Da tre mesi siamo in guerra. Ma è da decenni che alcune zone
del
mondo sono in guerra: ma non ce ne
eravamo accorti perché guerre troppo lontane da noi e ciò che è lontano non ci
coinvolge . Abbiamo goduto di 80 anni
di
pace fittizia. Ed ora siamo atterrati improvvisamente sulla realtà. Siamo
dinanzi ad una guerra tragica, crudele ma soprattutto paradossale,
schizofrenica.
Paradossale perché
qualsiasi cosa fai
o non fai sbagli,
determini conseguenze gravi
o sei inefficace
. Se dai le armi rischi l’escalation della guerra, se non le dai faciliti la
falcidia degli ucraini. Qualsiasi cosa tu faccia sbagli. Una guerra diversa da
tutte le altre perché è schizofrenica: diamo le armi per combattere Putin ma
continuiamo a comprare gas da lui fornendogli così denaro per continuare la
guerra. Continuiamo con le sanzioni ma poi ci accordiamo con Putin per la
fuoru
iscita del grano dall’Ucraina. Continuiamo a mandare armi ma non proprio Facciamo
fatica a tenere insieme o a far coesistere queste due cose opposte. C’è da
uscire fuori di testa. Nella nostra mentalità di persone medie l’aggressore è
aggressore e ci si difende da lui, il nemico è nemico e non
si fanno affari con lui. Facciamo fatica a far
coesistere guerra e ragioni economiche. Una guerra
inaspettatamente lunga.
All’inizio sembrava una situazione (che
comunque avrebbe dovuto essere prevista
considerando la complessità geopolitica della zona) semplicemente sfuggita di
mano agli organismi politici e alle forze diplomatiche, anche europee, ormai
inefficienti e incapaci di comprendere ed affrontare la complessità dei
fenomeni politici attuali. Ma le cose sono andate progressivamente
complicandosi e non vediamo facili soluzioni. In questi mesi abbiamo visto e
sentito di tutto. Dopo un moto collettivo di indignazione contro Putin e di
manifesta, sentita solidarietà nei confronti del popolo ucraino, gli italiani
si sono spaccati e polarizzati in due schieramenti contrapposti:
Il popolo dei pacifisti antiamericani che
vogliono
il blocco dell’invio delle armi
a Zelenski e si schierano contro i presunti
sostenitori della guerra, insensibili alle sofferenze del popolo
ucraino. Come se la pace non fosse nei desideri di tutti! Non ci è stata
risparmiata neanche una deplorevole certa spettacolarizzazione della
guerra
mostrata e narrata
dai vari intrattenitori dei salotti
televisivi. Non ci è stato risparmiato il gelido, calcolatore, Orsini il quale
ci ha ripetuto come un mantra che aiutare Zelenski avrebbe fatto arrabbiare
Putin ancora di più ed innescato un’escalation della guerra. Tanto valeva
cedere subito a Putin quello che voleva “tanto se lo sarebbe preso lo stesso”.
Ci saremmo almeno aspettato da uno studioso
la dichiarazione di un debito. Anni fa uno studioso di fama Paul Watzlawick
coniò la formula “la profezia che si autodetermina” alludendo alla situazione
di due paesi vicini rivali e sospettosi: uno dei due tira su muraglioni di
difesa perché teme di essere attaccato. L’altro si insospettisce ed attacca
davvero. Non ricorda forse la vicenda Putin-Ucraina? Ovviamente il muraglione
difensivo che insospettisce il vicino sta per la volontà, da parte
dell’Ucraina, di entrare nella Nato. La prima parte del ragionamento di Orsini
la condividiamo ma non ci piace la seconda per il semplice fatto che se un
popolo chiede aiuto, e per la giusta causa di potersi difendere, dobbiamo
aiutarlo. Ma il punto è che
esula
dall’orizzonte di pensiero di Orsini qualsiasi riferimento a valori quali la
legittima aspirazione dei popoli ad autodeterminarsi
e ad essere liberi, valori per i quali vale
la pena di combattere e anche morire.
Valori, questi, connessi, a quello fondamentale della giustizia: la
guerra
ristabilisce la giustizia nel
senso che difende i diritti di un popolo
contro chi non rispetta le norme e lo invade.
Tutti, ora, invocano
la pace, ma può esservi pace durevole senza
giustizia? Quanto potrebbe durare la pace? Inoltre, per quanto la guerra sia il
massimo dell’incertezza e dell’insicurezza per i cittadini, talora essa è il mezzo
per ristabilire la sicurezza della nazione e la Pace. Difendere lo stato è il
primo dovere di un governante e anche dei governati, con tutti i mezzi
possibili anche con la guerra. Paradossalmente pace e guerra talora sono un
binomio inscindibile.
Ma in questo momento sembra si affermi il “si salvi chi può!”
Gli europei non stanno mandando le armi che avevano promesso e stipulano
accordi economici con Putin: si sono resi conto che le sanzioni colpiscono
anche loro e che senza gas l’economia non procede. E anche Biden, nonostante le
promesse, invia armi che non sono sufficientemente potenti per vincere e
fermare i russi ma solo per ridurne l’impatto. Aiutiamo l’Ucraina ma solo fino
ad un certo punto, tale che non disturbi troppo la sucettibilità di Putin e
tale che non si debba mai dire che abbiamo lasciato da soli gli ucraini, che
pur combattono per i valori che sostanziano le nostre democrazie. E anche l’opinione
pubblica si è fisiologicamente
assuefatta alle immagini della guerra e ai reportage televisivi: ormai non si
parla quasi più di guerra e del suo andamento.
L’estate avanza perciò non si vuole pensare né soffrire con e per gli
altri: è ora di divertirsi e godere!
Maria Felice Pacitto