3.Il Gruppo d’Incontro (d’ora in
poi sempre Gd’I) è un metodo che nasce
negli anni ’60 ad Esalen, nell’ambito del movimento della Psicologia
Umanistica, come risposta al disagio esistenziale di una umanità che, stanca
del consumismo e del materialismo che caratterizzavano la società americana,
aveva un gran bisogno di rinnovamento culturale e spirituale. Il Gd’I, secondo
l’approccio da me sviluppato, è un metodo terapeutico a tutti gli affetti,
diverso sia da quello rogersiano che da quello tradizionale nato ad Esalen. Ha
una cornice teorica ed un metodo
precisi.
E’ un metodo attivo che utilizza
come espediente le “esperienze guidate” o esercizi. Si tratta di stimoli che
consentono ai partecipanti, oltre che di parlare dei loro vissuti, anche di
“agirli”. Non si tratta semplicemente di parlare ma di sperimentare situazioni.
Agire significa sperimentare, in un contesto protetto e guidato dal terapeuta,
un nuovo comportamento che mobilizzi vari sistemi energetici: cognitivi,
emotivi, corporei.
Il metodo da me sviluppato si
basa su una determinata concezione della persona che tiene conto della riflessione filosofica
fenomenologico-esistenziale e di quella sviluppata dalla Psicologia Umanistica.
In tale concezione della persona vengono riunificate quelle facoltà della mente
che una vecchia concezione filosofica e psicologica avevano visto come
separate. L’apprendimento ha creato connessioni tra emozioni sensazioni e
pensieri, connessioni percorribili a doppio senso. Le esperienze guidate trovano la loro efficacia proprio in
questi meccanismi: un’emozione può
evocare un ricordo, un pensiero triste che a sua volta può innescare altre
emozioni, ecc. Pertanto, durante il lavoro terapeutico, si può passare dal livello emotivo a quello sensoriale, a
quello cognitivo, a quello immaginativo, ciascuno dei quali vengono, di volta
in volta, in primo piano, mentre gli altri rimangono relegati nello sfondo.
Il G d’I si prefigge fondamentalmnte il raggiungimento di una
condizione di salute e maturità psicologica attraverso la sollecitazione delle
potenzialità di crescita umana insita in ogni persona. (Dal Sentire all’Essere, pag.127 e segg.). Tra gli obiettivi a breve
termine va considerata la capacità di diventare consapevoli di sé come
organismo integrato mente-corpo il che significa lo sviluppo delle facoltà
umane:
-sensibilità
-cognizione
-immaginazione.
Lo sviluppo di tali facoltà è uno degli obiettivi
fondamentali del Gd’I .
▪ Sensibilità: emozioni-sentimenti,
sensazioni.
Le emozioni sono importanti per
la nostra sopravvivenza, perché contribuiscono alla strutturazione del Sé (Dal Sentire all’Essere, pag.135) e ai
meccanismi della coscienza, perché orientano il comportamento sociale. La
persona è sempre in una disposizione d’animo, non è mai neutra dinanzi al
mondo. V’è una stretta connessione tra emozioni e corpo. Vengono usate, pertanto, esperienze guidate
che coinvolgono il corpo mettendolo in movimento. L’obiettivo è quello di far
sì che la persona recuperi la consapevolezza della propria sensorialità e
corporeità, la percezione della
affidabilità del corpo.
▪Cognizione. La verbalizzazione, momento successiva
all’esperienza, consente l’integrazione e l’assimilazione del vissuto nella
totalità dei significati di vita della persona. Il valore trasformativo delle
parole era già stato intuito da Freud. Tradurre l’esperienza in parole è un
primo fattore contenitivo ed ha un effetto benefico sulla salute fisica ed
emotiva. L’espressione di una forte emotività che non trovi connessione con il
sistema verbale non produce alcun beneficio.
▪Immaginazione. Le immagini si situano tra il pensiero razionale e
le emozioni. Esse hanno il potere di connettere gli stati emotivo-sensoriali al
linguaggio cioè ai processi verbali. Le “fantasie guidate” proposte nel Gd’I,
condividono con la tecnica iunghiana l’atteggiamento di disposizione attiva,
l’assenza di qualsiasi forzatura nel senso di una produzione delle immagini
suggerite. Le persone sono in una condizione di rilassamento psico-fisico che
facilita la produzione immaginativa.
Il G d’I. è indicato per persone
che vogliono conoscere se stesse, sviluppare il loro potenziale umano e
autorealizzarsi secondo un progetto di vita, trovare un senso alla propria
esistenza, migliorare le loro capacità empatiche e relazionali. E’ anche utile
per qualsiasi forma di sofferenza psichica e disagio esistenziale che rientri
nella sfera delle nevrosi. Ne trovano giovamento persone sofferenti di disturbo
schizoide di personalità, le quali ottengono notevoli miglioramenti sia nella
sfera della costruzione della identità che in quella relazionale. Buoni
risultati si ottengono a nche con le sindromi depressive. E’indicato, inoltre,
per persone che soffrono di disturbi psicosomatici e per tutte le sindromi
psicopatologiche in cui vi sia alessitimia. L’alessitimia, che è un disturbo
della sfera emotiva, si sta diffondendo
trasversalmente sia alla normalità che a buona parte della patologia
mentale: è presente in pazienti affetti da disturbi alimentari, da depressione
mscherata, da abuso di sostanze, da disturbo da stress post-traumatico. La “teoria del codice multiplo”,sviluppata
da Wilma Bucci sulla scorta della teoria
dell’Infant Research, dà una spiegazione soddisfacente della genesi di tale
disturbo. Secondo la Bucci l’attività mentale della persona è costituita dal funzionamento di tre diversi
sistemi (sistema non verbale-sub simbolico, sistema non verbale-simbolico, sistema
verbale-simbolico) connessi tra loro, che si sviluppano progressivamente nel
corso della crescita dell’individuo e rimangono attivi nel tempo. Tra i tre
sistemi si stabilisce una complessa connessione che è definito dalla Bucci “processo referenziale”, processo che
inizia fin dalla nascita e che è reso possibile da quello straordinario
fenomeno che è la sintonizzazione affettiva madre-bimbo.Nell’alessitimico si
sono verificate difficoltà nei processi di connessione tra i sistemi o, nei
casi più gravi una mancata connessione. La psicoterapia ha la possibilità di
ricostruire tali connessioni e, cioè, di riconnettere le esperienze somatiche
ed emotive dissociate con le modalità simbolico-verbali di esperienza. Il G
d’I. ha una funzione speciale in questo
senso. Ha infatti un andamento sequenziale molto vicino a quello proposto come
“seduta-modello” dall stessa Bucci e da altri autori. Si parte da una
situazione emotiva molto forte che conduce al recupero di immagini e di ricordi
che vengono organizzati in un racconto. Seguono poi, con l’aiuto del terapeuta,
la riflessione e l’integrazione nella vita dell’individuo. Inoltre nel gruppo
gli altri partecipanti offrono un modello di espressione emotiva e, quindi, una
possibilità di coping.(Per approfondire: “Dal
sentire all’essere”, M.F. PacittoEd. Magi)
Maria Felice Pacitto
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