Neuroscienze.Per
favore non mettete le mani sulla Scuola!
(Già pubblicato sul quotidiano l'Inchiesta)
Se c’è qualcosa che mi provoca l’orticaria, questa è l’abuso
della parola “cultura”. Si tratta di un brand, che appartiene, ormai, a quasi tutti.
Nobilita, riposiziona socialmente, e, magari, se si riesce ad imbarattolare
qualcosa, fa fare vetrina! Ma la parola
cultura è impegnativa, molto impegnativa. La cultura vuole impegno, studio,
dedizione. Non ama improvvisazioni ed improvvisatori. E’ una cosa delicata e
difficile da maneggiare soprattutto quando la si vuole diffondere. Il rischio è
quella di affogarla e svilirla in pseudo
prodotti culturali. Forse siamo troppo severi: in fondo meglio divertirsi e
stare in allegria con la pseudo cultura piuttosto che con altro. Ma un danno
c’è: abbassare il livello di consapevolezza, delle conoscenze e ottundere la
riflessività.
Ma ciò che tollero ancora meno è l’irruzione nella scuola dei molti che propongono le più svariate attività per i ragazzi: sport,
spettacoli, progetti. Tutti vogliono organizzare qualcosa a beneficio delle
scuola, tutti vogliono mettere le mani sulla scuola. Insomma una serie di
attività che in sé non sono negative ma che distraggono e sviano dalle attività
curriculari, da quelle discipline fondamentali per la strutturazione della
mente e per la formazione della persona. Nasce spontanea la
domanda: “Ma i fondamentali quando e come si fanno?”. Cioè quanto e quale tempo
si dedicano allo studio della lingua e legtteratura italiana, della ,matematica,
della filosofia, ecc..? Domanda pertinente
se si tiene conto che i punteggi del Qi sembrerebbero calati nelle ultime
generazioni, a partire dai nati negli anni ’70.
Ma in questo andazzo che vede complici genitori, docenti e
dirigenti, non v’è implicito uno scalzare ruolo e competenza dei docenti? E
d’altra parte questi signori che hanno tanta voglia di fare per la scuola,
perché non hanno scelto la professione di insegnanti?La scuola non ha bisogno
di interventi esterni: ha semplicemente bisogno di docenti appassionati della loro
disciplina, che sappiano a loro volta suscitare
negli allievi passione per la conoscenza, capaci di accendere giorno
dopo giorno curiosità ed interesse. Se si continua ad interessare e motivare i ragazzi
con espedienti divertenti ed eccitanti, non faremo che allontanarli dai libri e
dalla conoscenza. Un falso concetto di modernizzazione e svecchiamento della
scuola ha portato a svuotare la scuola di contenuti formativi essenziali per
costruire giorno dopo giorn L’aria vuota,
come l’Italia ha distrutto la sua scuola.
I libri, le idee possono costituire una ragione di vita,, possono dare
significato all’esistenza. Ciò che si fa, o si dovrebbe, fare a scuola e’
l’occasione per diventare più capaci di capire il mondo, più consapevolmente
umani.
o mente e cervello. E’quanto afferma Ernesto Galli
della Loggia nel saggio
Ciò che si sta verificando nella
nostra scuola ha qualcosa a che fare con
i recenti dati allarmanti dell’Ocse-Pisa relativi alla lettura? Ovviamente sì.
Ma l’emergenza lettura, che non riguarda solo i ragazzi ma anche gli adulti,
non è una cosa nuova. Già nel 2015 l’ Ocse attribuiva all’Italia un
triste primato nell’analfabetismo funzionale.
Segnalava che l’Italia registra uno dei punteggi più bassi in termini di
lettura e comprensione (literacy) nei soggetti tra i 25 e i 34 anni provvisti
di un diploma universitario, dato che si riflette anche nelle competenze
logico-linguistiche degli insegnanti e degli studenti di scuola secondaria. Un
dato preoccupante e su cui riflettere. Studi recenti ci dicono che il 28% dei
cittadini italiani tra i 16 e 65 anni hanno scarse competenze nella lettura ed appartengono a famiglie in
cui sono presenti meno di 25 libri. I danni più gravi si riscontrano nella
cosiddetta lettura profonda o riflessiva. Ma riflettere sulla scuola
sembra essere un esercizio inutile e noioso.
Un sistema, la scuola, fatto di cattedre e programmi senza alcuna
attenzione per i talenti degli allievi, una serie di continue ed inefficaci
riforme sfornate dall’avvicendarsi dei ministri. La speranza di una scuola
diversa può essere sostenuta dalla presenza di adolescenti più responsabili
consapevoli che un corso di studio richiede impegno, fatica. Coadiuvati,
necessariamente, da genitori parimenti responsabili e dotati di buon senso, responsabilmente
collaborativi con la scuola .
Mariia Felice Pacitto
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