“Una madre
imperfetta”: il perché di un successo Grande successo ha ottenuto la serie
televisiva “Una mamma imperfetta” che verrà riproposta domani sera in prima
serata. C’è da chiedersi perché. La più grande difficoltà per una madre è
quella di non sentirsi sufficientemente all’altezza del suo ruolo,
sufficientemente competente, perfetta. E’ difficile che una madre riesca a
vedere i suoi errori, i suoi limiti e li accetti. Una madre sempre buona, disponibile,
amorevole, è il mito fondamentale dell’immaginario comune. E, pure, già la
psicologia ci aveva avvertito che non esistono madri perfette ma, come voleva
Donald Winnicott, il grande psicoanaliste infantile, piuttosto madri
“sufficientemente buone”, quelle madri cioè che siano in grado di dare sostegno
e contenimento quando il bambino ne ha bisogno, che sappiano anche ritrarsi
quando rischiano di essere invasive,che sappiano dosare il livello delle
frustrazioni. Non si tratta di madre perfette ma di madri che, anche se provano
talora consapevoli (è importante la consapevolezza!) sentimenti di insofferenza
nei confronti dei figli, sono in grado di accudirli. Più recentemente la
Psicologia Umanistica individuava quei bisogni fondamentali, di base, senza la
cui soddisfazione nessun essere umano può svilupparsi in modo psicologicamente
sano: dipendenza, sicurezza, protezione, stabilità,amore. Ancora più
recentemente, la ricerca psicologica nell’ambito dell’Infant Research, ci ha
svelato molti meccanismi del complesso mondo materno-infantile , tra cui
fondamentali la sintonizzazione e il rispecchiamento affettivo, fenomeni
imprescindibili per una positiva relazione madre-bimbo. Ora, ritornando alla
domanda che ci eravamo posta, non c’è da meravigliarsi che la serie “Una mamma
imperfetta” abbia riscosso tanto successo. La fiction ha sdoganato le
difficoltà, i limiti, le fatiche, le imperfezioni delle mamme. Finalmente, al
di là della vecchia retorica che vuole le madri sempre disponibili, amorevoli e
infaticabili, è lecito essere imperfette! Ma a patto però, aggiungerei, che i
figli possano contare sulla soddisfazione di quei bisogni fondamentali e di
quelle cure di cui si parlava più su.
Psicologa,Psicoterapeuta,filosofa, istruttrice Mindfulness: alla fonte autentica della Psicologia Umanistica*
Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia
giovedì 26 dicembre 2013
domenica 22 dicembre 2013
Natale: la più ipocrita delle feste
Siamo tutti dentro l’ultima settimana dell’anno, quella più stressante dell’anno, quella che ci impegna fino all’ultimo rush finale dell’antivigilia e vigilia di natale: quella che il 7 gennaio ci farà dare un sospiro di sollievo e dire ”Finalmente le feste sono passate!”. Estenuanti code nei supermarket per fare incetta di panettoni e spumanti, corse frenetiche da un negozio all’altro alla ricerca del regalo che manca nella lista compilata per ricordare i regali fatti negli anni passati perché a nessuno piacciono i doppioni: significano mancanza di attenzione e, dunque, di affetto genuino. Regali, spesso fatti con insofferenza, più per dovere che per piacere, a persone di cui ti importa ben poco ma cui vanno fatti per antica consuetudine. Quelli che faticano di più sono gli ossessivi, gli eterni indecisi e i perfezionisti, quelli, appunto, che pretendono che il regalo sia originale, che il destinatario non lo abbia mai ricevuto, che sia di proprio e altrui gradimento. Ma ormai l’affinamento dell’arte del riciclo dovrebbe rassicurare i perfezionisti! I più saggi hanno deciso già da tempo di eliminarli, ma sbuca sempre qualche amico nuovo che riprende l’antica usanza e allora siete in trappola: dovete ricambiare! Insomma i regali sono la fonte del maggior stress e malanimo che l’operazione Natale comporta. Non è a caso che è stata coniata per indicare il fenomeno la formula “ sindrome da stress da regalo di Natale”. Il tutto (stress, ansia, stanchezza, malanimo) per quella, il Natale, che rischia di essere la festa più ipocrita dell’anno, la festa che consacra il più grande rituale dell’apparenza, in cui tutti sembrano felici, anzi si sentono in obbligo di sentirsi felici, in cui tutti sembrano abbassare il livello della conflittualità e si scambiano baci e abbracci perché è Natale e, come nelle favole, bisogna essere buoni e felici!
