Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

domenica 29 settembre 2019

I Gruppi d'incontro nati ad Esalen negli anni '60 hanno anticipato tecniche di autoconsapevolezza e di lavoro sulla relazione utilizzate dalla Mindfulness e dall'Inside Dialogue



 I Gruppi d’Incontro, nati ad Esalen negli anni ’60 hanno anticipato tecniche di consapevolezza ed immaginazione e di lavoro sulla relazione utilizzate dalla Mindfulness e dall’Inside Dialogue

I Gruppi d’ incontro sono una strategia di lavoro che oggi viene definita  bottom-up: dall’esperienza vissuta alla attribuzione di senso.
Nel Gruppo d’Incontro vengono utilizzati esercizi esperienziali che facilitano la consapevolezza di sé ed il cambiamento. Si tratta di una metodologia che consente di lavorare sul piano corporeo, emotivo, cognitivo ed esperienziale. Il Gruppo d’Incontro,  pertanto può essere definito una modalita’ di lavoro psicoterapeutico “completo”
 Il G d’Incontro aiuta:
  -a conoscersi
-  a regolare  gli stati emotivi
- a ridurre i comportamenti autolesionisti e distruttivi
-a funzionare meglio nelle relazioni e nelle interazioni con gli altri
-a risolvere difficoltà esistenziali
-a superare momenti critici
Si focalizza sul “momento presente”, su ciò che accade “nell’ora-qui” è particolarmente utile per alleviare ansia e stress, per facilitare il focus sul nostro interno. Utilizza inoltre tecniche di consapevolezza e di immaginazione molto simili a quelle utilizzate in Mindfulness e modalità di lavoro sulla relazione che hanno anticipato quelle dell’Inside Dialogue ma utilizzate in una prospettiva psicoterapeutica.
Il Gruppo d’Incontro è utile sia a chi soffre di disturbi psichici che a chi vuole semplicemente conoscersi e aumentare il proprio benessere





Riprendere il cammino ogni volta, rialzarsi ogni volta

Riprendere il cammino ogni volta, rialzarsi ad ogni caduta ma farlo è difficile e doloroso. Ci vogliono coraggio, determinazione, tolleranza delle frustrazioni, imparare a guardare le cose da una prospettiva diversa. Significa anche capire ciò che possiamo  cambiare e ciò che non possiamo cambiare e quindi possiamo solo accettare. La serenità e l'equilibrio hanno a che fare con l'accettazione dei nostri limiti: è inutile ed estenuante disperdere energie per cambiare ciò che non è possibile cambiare.  Saggezza è lasciare andare le cose,  quelle che spesso ci danneggiano e diventano una sorta di rovello che ci impedisce di dedicarci a ciò che conta davvero. Coltiviamo il "qui ed ora " del momento presente, apriamoci alla pienezza di quelle esperienze che ci fanno sentire vivi, creativi e sereni.

lunedì 23 settembre 2019

Senza che ce ne accorgessimo il telefonino si è impadronito della nostra vita. Cinque semplici regole per aiutare i ragazzi a liberarsene




Tra i 12 e i 13 anni il 90% dei ragazzi ha un cellulare, un dispositivo il cui possesso segna la cesura tra l’infanzia e la preadolescenza. Il cellulare è diventato un prolungamento del corpo; con esso si studia, si vivono emozioni si comunica si gioca, si vivono amori. Tutta la vita passa attraverso questo congegno. I genitori, sono, ovviamente proprio loro a regalarlo per sentirsi sicuri  di poter comunicare ad ogni istante con i figli che incominciano a fare i primi passi nel mondo in autonomia. Fino a 10 anni non sono i ragazzi a chiederlo ma piuttosto appunto i genitori a regalarlo per essere più tranquilli e meno in ansia,. Ma l’età del possesso del cellulare si sta abbassando: Il 44% dei bambini di otto anni già lo possiede ed il 17% dei bambini al di sotto dei 7 ne fanno uso quotidianamente. C'è da meravigliarsi che da adolescenti se ne faccia un uso compulsivo? Ilpeggiore esempio viene proprio dagli adulti i quali lo usano a tavola, mentre ci si riunisce con la famiglia, lo usano mentre incontrano un amico e parlano con lui, lo usano e controllano i messaggi nei piccoli intervalli di lavoro…. Lo

mercoledì 18 settembre 2019

Come nasce un sogno?



I nostri sonni si dividono in una fase Rem, durante la quale vengono prodotti i sogni e il cervello funziona con una modalità vicina a quella dello stato di veglia, e la fase non Rem che comprende l’addormentamento e il sonno profondo in cui si perde lo stato di coscienza.Due sono i geni che fanno nascere i sogni: Chrml e Chm3 che regolano le fasi del sogno Rem. Essi producono due recettori che legano l’acetilcolina, neurotrasmettitore  che viene rilasciato dal cervello durante lo stato di veglia  e durante la fase Rem, in cui si producono i sogni. Durante la sperimentazione fatta sui topi, veniva eliminato il gene Chrml il che determinava la riduzione della fase Rem. L’eliminazione di Chm3 riduceva la fase non-Rem. La ricerca è di estrema importanza perché può aiutare a spiegare la
funzione e l’importanza del sogno per la nostra vita mentale. La ricerca èstata svolta presso l’Università di Osaka da un gruppo di ricercatori del Riken Center for Biosystems Dynamics Cdengter in collaborazione con l’università di Tokio

sabato 7 settembre 2019

Mindfulness e silenzio.Il cervello ha bisogno di silenzio: quali sono i vantaggi e i benefici


Il cervello ha bisogno di silenzio
Il silenzio oltre a produrre uno stato soggettivo di benessere, considerando lo stress determinato dall’eccesso di rumori del mondo in cui viviamo, svolge anche un ruolo di modificazione funzionale e strutturale del cervello che porta ad un maggiore controllo delle emozioni, aumento del livello di attenzione, delle capacità di memorizzazione. Molte prove in questo senso sono date dallo studio degli effetti della meditazione che può essere considerata una forma dci silenzio strutturato. Studi numerosissimi di neuroimaging dimostrano, ormai da tempo, gli effetti della meditazione o mindfulness :potenziamento di attenzione e memoria di lavoro, aumento della prosocialità, riduzione di ansia e depressione. Su tali effetti benefici v’è ormai una vasta letteratura. Alcuni studi hanno rilevato come la meditazione agisca sull’attività di due network cerebrali che lavorano in modo antagonista: il Default Mode Netrwork (Dmn) ed il Task Positive Network (Tpn) La regolazione del primo ( corteccia