Un obiettivo di ricerca nell’ambito della Biologia sintetica è replicare non
solo le singole cellule in laboratori ma il modo in cui interagiscono. Sono
allo studio organoidi capaci di replicare un fegato o un intestino. Un altro
indirizzo di ricerca è costruire minuscoli computer biologici ed inserirli in
un organismo. Possono fare da sentinelle per potenziali patologie e riparare
l’organismo. Nel campo della medicina rigenerativa la sfida è quella delle
cellule germinali e con circuito sintetico. Ci vorranno anni però per passare
dalla ricerca in laboratorio alla pratica medica. Sarà possibile in un futuro
inserire sequenze genetiche migliorate. Secondo la bioifisica Marileen Dogterm un domani sarà possibile
costruire cellule sintetiche che si autoriproducono nello spazio. Dirige un
progetto della NASA che ha come
obiettivo produrre biopropellenti sintetici per navi spaziali e batteri per
“terraformare” pianeti. I batteri sintetici possono essere utilizzati per creare
un’atmosfera e per fertilizzare i suoli,
per regolare i cambiamenti climatici e rendere il corpo più resistente. Nell’ambito delle biotecnologie è possibile
utilizzare la tecnica del Crispar-Cos9 che permette di individuare geni
patogeni ed eliminarli. La ricerca genica ha fatto progressi solo qualche anno
fa impensabili: e’ possibile, per alcune malattie, “somministrare” un gene sano
che possa lavorare al posto di quello difettoso, è possibile modificare il DNA
di un embrione (prima dell’impianto) per curare una malattia genetica
ereditaria. La procedura del gene
editing,
(Crispr CAS 9) apre la possibilità
straordinaria di curare qualunque malattia rara diagnosticabile prima
dell’impianto dell’embrione. Tutto legittimo fin quando queste tecniche
straordinarie
vengono usate per curare o
prevenire malattie gravi. Ma dove porre il confine? E se si volesse utilizzare
il gene-editing per prevenire l’obesità o l’alcolismo? Sono da considerarsi
malattie, queste? Che cos’è malattia? E se lo si volesse usare per avere una
prole fisicamente più forte ( già da tempo i topi vengono modificati
geneticamente per avere una muscolatura più forte) o per avere una prole con
determinate caratteristiche fisiche?
Si
aprono questioni etiche non indifferenti perché se c’è una regola per la
scienza è questa: se qualcosa si può fare prima o poi succederà. Nel novembre
scorso destò un enorme clamore in tutta la comunità scientifica l’esperimento
del ricercatore cinese Jiankui He che ha modificato il corredo genetico di una
coppia di gemelli, esperimento pericoloso e scientificamente inaccettabile. Si
tratta, come alcuni scienziati hanno
sottolineato, di un esperimento e non di una sperimentazione. Un
esperimento condotto direttamente su esseri umani, fatto senza metodologia
scientifica (assenza di sperimentazione preclinica che implica il passaggio dal
laboratorio all’essere umano,) La cosa grave è che l’ intervento di Jankui He
non aveva lo scopo di rimuovere una patologia ma piuttosto quello di manipolare
embrioni perfettamente sani per prevenire
un eventuale contagio da HIV. Ma, ulteriore cosa grave, la manipolazione
genica effettuata
potrebbe dar luogo a
gravi problemi dato che il gene manipolato (CCR5)è implicato nei processi di
apprendimento e di memorizzazione. Ma la tecnica della manipolazione genica
potrebbe anche risolvere il problema che affligge di più l’umanità:
l’invecchiamento. Basterebbe modificare
implementare le telomerasi un processo che rallenta l’accorciamento dei
telomeri (la parte terminale dei cromosomi), accorciamento che determina
l’invecchiamento. Ma sarebbe desiderabile allungare la durata della vita, molto
oltre i cento anni? Quale sarebbe la qualità della vita? Non verrebbero
comunque eliminate le malattie genetiche della vecchiaia: aumenta, infatti, il
rischio di mutazioni casuali, da cui, risultato evoluzionistico, si è meno
protetti, perché si è superata l’età riproduttiva. Accettiamo questa verità: la
vecchiaia non è una malattia, è un esito naturale del processo vitale.
Rassegniamoci: bisogna invecchiare!