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sabato 7 dicembre 2013
Grupp d'Incontro: "Come liberarsi dell'ansia, superare i blocchi che ci ipediscono di raggiungere i nostri obiettivi e sviluppare l'autostima"
GRUPPO D’INCONTRO:
“Come liberarmi dell'ansia, superare i blocchi
che mi impediscono di raggiungere i
miei obiettivi e sviluppare la mia autostima”
Workshop
con Maria felice Pacitto*
Sabato 14 Dicembre
Ore 15-20
presso la sede del Centro di
Psicologia Umanistica
Il
Gruppo d’incontro ti aiuta a conoscerti, a migliorare i rapporti all’interno
della tua famiglia e del mondo del lavoro. Ti aiuta, se vuoi, a sciogliere
i nodi della tua vita, a vivere più serenamente
e pienamente
Il workshop
teorico-esperienziale prevede la partecipazione di non più di 20 persone; la
prenotazione è, pertanto, obbligatoria.
AI PARTECIPANTI VERRA’ RILASCIATO UN ATTESTATO DI PARTECIPAZIONE
*M.Felice Pacitto, psicologae psicoterapeuta, è
stata allieva e collaboratrice di Rollo May e Ronald Laing. Si è formata in
psicoterapia individuale, della coppia e della famiglia. E’ stata tra i primi a
sviluppare, in Italia, il metodo dei Gruppi d’Incontro.
Per informazioni e per la prenotazione (obbligatoria)
telefonare al “Centro di Psicologia
Umanistica” via Molise, 4-Cassino tel/fax:0776/25993(ore 16-18, lunedì, martedì);
cell3382481768
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venerdì 6 dicembre 2013
L'enigma della mente
Mente e cervello: istruzioni per l’uso.
Sala “Διάλογος”-via
Molise 4
Phineas Cage
Fino a 150 anni fa
pochissimo si sapeva del cervello perché era inesplorabile. Ma alcune tappe
fondamentali nella sua conoscenza sono state fatte all’inizio grazie ad alcuni
casi psicopatologici rimasti nella storia della neuropsicologia: si pensi al
caso Phineas Cage, si pensi al caso Le Borgne che offrì a H. Broca
l’opportunità di scoprire appunto le zone coinvolte nel disturbo del
linguaggio. Oggi molto si sa grazie alle
tecniche di neuroimaging, tecniche non invasive che ci consentono di esplorare
il cervello mentre il soggetto è sottoposto ad una determinata prova
sperimentale. Così sappiamo quali sono le zone coinvolte nel godimento di
un’opera d’arte, o quali si attivano quando noi facciamo una scelta morale, o
quando facciamo una scelta economica. Tali
tecniche sommate anche ai grandi progressi della genetica ci hanno, ultimamete ,consentito
anche di conoscere le conseguenze che traumi psichici precoci hanno per
l’anatomia cerebrale, confermando le intuizione che la psicoanalisi aveva
sviluppato già cento anni fa. Abbiamo avuto la possibilità di scoprire la
plasticità del cervello e la sua capacità di riorganizzarsi, cosa di estrema
importanza per aiutare le persone colpite da ictus o affette da determinate
patologie degenerative. Ma se quello che sappiamo è molto rispetto al passato,
è ancora molto poco. Il nostro cervello rimane ancora un mistero, il più grande
mistero dell’Universo! Si stima che nei prossimi 15 anni riusciremo a mappare i
75.ooo.ooo di neuroni della corteccia del topo. IL cervello umano ne ha 100
miliardi!
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L'enigma della mente
Conversazioni pomeridiane
Venerdì 6 dicembre ore 17
MENTE E CERVELLO: ISTRUZIONI PER L'USO
Una carrellata delle ricerche nell'ambito delle neuroscienze e della psicologia che ci aiutano a capire come siamo fatti e come funzioniamo. Il tutto per imparare a vivere meglio utilizzando le nostre risorse.
