Il tabù della morte perinatale e la solitudine delle
madri
15 ottobre è la "Giornata mondiale della
consapevolezza sulla perdita perinatale e infantile".
(Articolo già pubblicato sul quotidiano l'INchiesta)
Si parla spesso di questioni femminili: di violenza contro
le donne, di mancato riconoscimento della parità con i maschi, di discriminazione nel mondo del lavoro, di
disoccupazione che nella situazione pandemica ha colpito maggiormente le donne:
un vasto repertorio di temi. Ma poco si parla del femminile materno, della vita
interiore delle madri, del desiderio di diventare madre e delle difficoltà,
talora, a diventarlo, difficoltà rese
ancora più pesanti e difficili dalla pandemia. Il focus sulle rivendicazioni femminili ha portato a distogliere lo sguardo dal
femminile materno e dai suoi drammi. Una volta diventare madre era il destino
automatico delle donne. Oggi le donne possono scegliere, ma il silenzio è
calato sulla maternità, sulla voglia di
maternità e sui suoi drammi. Poco si parla della vita interiore delle donne e
della disperata ricerca di maternità che porta ad inoltrarsi nei processi
difficili e complessi della fecondazione assistita, cui sempre più spesso le
donne ricorrono, oggi, dato che esigenze lavorative portano a procrastinare la
maternità. Non si è parlato di quelle donne coraggiose (perché a fare figli ci
vuole coraggio!) che nonostante il rischio della pandemia si sono avventurate
in gravidanze vissute, per il rischio di contagio, spesso in estrema solitudine:
niente amicizie niente svaghi e passeggiate , niente presenza accogliente e
rassicurante delle madri, donne mature e più a rischio. Le donne incinte è alle
madri che si rivolgono per un meccanismo naturale di condivisione: di madre in
figlia si trasmette il mistero della vita. Un masticare insieme le ansie e i
timori, ancora più intensi, quest’anno, per il rischio di ammalarsi. Perché,
per quanto fenomeno naturale, il parto continua ad essere a rischio di morte
per la madre e per il bambino. Il che sembra assurdo in tempi di ingegneria
genetica, di taglia -incolla di frammenti di geni; in tempi in cui si pensa ad
una procreazione uniparentale e di utero artificiale, ipotesi, queste, che si
accompagnano, ovviamente, ad implicazioni etiche di enorme portata. Ciò che
accade in sala parto è imprevedibile: rischiano le madri e i nascituri. Eppure
non se ne parla. Madri che perdono i loro bimbi a fine gravidanza o durante il parto, spesso
per cause ignote. Madri che arrivano in ospedale sicure di veder nascere un
figlio e scoprono che non c’è battito. Morte perinatale viene definita. Vicende tragiche e
angoscianti con elementi di sofferenza estrema come quello di dover partorire
un bimbo che si sa già morto. Piccolo corpo inanimato e inerte che viene
cullato dalla madre, dal padre, dai nonni: gli ospedali più sensibili lo
permettono. Anche in questo periodo di pandemia la morte perinatale ha colpito,
aggiungendo dolore e angoscia a quell’atmosfera depressiva e luttuosa
instaurata dal covid. Esperienze terribili e devastanti che gravano pesantemente sulla vita delle madri
e della famiglia allargata. Perché se la nascita di un bimbo è un fatto
collettivo, la morte di un bimbo è una tragedia collettiva. Una sofferenza,
quelle delle madri, delle madri cui è difficile portare conforto. Sofferenze che
col tempo si affievoliscono ma rimangono per sempre, con conseguenze
psicologiche devastanti. Le madri si sentono incapaci di dare la vita, in colpa
per non aver sentito i segnali di sofferenza del bambino, impotenti. La morte perinatale non è un fenomeno raro: ne sono colpiti 2mila genitori
all'anno solo in Italia, circa una donna in gravidanza su 6. Un mondo sommerso, quello della morte e del lutto perinatali, di
cui volutamente non si parla e da cui gli altri (amici, conoscenti) si
ritraggono sgomenti. Tragedie che innescano reazioni a catena: sulla salute
psichica delle madri, sulla vita di coppia, nelle famiglie allargate. Spesso i
maschi (i padri) si allontanano perché non reggono il dolore delle compagne. Un
mondo sommerso di sofferenza e problematiche su cui vige un assoluto tabù. Le stesse regole e comportamenti convenzionali
del lutto si dissolvono. Gli amici, i conoscenti dinanzi al lutto perinatale si
dileguano sgomenti. Perché? Perché rimangono attoniti,non sanno cosa dire, cosa
fare. Perché si può accettare in qualche modo la morte di un anziano, di un
adulto, perché soggiace ad una regola della vita. Ma non si può accettare la
morte di un bimbo, di un nascituro,
perché è la negazione della vita stessa. Bimbi che non hanno avuto nulla: solo
il caldo abbraccio dell’utero materno. Il 15 ottobre è la giornata dedicata ai
bambini mai nati. In Italia questa iniziativa è stata fortemente voluta
dall’associazione “Ciao Lapo” che si occjupa della diffusione delle con oscenze
su questo tema. Oltre 60 città aderiscono al
progetto mondiale "un'onda di luce nel mondo", per
ricordare tutti i bambini mai nati o morti prematuramente. Alle ore 19, in
tutto il mondo, i genitori hanno acceso una candela e l’hanno vista ardere per un'ora, per ricordare questi
piccoli angeli volati in cielo troppo presto.
Nessun commento :
Posta un commento