Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

mercoledì 21 maggio 2014

Tra neuroscienze e filosofia: la polemica tra costruzionismo e "nuovo realismo"




Maurizio Ferraris, che da tempo ormai ha preso le distanze dall’ ermeneutica per approdare ad un “nuovo realismo”,  è al centro della riedita polemica tra realismo e costruzionismo. Si ripropone dunque, l’unico, vero, difficile problema : quello del nostro rapporto con la realtà, con il mondo. Da Platone, agli Scolastici,a Cartesio, a Leibniz, a Kant, fino a i nostri giorni, tutti i filosofi  vi si sono confrontati.Certo non si tratta del relismo ingenuo galileiano perché la scienza,(ormai è acquisito) non rivela verità assolute simili a quelle di cui disporrebbe la Divinità. Sicuramente l’ipotesi del “realismo” sembra convincere di più rispetto a quelle antirealiste perchè va incontro al senso comune, come se fossimo biologicamente programmati  ed orientati al realismo. Noi, infatti, frequentemente verifichiamo che le cose continuano   ad esistere anche se non stimo a guardarle. Sappiamo però che  la realtà è costruita e filtrata da noi.  Molte riserve nei confronti delle posizioni non realiste derivano, come vuole Hilary Putnam, dal fatto che  non riescono a spiegare una serie di fatti: ad esempio come teorie scientifiche sviluppatesi, indipendentemente, in contesti diversi, riescano a convergere, o perché portino a “predizioni riuscite”… Ferraris ci piace meno però quando   afferma che alla fine solo i sensi non ci ingannano .Perché, come le neuroscienze dimostrano, la nostra stessa percezione è un’interpretazione della mente  cioè il nostro cervello ci mette sempre qualcosa nella percezione della realtà, non è mai passivo.  ( Dai neuroni non dipende il fatto che ci sia una ciabatta ma il modo in cui io la vedo)  Magari  ci piace e ci convince molto di più l’urgenza etica che il ragionamento   di Ferraris sottende allorché lamenta che il costruzionismo non è senza conseguenze sul piano etico e politico: “Le necessità reali, le vite e le morti reali, che non sopportano di essere ridotti d interpretazioni, hanno fatto valere i loro diritti, confermando l’idea che il realismo (così come il suo contrario) possieda delle implicazioni non semplicemente conoscitive, ma etiche e politiche”(Il manifesto del nuovo realismo, pag. XI)

 Il tutto per sottolineare come la filosofia, per quanto abbia fini metodi ed obiettivi suoi specifici, non può non fare i conti, nella teoria della conoscenza, con i risultati della ricerca scientifica. Dopo di che lo specifico della filosofia rimane indagare sulla possibilità di altre dimensioni dell’esistenza, sull’etica, su  mondi ideali possibili, sulle faccende umane, su ciò che è desiderabile costruire e sviluppare per accrescere l’umanità del mondo. Infine, fondamltalmente, sul senso della vita.

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