Sala Diàlogos, Cassino, via Molise, 4
Numero di partecipanti: 25
Contributo: 8 euro
lunedì 25 novembre 2013
25 Novembre:pratiche e azioni contro la violenza verso le donne.
Oggi, 25 Novembre
è la giornata che l’Onu segnala come momento di riflessione e di mobilitazione
nei confronti di questo tema. Oltre la violenza fisica, su cui i media
insistono ormai da tempo, esistono forme di violenza psicologica estrema che
portano la donna alla morte psichica e su cui non si insiste sufficientemente.
Si tratta del gasligthing, fenomeno che prende il nome dal film Gaslihgt
girato nel 1944 da George Cukor. Il film, interpretato da Charles Boyer
ed Ingrid Bergman, arrivò al pubblico italiano con il nome Angoscia. Come ogni fenomeno di violenza protratta all’interno
della coppia, esso riguarda non i singoli partner ma la coppia e la loro
relazione. Come insegna l’approccio sistemico, non è un caso che vittima e
gaslighter si scelgano. Ciò che determina l’incastro è, oltre le
caratteristiche di personalità, la
soddisfazione di bisogni profondi che
affondano le radici nella storia personale di ciascuno e nei modelli relazionali
vissuti con le figure di riferimento. All’interno
della coppia si innescano dinamiche collusive per cui il comportamento dell’uno
è nello stesso tempo causa ed effetto del comportamento dell’altro, in un
circolo perverso di difficile soluzione. Generalmente la vittima ha una scarsa
autostima, sicurezza, è fortemente dipendente. Il gaslighter,invece, è un
dominatore che ha bisogno di umiliare e asservire la vittima per compensare un
vissuto di inefficienza ed inferiorità.
Come agisce il gaslighter? Con una continua subdola, sottile violenza
psicologica: disconfermando continuamente la partner, svalutandola e
denigrandola fino a farle perdere qualsiasi volontà, autonomia, percezione del
valore di sé. Nello stesso tempo si pone anche con un atteggiamento accudente e
protettivo. A questo punto la vittima è diventata totalmente dipendente dal suo
carnefice e si isola sempre più
dall’ambiente esterno, anche dalla
famiglia d’origine. Questo tipo di
fenomeno s’instaura all’interno di coppie che, progressivamente, si isolano
dagli altri e difficilmente viene alla luce. Il fenomeno del gasligthing,
dunque, è tra i più pericolosi perché difficilmente la donna, totalmente
asservita, riesce a recuperare la propria consapevolezza e a sciogliere il
legame sadomasochista. Come nel film, solo l’intervento di un salvatore esterno
può spezzare le catene di una relazione perversa.
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violenza contro le donne
venerdì 15 novembre 2013
Conversazioni pomeridiane:femminismo, interculturalità, etnopsicologia
“Come pietra paziente”
di
ATIQ
RAMI
Venerdì 22 Novembre
Sala San Benedetto, Banca popolare del cassinate
Giuseppe Cossuto, storico e orientalista:
“Dalla
minigonna al velo:identità culturali imposte e malintesi occidentali”
Maria Felice
Pacitto, psicologa-psicoterapeuta:
“Il Femminismo a confronto con
l’interculturalità”
Per info:Centro psicologia umanistica tel.0776/25993; cell.3382481768; email: mariafelice@humanistic-psyc.it
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giovedì 14 novembre 2013
A PROPOSITO DI FEMMINICIDIO
Quest'anno
si è parlato molto di violenza contro le donne e soprattutto di femminicidio .
Alcune trasmissioni televisive non ci
hanno risparmiato neanche dettagli
macabri, particolari efferati (del tutto irrispettosi delle vittime) sempre
nella logicadella soddisfazione di quella morbosità che spesso alligna
nell'animo di molti. Parlare di femminicidio
è diventato, dunque, una sorta di nuovo brand spendibile ai fini di un aumento dell’audience o
semplicemente per promuovere se stessi.
domenica 3 novembre 2013
"Dinamiche di coppia e violenza: ti picchio perché ti amo"
un ciclo di seminari e workshop del Centro di
Psicologia Umanistica
Venerdì 8 novembre Ore 17
“ Dinamiche di coppia e violenza: ti
picchio perché ti amo”
con
Maria
Felice Pacitto, psicologa –psicoterapeuta
Sala: “Διάλογος” via Molise,4,Cassino
Per informazioni:0776/25993; cell.3382481768
giovedì 24 ottobre 2013
Centro di “Psicologia Umanistica ed Analisi Fenomenologico-Esistenziale”
PRESENTA
di
Counseling
psicologico individuale e di gruppo per le donne:
▪per
dare ascolto al disagio
▪per
offrire un percorso verso una maggiore consapevolezza dei propri
bisogni e potenzialità.
