C’è qualcosa di tremendamente
offensivo nei confronti delle donne nei report della vicenda di Firenze sia in
quello dei media (vedasi l’affermazione di un giornalista in una delle
trasmissioni –news televisive di tarda serata) che degli imputati. Mi riferisco
al dubbio sottile innescato, prima della confessione del primo carabiniere,
dalla sottolineatura della assicurazione stipulata a favore delle due ragazze
dalla Università americana, quasi a far
capire che ci fosse un interesse economico da parte delle due a denunciare un
falso stupro. E poi la affermazione del sindaco di Firenze “Si deve sapere che
andare in italia non è andare a
Dysneland” come a dire “se la sono andata a cercare”. Infine la confessione del
primo carabiniere: “era consenziente”. E poi il secondo “Sono loro che ci hanno
invitati”. Insomma secondo gli imputati non di stupro si è trattato: stupro è
quando l’atto sessuale viene estorto con
una violenza visibile accertata e inoppugnabile. Ma se non di stupro
sicuramente di abuso si tratta. Si intende per abuso un atto sessuale consumato
in una situazione impropria, in una condizione di disparità di ruolo e
psicologica e priva di consenso. Caratteristiche tutte presenti nel caso. Quale
consenso potevano dare ragazze ubriache
non lucide, non in grado di riflettere e decidere? Quale consenso potevano dare
ragazze che si trovavano in una condizione
psicofisica debole e di dipendenza psicologica? Non è forse abuso un atto
sessuale subito da un soggetto nei confronti del quale al momento si è in una
condizione di subalternità e di dipendenza psicologica? Perché la violenza sessuale è stata consumata da un
soggetto che era nel pieno delle sue funzioni professionali ( funzioni di
pattugliamento notturno della città). Quando un atto sessuale è consumato
abusando delle condizioni fisico-psichiche deboli dell’altro la violenza è
implicita!. Non c’è bisogno di segni di violenza esteriore. Ma anche se le
ragazze fossero state sobrie, comunque, i due carabinieri mai avrebbero dovuto
derogare dai loro compiti professionali offrendo un passaggio né tanto meno
entrando in casa delle ragazze. Ma non è su questo che voglio soffermarmi.
Psicologa,Psicoterapeuta,filosofa, istruttrice Mindfulness: alla fonte autentica della Psicologia Umanistica*
Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia
giovedì 21 settembre 2017
domenica 10 settembre 2017
Di che cosa parliamo quando parliamo di amore? Perché si scelgono partner più vecchi di età?
La maggior parte degli amanti rimarrebbe davvero sconcertata
se sapesse esattamente di che cosa si tratta quando dice “Ti amo”. Siamo da
sempre abituati ad immaginare l’amore rappresentato da un grande cuore. Ma di
fatto l’organo dell’amore è il cervello. L’amore ha una chimica cerebrale.Infatti
il sentimento d’ amore è prodotto da una serie di meccanismi neuroormonali
circuiti neuronali e neurotrasmettitori.
Epinefrina,norepinefrina,feniletilamina e dopamina sono i neurotrasmettitori
che producono quella piacevole eccitazione dell’innamoramento: cuore che batte,
forte sensazione di benessere e di forza. Anche la cioccolata ricca di
fenilitamina produce analoghe sensazioni di benessere. Attraverso tecniche di
neuroimaging è possibile vedere cosa accade nel cervello dell’innamorato: le
aeree frontali sono meno attive e perciò l’individuo è meno attento e più
indifeso , è accecato dalla passione. Ma la chimica cerebrale non ci spiega
perché si è selettivi nell’innamoramento e ci si innamora proprio di quella
determinata persona. Anche qui la
biologia ci dice qualcosa e ci informa su alcune tendenze generali del
comportamento amoroso. Gli uomini tendono ad innamorarsi di donne belle e
giovani.Perché? Perché queste caratteristiche sono sinonimo di buona salute e
di buona capacità riproduttiva: bellezza e giovinezza sono a servizio,
darwinisticamente,dell’evoluzione che mira alla riproduzione della specie. Le
donne tendono a innamorarsi di uomini ricchi e potenti, l’equivalente attuale
degli uomini forti e vigorosi di una volta in grado di proteggere e difendere
la donna e la prole. Comportamenti analoghi si riscontrano nei nostri fratelli
animali. Tuttavia, nell’essere umano, le spinte biologiche e istintive sono
modulate dalla cultura, dalle esperienze e dalla storia personale. La biologia non è un destino! La coppia Macron-Brigitte ne è un caso esemplare!
Il bisogno di attaccamento: prché abbiamo bisogno di coccole, baci e abbracci.
Nasciamo con un cervello predisposto alla relazione e
all’attaccamento (attachement). Il neonato, come già la psicoanalisi della
relazione d’oggetto aveva intuito, ha una
motivazione intrinseca alla relazione. E’ un bisogno fondamentale perché
senza di esso n on vi sarebbe
sopravvivenza per l’essere umano. Ed è presente in tutti i primati. E si
manifesta anche tra specie diverse. Da come si sviluppa l’attaccamento con la
figura materna all’inizio della vita dipende il modo in cui l’essere umano si
relazionerà con gli altri da adulti. Un buon attaccamento originario influenza
positivamente lo s viluppo cognitivo ed emotivo ella persona. Sono ormai note
le conseguenze negative che un attaccamento inadeguato ha per lo sviluppo della
persona (si vedano gli studi di Mary Main) Un buon attaccamento implica un buon
contatto fisico( èl’abbraccio di mamma che definisce il Sé corporeo originario,
prima forma di Io), sintonizzazione emotiva, sincronizzazione della
interazione, accettazione incondizionata. Il bisogno di attaccamento,
contrariamente a quanto molti credono, dura tutta la vita. Per tutta la
vita cerchiamo di riprodurre l’attaccamento
originario con un altro/a partner. E
allo, stesso modo, ricerchiamo quelle coccole e quegli abbracci,
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