrive
poeticamente Mirella, “un presagio di bellezza in uno spazio ancora vuoto di
forme” (cit., p. 20) o, in ogni caso,
plasmato da forze non viventi.
Prendeva avvio, così, insieme al
differenziarsi delle forme viventi, anche un altro fenomeno che ha
caratterizzato l’intera filogenesi: l’evoluzione convergente verso determinate
morfologie, in specie e classi diverse, che vanno dai più semplici unicellulari
ai pluricellulari dei diversi “regni”. Convergenze trasversali, dunque, anche a
questi ultimi, poiché tra le morfologie vegetali e quelle animali sono
riscontrabili migliaia di similitudini e molte di queste, dalla sfera alla
raggiera alla bilateralità, hanno, dal punto di vista formale, predecessori
negli unicellulari.
La genesi e la differenziazione degli
organi sensori e motori animali introdusse, in questo scenario già così
variegato, nuove e ulteriori forme di selezione e modificazione, sia delle
forme presenti nell’ambiente, sia delle forme
e dei colori degli organismi stessi, rivelandosi di importanza decisiva
anche per l’evoluzione del regno vegetale, basti pensare alla coevoluzione tra
fiori e insetti.
Fin dall’inizio di questo processo, gli
animali hanno imparato, non solo a riconoscere
e sfruttare forme esistenti nei loro ambienti di vita, ma anche a produrre forme, modificando e
riassemblando materiali presenti nel proprio habitat, decorandosi il corpo,
modulandone e coordinandone le sonorità
e i movimenti in complessi rituali.
Gli elaborati rituali che alcune coppie
di granchi monogami affinano per anni, eseguendoli insieme prima di ogni accoppiamento,
le danze di corteggiamento del ragno pavone saltatore australiano, i “canti” di
seduzione emessi dai grilli maschi in prossimità di una femmina, durante il
periodo riproduttivo, e molti altri fenomeni analoghi, oggi ben documentati,
suggeriscono che “preferenze” e abilità individuali possano svolgere un ruolo
nella selezione ed evoluzione delle forme, dei prodotti, e delle attività
animali già presso phyla che la tradizione zoologica classificava come
“inferiori”, in quanto dotati di un sistema nervoso “non centralizzato”, come
gli artropodi.
Mancano ancora, però, nello studio delle
differenze individuali in queste tipologie di animali, documentazioni, test,
differenziazioni e approfondimenti adeguati, e il consenso sulla loro esistenza
o rilevanza non è unanime.
Nei vertebrati, da alcune specie di
pesci fino ad uccelli e mammiferi, siamo invece in grado di attestare l’ampia
diffusione di un fenomeno determinante anche per l’evoluzione dell’espressione
estetica e della comunicazione umane: il maturare delle preferenze individuali
nel contesto di tradizioni
comportamentali e comunicative, che si trasmettono tramite apprendimento di
generazione in generazione, e si differenziano da popolazione a popolazione,
all’interno di una medesima specie.
Il corso 2018 della Post-Graduate School of Philosophy, Ethics, and Ethology,
undicesimo di una serie iniziata nel 2008, proporrà, avvalendosi come sempre
dell’intervento di studiosi altamente qualificati, un’esplorazione di questo
vasto universo della selezione e produzione delle forme, e della genesi delle preferenze formali,
quale si presenta nel regno animale.
La prima sessione introdurrà il tema
delle origini e dell’evoluzione delle forme biologiche, e quello della
filogenesi e ontogenesi delle preferenze “formali” e cromatiche.
Le due successive saranno incentrate
sulla disamina di comportamenti e prodotti animali che presentano significative
analogie con attività e produzioni umane tradizionalmente catalogate come
“estetiche”: dall’autodecorazione negli insetti, di cui J.H. Fabre fu fine
osservatore, alle sculture di sabbia del pesce palla giapponese, scoperte solo
una ventina di anni fa, agli spettacoli nidi degli uccelli giardinieri, alle
“danze” e ai “canti” diffusi a macchia d’olio in diverse classi e specie
animali.
Una esplorazione orientata a delineare
mappature orizzontali delle attività
produttive e delle abilità espressive animali, senza suggerire o istituire tra
queste alcun tipo di scala gerarchica, sottolineando, invece, il fenomeno
dell’evoluzione convergente verso l’assunzione di determinate forme espressive,
e il loro uso nelle tecniche costruttive e nelle attività comunicative. Un
fenomeno che si è verificato più volte, nel corso della filogenesi, anche tra
specie molto distanti e diverse tra loro, sotto il profilo filogenetico,
genetico, ed ecologico (basti pensare, nell’ambito delle modalità espressive,
ai “canti” e alle “danze” di corteggiamento) e costituisce, anche per questo
motivo, uno dei misteri più affascinanti del mondo vivente.
Nessun commento :
Posta un commento