Aperto anche alle donne immigrate:
E
T N O P S I C O L O G IA
Il consultorio
prevede tariffe
accessibili a tutti in modo
da poter estendere l’azione della psicologia in campo sociale.
GRUPPO
SETTIMANALE DI PREVENZIONE
DELL’ANSIA E DELLO STRESS
▪tecniche di rilassamento, tecniche di
mindfulness, fantasie guidate
Per informazioni
rivolgersi a“Centro di psicologia
umanistica ed analisi Fenomenologico-Esistenziale”Cassino, via Molise-4;
tel.25993; cell.3382481768,
email:mariafelice.pacitto@tin.it;www:humanistic-psyc.it
Blog:mariafelicepacitto/blogspot
domenica 13 ottobre 2013
A proposito di questioni femminili. Classi separate e violenza contro le donne
In quest’epoca definita “l'età della relazione” ci lascia davvero perplessi la notizia che ci arriva dalla Gran Bretagna: le scuole migliori, in termini di risultati, sono quelle dove gli studenti sono separati per sesso. La stessa cosa accadrebbe negli Usa dove, per quanto non molto diffusa, la scelta di dividere i sessi è una realtà ormai consolidato.
I fautori della separazione tra sessi affermano che gli stili, i ritmi di
apprendimento sarebbero diversi nei maschi e nelle femmine. Quindi un'educazione basata sulla separazione andrebbe a potenziare le specificità e le capacità individuali. Ma il rispetto delle caratteristiche di ognuno, intese in termini di gusti, tempi, ritmi di apprendimento diversi, propensioni, è ciò che da sempre viene (o dovrebbe) essere osservato in ogni pratica educativa scolastica (e familiare) a prescindere dalla separazione dei sessi o meno.Piuttosto la questione apre a tutta una serie di problematiche teoriche ed epistemologiche molto discusse nell'ambito del femminismo teorico e filosofico:rimettein discussione la questione delle differenze di genere, la questione dell'essenzialismo (esiste un'essenza del femminile?), la questione dell’esistenza di una conoscenza ed epistemologia specificamente femminili, infine la questione delladifferenza dell'organizzazione neurale.( Su quest'ultimo punto tra l'altro c'è ancora poca ricerca in merito e non consolidata). Tralasciamo le prime complesse questioni e soffermiamoci sull’ultima. Le neuroscienze ci dicono che non ci sono al mondo due cervelli uguali per il semplice fatto che la nostra materia cerebrale si sviluppa in costante interazione con l'ambiente, per cui ogni cervello è diverso da un altro per il semplice fatto che le esperienze di ognuno sono diverse da quelle di qualsiasi altro. Quindi se le femmine vengono educate in modo diverso dai maschi faranno esperienze diverse e perciò i loro cervelli saranno diversi. Il che ovviamente non significa che ci siano diverse abilità cognitive in generale (una volta si riteneva che le femmine avessero meno abilità logico-razionali!) ma che magari alcuni circuiti apprendono ad essere allertati più di altri. Ad esempio i maschi tendono ad essere più aggressivi delle femmine perché l'educazione inibisce l'aggressività di quest'ultime. Il che significa che i circuiti coinvolti nei meccanismi dell'aggressività sono più allertati nei maschi piuttosto che nelle femmine, le quali apprendono fin da piccole a reprimere l'aggressività. Paradossalmente la pratica della separazione andrebbe a rinforzare quelle differenze per rispondere alle quali la pratica stessa viene adottata e con tutto quello che ne consegue in termini di questioni femminili e di stereotipi rispetto alle capacità ed alle abilità delle donne. Dall’affermare che maschi e femmine sono diversi in quanto a ritmi e stili di apprendimento (e perciò andrebbero educati separatamente) all’affermare che donne e maschi sono adatti a lavori diversi il passo è breve! Passo che metterebbe fortemente a rischio tutte le conquiste fatte negli ultimi tempi dalle donne in termini di pari opportunità di accesso al lavoro. La pratica della separazione è stata abbandonata in Italia fin dalla fine degli anni 60 in funzione della pari opportunità dei generi. Sarebbe un vero regresso reintrodurla, soprattutto in tempi come questi in cui vengono segnalati, quasi ogni giorno, episodi di violenza estrema nei confronti delle donne. Dove e in che modo i maschi e le femmine dovrebbero imparare ad interagire tra loro, a conoscersi in quanto persone, a rispettarsi, a non violare il confine del corpo, se non a scuola?
