Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

mercoledì 4 giugno 2014

Neuroscienze, geni e politica


Neuroscienze, Genetica e politica: possono i geni determinare il nostro comportamento politico?

Ormai la genetica e le neuroscienze ci dicono chi siamo. Già da tempo vengono infatti applicate ai diversi aspetti della vita umana, non senza mettere in campo una serie di problematiche che non sono solo semplicemente di ordine scientifico ma di carattere etico e che aprono a scenari inquietanti, problematiche la cui analisi rimando ad altra sede*.Non sfugge ovviamente il comportamento politico:  le nostre scelte politiche potrebbero essere influenzate dai geni? Il primo ad indagare le determinanti genetiche dei nostri comportamenti culturali fu il genetista Nicholas Martin il quale, circa vent'anni fa, studiando coppie di gemelli, scoprì che questi avevano idee simili in ambito dell'etica mentre gli altri fratelli no. Più recentemente altri studiosi,  John Alford e  Peter Hatemi, hanno riscontrato analoghi risultati. Anzi a sventare qualsiasi obiezione relativa al fatto che i gemelli generalmente fanno stessi studi frequentano stessi ambienti, sono andati a cercare gemelli che hanno frequentazioni diverse, vite diverse. Ebbene i gemelli omozigoti hanno le medesime idee rispetto al comportamento politico e al comportamento morale.

 In una ricerca più recente ( sempre di Alford e Hatemi) si sottoponevano i soggetti sperimentali alla visione di immagini diverse. Si scopriva che i liberal (quelli di sinistra) si soffermano di più dinanzi ad immagini piacevoli (bambino fekice, coniglietto, ..) mentre i conservatori (quelli di destra)si soffermano di più su immagini che suscitano paura o disgusto (una ferita infestata da vermi,..). I primi inoltre sarebbero più aperti alle novità e più tolleranti, mentre i secondi legati alle tradizioni, all'ordine e all'organizzazione. E,  ancora, i primi sarebbero più tolleranti nei confronti degli immigrati e dei matrimoni gay al contrario dei secondi. Sarebbero inoltre più aperti ai cambiamenti. Da piccoli sarebbero stati più autonomi, empatici e poco inibiti.  Stesse caratteritische dei bambini che da adulti, secondo una  nota, vecchia ma sempre attuale ricerca di Gordon Allport, sviluppano il tratto caratteriale della tolleranza.  I conservatori  più dogmatici, meno inclini al cambiamento. Gli studiosi concludono che l’orientamento politico sembra emergere già a 4 anni e che vi sarebbe una disposizione naturale,  modulata attraverso le fasi evolutive.E’ possibile che in un futuro non troppo lontano si vorrà sfruttare la Neurobiologia  per facilitare e indurre il comportamento politico degli elettori. Comunque si tratta di dati che meriterebbero una larga discussione. E’ evidente che, se i nostri comportamenti politici fossero del tutto determinati da geni, sarebbe impossibile cambiare opinione politica come invece  accade in circostanze particolari.  Va comunque precisato che nessun lavoro scientifico ha mai affermato una rigida determinazone tra genetica e comportamento. Presumibilmente i nostri comportamenti politici sono  determinanti dalla interazione di una serie di fattori quali i  geni,  l’educazione, le esperienze di vita. Ma sicuramente una significatività gli studi sul rapporto genetica- comportamento politico la hanno se consideriamo che difficilmente le persone cambiano orientamento politico tranne che dinanzi ad eventi traumatici. Molti, negli USA, dopo la caduta delle torri gemelle, divennero conservatori. Di fatto ulteriori studi, in ambito neuroscientifico, mostrano come gli elettori cambino partito quando c’è crisi perché le emozioni (ansia e paura) ci aiutano a rimettere in discussione le scelte che noi facciamo quasi in modo automatico. (Questo spiegherebbe anche il successo di Renzi checché ne dica Grillo che , deluso e rabbioso per i risultati, accusa gli avversari di brogli elettorali!).Dunque, alla luce delle vicende della politica italiana generatrice di ansia, stress e depressione, gli esiti delle scorse elezioni non dovrebbero aver sorpreso!

(Articolo di Maria Felice Pacitto, già pubblicato ne l'Inchiesta)

 

 

 

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