Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

giovedì 26 dicembre 2013

"Una mamma imperfetta": il perché di un successo


 

“Una madre imperfetta”: il perché di un successo Grande successo ha ottenuto la serie televisiva “Una mamma imperfetta” che verrà riproposta domani sera in prima serata. C’è da chiedersi perché. La più grande difficoltà per una madre è quella di non sentirsi sufficientemente all’altezza del suo ruolo, sufficientemente competente, perfetta. E’ difficile che una madre riesca a vedere i suoi errori, i suoi limiti e li accetti. Una madre sempre buona, disponibile, amorevole, è il mito fondamentale dell’immaginario comune. E, pure, già la psicologia ci aveva avvertito che non esistono madri perfette ma, come voleva Donald Winnicott, il grande psicoanaliste infantile, piuttosto madri “sufficientemente buone”, quelle madri cioè che siano in grado di dare sostegno e contenimento quando il bambino ne ha bisogno, che sappiano anche ritrarsi quando rischiano di essere invasive,che sappiano dosare il livello delle frustrazioni. Non si tratta di madre perfette ma di madri che, anche se provano talora consapevoli (è importante la consapevolezza!) sentimenti di insofferenza nei confronti dei figli, sono in grado di accudirli. Più recentemente la Psicologia Umanistica individuava quei bisogni fondamentali, di base, senza la cui soddisfazione nessun essere umano può svilupparsi in modo psicologicamente sano: dipendenza, sicurezza, protezione, stabilità,amore. Ancora più recentemente, la ricerca psicologica nell’ambito dell’Infant Research, ci ha svelato molti meccanismi del complesso mondo materno-infantile , tra cui fondamentali la sintonizzazione e il rispecchiamento affettivo, fenomeni imprescindibili per una positiva relazione madre-bimbo. Ora, ritornando alla domanda che ci eravamo posta, non c’è da meravigliarsi che la serie “Una mamma imperfetta” abbia riscosso tanto successo. La fiction ha sdoganato le difficoltà, i limiti, le fatiche, le imperfezioni delle mamme. Finalmente, al di là della vecchia retorica che vuole le madri sempre disponibili, amorevoli e infaticabili, è lecito essere imperfette! Ma a patto però, aggiungerei, che i figli possano contare sulla soddisfazione di quei bisogni fondamentali e di quelle cure di cui si parlava più su.


domenica 22 dicembre 2013

Natale: la più ipocrita delle feste




Siamo tutti dentro l’ultima settimana dell’anno, quella più stressante dell’anno, quella che ci impegna fino all’ultimo rush finale dell’antivigilia e vigilia di natale: quella che il 7 gennaio ci farà dare un sospiro di sollievo e dire ”Finalmente le feste sono passate!”. Estenuanti code nei supermarket per fare incetta di panettoni e spumanti, corse frenetiche da un negozio all’altro alla ricerca del regalo che manca nella lista compilata   per  ricordare i regali fatti negli anni passati perché a nessuno piacciono i doppioni: significano mancanza di attenzione  e, dunque, di affetto genuino. Regali, spesso fatti con insofferenza, più per dovere che per piacere, a persone di cui ti importa ben poco ma cui vanno fatti per antica consuetudine. Quelli che faticano di più sono gli ossessivi, gli eterni indecisi e i perfezionisti,  quelli, appunto, che pretendono che il regalo sia originale,  che il destinatario non lo abbia mai ricevuto, che  sia di proprio e altrui gradimento.  Ma ormai l’affinamento dell’arte del riciclo dovrebbe rassicurare i perfezionisti!  I più saggi hanno deciso già da tempo di eliminarli, ma sbuca sempre qualche amico nuovo che riprende l’antica usanza e allora siete in trappola: dovete ricambiare! Insomma i regali  sono la fonte del maggior stress e malanimo che l’operazione Natale comporta. Non è a caso che è stata coniata per indicare il fenomeno la formula “ sindrome da stress da regalo di Natale”.  Il tutto (stress, ansia, stanchezza, malanimo) per quella, il Natale, che rischia di essere la festa più ipocrita dell’anno, la festa che consacra il più grande rituale dell’apparenza, in cui tutti sembrano felici, anzi si sentono in obbligo di sentirsi felici, in cui tutti sembrano abbassare il livello della conflittualità e si scambiano baci e abbracci  perché è Natale e, come nelle favole, bisogna essere  buoni e felici!