Oggi una educazione alla relazionalità è una emergenza. Per arrivare ad avere una società diversa in cui maschile e femminile possano convivere pacificamente, integrandosi, senza prevaricarsi, occorrono una frequentazione quotidiana, una sana e buona coabitazione, che solo la scuola può dare a cominciare fin dalla Scuola dell'infanzia. La contrapposizione tra sessi viene appresa molto precocemente (“le femmine sono bastarde” diceva un bambino di cinque anni) e così gli stereotipi relativi ai comportamenti di genere .“Un bambino si è comportato come un fifone” raccontava un altro scolaretto di ritorno a casa, il primo giorno di scuola alludendo al pianto disperato di un compagno. Una bambina, magari, si sarebbe espressa con termini diversi: “ Una mia compagna ha pianto quando i genitori l’hanno lasciata”. E’ dalla prima infanzia che incomincia a strutturarsi l’idea che per le donne sia lecito avere emozioni e sentimenti ma che la stessa cosa non valga per i maschi che devono crescere duri e forti. Il passo successivo può essere che per i maschi sia lecito mortificare le donne e magari anche picchiarle. Che cosa ci si potrebbe aspettare da maschi senza emozioni e sentimenti?(Il testo è una parte di un mio articolo pubblicato in data 12-10 sul quotidiano L’Inchiesta )
lunedì 7 ottobre 2013
"Piangi pure", l'ultimo libro di Lidia Ravera, è una vera rottura di tutti i tabù relativi allaa vecchiaia
Bel pomeriggio, sabato scorso, arricchente,
quello che ci ha regalato l'incontro con Lidia Ravera presso la Banca Popolare
di Cassino. Bello nel senso etimologico della parola cioè “estetico” che vuol
dire sensazione. Perché le emozioni sono costruite sulle sensazioni e l'altra
sera si sono mossi emozioni e sentimenti. Apprezzamento per la Ravera che ha
sfondato l'ultimo e unico tabù rimasto: quello della vecchiaia, parola che non
viene mai usata , parola che si cerca sempre di sbiadire con sinonimi patetici quali età matura, età avanzata.
La Ravera è diretta: Iris la protagonista del suo ultimo romanzo (Piangi pure, Ed. Bompiani) è una vecchia (una vecchia vera, senza
rifacimenti o ristrutturazioni estetiche) con tutte le angosce che tale età
inevitabilmente porta: la paura della solitudine, della povertà, della morte.
Perché da quando Iris ha venduto, per risolvere il problema della povertà, la
nuda proprietà del suo appartamento è ossessionata dall'angoscia della morte,
altro oggetto di rimozione nella società contemporanea. La vecchiaia cammina a
braccetto con la morte semplicemente
perché la prelude. E, allora, parlare dell’una, è parlare inevitabilmente anche
dell’altra. Questi i temi forti che facevano da sfondo robusto ad un incontro
culturale affatto banale. Una storia
tenera e commovente, narrata con garbo, con adesione empatica alle vicende
della protagonista senza ipocrisia e senza sottacere gli innumerevoli fastidi,
magari le manie, che l’età “tarda” inevitabilmente porta con sé ma svelandone
anche le risorse. Basta non soccombere ai luoghi comuni, ai pregiudizi, al già
detto. Perché Iris si innamora
(ricambiata) di Carlo, psicoanalista, con cui si incontra regolarmente ogni giorno
per un caffè o un aperitivo. Un amore tardo vissuto con pienezza ed intensità
dei sentimenti. Una storia che rompe tutti i tabù e gli stereotipi sulla
vecchia: che non si possano nutrire desiderio e
amore, che non si possa essere ancora seducenti. E poi lei, la Ravera, conversazionale, mai
supponente, capace di stabilire una relazione coinvolgente con il pubblico (“la
relazione cambia entrambi gli interlocutori”), esplicitamente critica (la Ravera è Assessore alla Cultura alle Politiche Giovanili presso La Regione Lazio)
nei confronti della politica e dei politici : “ ..non ho mai visto tanta poca
passione per la politica!”
giovedì 3 ottobre 2013
GRUPPO D'INCONTRO
G R U P P
O D’ I N C O N T R O:
“Come
sviluppare le mie abilità relazionali”
S
a b a t o 19 O t t o b r e
Workshop
con
Maria Felice Pacitto
Ore
15-20
Presso la
sede del Centro di psicologia Umanistica
Il Gruppo è aperto a non più di 16 persona. La
prenotazione (da effettuarsi una settimana prima) è obbligatoria. Per
informazioni telefonare allo 0776/25993 oppure al 3382481768.
sabato 28 settembre 2013
Siamo liberi o determinati?
“La libertà, la
possibilità di scelta e di giudizio, costituiscono quelle certezze immediate
sulla base delle quali noi agiamo. Ma la libertà è reale o è solo un’illusione
prodotta dalla nostra mente? Esiste il libero arbitrio in un mondo fisico
deterministico? Si tratta di una domanda che mette in discussione l’immagine
che abbiamo di noi. Porsi tale domanda, infatti, significa sottintenderne
un’altra:”Chi sono io?” (Buoni si nasce soggetti etici si
diventa, pag.
132)
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Etiche del sentimento e neuroscienze: la sensibilità è una sottodimensione dell'Etica
Oggi,soprattutto grazie alle neuroscienze, vengono rivalutate le etiche del sentimento. Com’è noto i primi a parlarne furono Hutcheson e Schaftesbury: esiste un senso morale innato che spinge all’amore per gli altri e al bene comune. Esiste per Adam Smith e David Hume una simpatia innata che ci aiuta a provare dolore per le sofferenze degli altri e a gioire per l'altrui felicità: la simpatia è la base della moralità. Con loro, si può dire, iniziano gli studi sul fenomeno dell’ empatia. I due filosofi avevano capito che i nostri cervelli funzionano allo stesso modo. Ovviamente oggi ne abbiamo la dimostrazione. Darwin dirà un secolo dopo che l'evoluzione ha selezionato questo sentimento morale, la simpatia, per facilitare la convivenza e permettere in questo modo la sopravvivenza degli esseri umani. Dobbiamo al nostro Giacomo Rizzolatti e alla sua équipe la scoperta delle basi neuronali (neuroni specchio) dell’empatia. I neuroni specchio spiegano i meccanismi empatici in base ai quali entriamo in risonanza con le emozioni altrui e comprendiamo anche le loro intenzioni. Questi meccanismi sono alla base della convivenza umana e senza di essi gli individui non potrebbero coregolarsi. Essi scattano in automatico, in maniera preriflessiva (simulazione incarnata- Gallese).
E sempre le neuroscienze dimostrano il ruolo delle emozioni nel comportamento morale ( l’ipotesi del marcatore somatico di Damasio).
Definisco empatia ed emozioni come sensibilità e ritengo questa una sottodimensione dell’etica. Il bambino comincia a capire quello che è buono e quello che è cattivo dalle sensazioni di piacevole e spiacevole, (questo non è ancora l’etica, ovviamente, come non sono l’etica i comportamenti pro sociali degli animali), i processi di sintonizzazione affettiva rispettano un timing, i primi processi effettivi madre del bimbo sono già normati ed è su questa base che, successivamente, è possibile costruire i processi normativi grazie anche alla comparsa del linguaggio. Il bambino rispecchia le emozioni del care giver grazie a meccanismi di imitazione che sono innati e questo già durante i primi giorni di vita; prima dei due anni è capace di reazioni empatiche, grazie ai neuroni specchio, e di comprendere le sue intenzioni .
Il precursore dell’etica è, dunque, quella
intersoggettività corporea (Merleau-Ponty), quella coappartenenza originaria
che si stabilisce attraverso la relazione madre-bimbo e che ci vincola già
moralmente agli altri. E’
un’esperienza (universale) che tutti abbiamo fatto, prima forma di
relazionalità e di comunicazione, che è già implicitamente normativa.: “E’
dunque, primariamente, la sensibilità piuttosto che la ragione che ci porta a
scoprire il richiamo morale dell’altro"( in Buoni si nasce, soggetti etici si diventa)
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lunedì 16 settembre 2013
Reading: "Perché l'etica ci è necessaria"
R E A D IN G S U L L’ E T I C A
filosofia,
psicologia, neuroscienze
Venerdì ore 15-16 e 30
sei incontri pomeridiani a incominciare daVenerdì
18 ottobre
sala διάλογος – Cassino, via Molise,4
Aperto anche ai ragazzi a partire dagli ultimi anni della scuola secondaria
(Lo studio della
filosofia potenzia ed arricchisce la mente come dimostrano le statistiche
dell’Educational Testing service relative ai risultati ottenuti dagli studenti
universitari nel Graduate Record Examination”)
PER INFO: Centro
di “ Psicologia Umanistico-transpersonale ed Analisi
Fenomenologico-Esistenziale”,Via Molise,4-03043
CASSINO Tel.25993; cell.3382481768
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mercoledì 11 settembre 2013
Etica e psicoterapia
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lunedì 9 settembre 2013
Attività a sostegno delle donne
Soggettività femminile e salute di genere
“Curiamo lo stress per prevenire il malessere”
gruppo settimanale di
autoconsapevolezza e prevenzione dell’ansia e dello stress
Esercizi di rilassamento,
mindfullness,fantasie guidate
Ogni martedì dalle ore 17 alle 18 e 30, dalla prima settimana di Ottobre
martedì 3 settembre 2013
La "naturalizzazione" della morale
Oggi si cerca di
trovare le basi biologiche della morale:è ciò che va sotto il nome di naturalzzazione della morale. Le neuroscienze attraverso le
opportunità offerte dalle nuove tecniche non invasive indagano i circuiti
neuronali coinvolti nel comportamento morale, l’etologia e la neurobiologia
animale ci mostrano i comportamenti altruistici e pro sociali dei nostri
fratelli animali. Ma le prime semplicemente, attraverso le tecniche di imaging
descrivono ciò che accade nel nostro cervello allorché facciamo una scelta di
carattere morale, le secondo ci mostrano come lo sviluppo e l’evoluzione della
specie sia stata possibile grazie ai comportamenti di cura ed i cooperazione
tra i membri appartenenti alla medesima specie e che noi esseri umani ci siamo
evoluti partendo dal regno animale. Ma l’Etica è un’altra cosa… (Per
saperne di più: Buoni si
nasce, soggetti etici si diventa….Ed. Pendragon)
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Che cos'è il femminile?
"La donna non esiste" diceva Lacan intendendo che non c'è un concetto generale di donna. Non esiste un modello femminile! Esistono le donne!
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venerdì 30 agosto 2013
La libertà è il problema fondamentale che la questione morale pone in essere: tema specificamente filosofico, da tempo vi si applicano le neuroscienze
In un piccolo scritto intitolato Sul male radicale nella natura
umana Immanuel Kant parla di una
tendenza al male (Hang zum Bosen) presente per natura all'interno di ogni uomo e che
lo porta a dimenticare quella legge morale che è dentro di noi. Ma, nello stesso tempo, egli parla anche di
una originaria disposizione al bene (Anlage zum Guten). Dice anche che non ci è dato di comprendere
la natura del male radicale, che esiste in “conformità alle leggi della
libertà” nel senso che, per esservi agire morale, deve esserci necessariamente
anche il male. Il che significa che per
esservi moralità noi dobbiamo essere necessariamente liberi. Dunque la libertà è la
ratio essendi della moralità . Citando Kant abbiamo toccato il
problema fondamentale che la questione morale pone in essere: quello della
libertà o del libero arbitrio. Tema specificamente filosofico, già da tempo anche le neuroscienze vi si applicano. Ciò che contraddistingue la ricerca scientifica contemporanea, infatti, è che essa cerchi un ponte con la riflessione filosofica. Tentativo, assolutamente, desiderabile ma che dà luogo a non poche difficoltà dato che la riflessione filosofica si basa sulla psicologia del senso comune (PSC) la quale ci dice cose assolutamente difformi dai risultati della ricerca scientifica. Secondo la psicologia del senso comune, infatti, noi ci percepiamo come esseri liberi, in grado di decidere in base ragioni... (Per saperne di più: Buoni si nasce, soggetti etici si diventa. La costruzione della mente etica tra neuroscienze, filosofia, psicologia, Ed Pendragon)
Prossimamente: nuove iniziative a proposito di "Psicologia e soggettività femminile"
Parlare solo di
diritti e acquisizione di potere non basta se
non si riflette ( contro gli stereotipi che ogni epoca, anche la nostra,
ha costruito in merito) su chi sia la donna oggi, quale livello di
autocoscienza abbia raggiunto, chi voglia essere , quale sia il suo desiderio. Le giovani generazioni
hanno assorbito, quasi per osmosi, l’idea della pari opportunità, l’idea dei
medesimi diritti di accesso alle professioni ed alle carriere ma
non basta. Le donne fanno carriera, occupano posti di potere ma
continuano, spesso, ad essere subalterne in famiglia. Sono in un modo
all’esterno, nella vita sociale, ed in un altro all’interno delle famiglie, in
cui spesso continuano a subilre violenze e maltrattamenti. E’ uno dei molti nodi che né il femminismo né le azioni
politiche hanno sciolto. Bisogna sfatare l’idea che a subire siano solo
donne sprovvedute, insicure e senza
lavoro. Il punto è che si fa ancora troppo poco nel senso di pratiche che facilitino
l’autocoscienza e la crescita personale, il senso della propria autonomia,
forza ed efficacia, pratiche che dovrebbero iniziare, attraverso un ‘educazione
più sensibile alle questioni della buona
relazionalità tra uomini e donne, fin dalla prima infanzia, a scuola e
in famiglia. Anche questo fa parte di una educazione alla eticità su cui più
volte mi sono soffermata.
mercoledì 14 agosto 2013
Altruismo e cooperazione
L’educazione alla prosocialità, all’altruismo,
al senso della cura e del benessere dell’altro non è facile in una società
basata sulla competitività, sul potere e sul successo manifesto, ma in cui le
nuove condizioni di multietnicità e multiculturalità richiedono la comprensione
dell’alterità, la necessità di conciliare gli interessi individuali e
l’altruismo, un approccio più solidaristico che tenga conto del benessere della
comunità piuttosto che quello dei singoli.
La ricerca psicologica si è applicata generalmente allo studio di
comportamenti aggressivi e violenti piuttosto che a quelli caratterizzati da
sensibilità e senso della cura dell’altro. La ricerca psicologica contemporanea tende
invece a studiare i comportamenti positivi, costruttivi piuttosto che quelli
negativi. Ma come si sviluppano e costruiscono la generosità, la solidarietà,
l’altruismo, componenti del comportamento umano senza le quali non sarebbero
possibili né la convivenza umana né alcuna forma di comportamento etico? Quale ne è l’origine?
E perché alcuni sono più generosi e disponibili mentre altri sono più
egocentrici e volti esclusivamente al proprio interesse personale?
martedì 13 agosto 2013
Geneticamente altruisti
Le scienze psicologiche si applicano ormai da tempo allo
studio del comportamento morale e di disposizioni caratteriali quali
l’altruismo e la cooperazione. Anche la
neurobiologia animale e l’etologia hanno dato un notevole contributo . Esse
segnalano una serie di casi in cui gli animali danno prova di comportamenti
“buoni” e di manifestazioni emotive ed empatiche che nell’essere umano possono essere considerate prerequisiti della
moralità. Scimmie rhesus preferiscono rimanere affamate piuttosto che nutrirsi
se il prezzo è quello di infliggere una scarica elettrica ai propri congeneri
(Gallup)Sembrerebbe che nutrano anche dispiacere ed imbarazzo in seguito ad
azioni sbagliate. Questo dimostrerebbe che la preoccupazione per gli altri fa parte
del nostro corredo filogenetico e che noi ci siamo evoluti dai nostri fratelli
animali come già Paul Rée aveva intuito nel lontano 1877. Ma mai definiremmo tali
comportamenti come morali o etici cosa che , invece , faremmo per analoghi
comportamenti dell’essere umano. La differenza è che quest’ultimo agisce con
consapevolezza , in base a fini e valori, ed è in grado di argomentare sul
perché delle proprie azioni.(Per saperne di più: "Buoni si nasce, soggetti etici si diventa.La costruzione della mente etica tra neurosciezze, filosofia, psicologia", Ed. Pendragon )