sabato 7 dicembre 2013

Grupp d'Incontro: "Come liberarsi dell'ansia, superare i blocchi che ci ipediscono di raggiungere i nostri obiettivi e sviluppare l'autostima"

                        

                
                 
                          GRUPPO D’INCONTRO:
  
“Come liberarmi dell'ansia, superare i blocchi che mi   impediscono di raggiungere i miei obiettivi e sviluppare la mia autostima”
         
                                      Workshop
                                       con Maria felice Pacitto*
 
                                         Sabato 14 Dicembre
                                                Ore 15-20
          

               presso la sede del Centro di Psicologia Umanistica
 
 
Il Gruppo d’incontro ti aiuta a conoscerti, a migliorare i rapporti all’interno della tua famiglia e del mondo del lavoro. Ti aiuta, se vuoi, a sciogliere i  nodi della tua vita, a vivere più serenamente e pienamente
 
Il workshop teorico-esperienziale prevede la partecipazione di non più di 20 persone; la prenotazione è, pertanto, obbligatoria. 
 

AI PARTECIPANTI VERRA’ RILASCIATO UN ATTESTATO DI PARTECIPAZIONE

*M.Felice Pacitto, psicologae psicoterapeuta, è stata allieva e collaboratrice di Rollo May e Ronald Laing. Si è formata in psicoterapia individuale, della coppia e della famiglia. E’ stata tra i primi a sviluppare, in Italia, il metodo dei Gruppi d’Incontro.
Per informazioni e per la prenotazione (obbligatoria) telefonare al “Centro di Psicologia Umanistica” via Molise, 4-Cassino tel/fax:0776/25993(ore 16-18, lunedì, martedì); cell3382481768

 

 

 

 

 

venerdì 6 dicembre 2013

L'enigma della mente


           

Sintesi del workshop
 
   Mente e cervello: istruzioni per l’uso.

Sala “Διάλογος”-via Molise 4
 
 
Phineas Cage
 
Fino a 150 anni fa pochissimo si sapeva del cervello perché era inesplorabile. Ma alcune tappe fondamentali nella sua conoscenza sono state fatte all’inizio grazie ad alcuni casi psicopatologici rimasti nella storia della neuropsicologia: si pensi al caso Phineas Cage, si pensi al caso Le Borgne che offrì a H. Broca l’opportunità di scoprire appunto le zone coinvolte nel disturbo del linguaggio. Oggi molto si sa grazie  alle tecniche di neuroimaging, tecniche non invasive che ci consentono di esplorare il cervello mentre il soggetto è sottoposto ad una determinata prova sperimentale. Così sappiamo quali sono le zone coinvolte nel godimento di un’opera d’arte, o quali si attivano quando noi facciamo una scelta morale, o quando facciamo una scelta economica.  Tali tecniche sommate anche ai grandi progressi della genetica ci hanno, ultimamete ,consentito anche di conoscere le conseguenze che traumi psichici precoci hanno per l’anatomia cerebrale, confermando le intuizione che la psicoanalisi aveva sviluppato già cento anni fa. Abbiamo avuto la possibilità di scoprire la plasticità del cervello e la sua capacità di riorganizzarsi, cosa di estrema importanza per aiutare le persone colpite da ictus o affette da determinate patologie degenerative. Ma se quello che sappiamo è molto rispetto al passato, è ancora molto poco. Il nostro cervello rimane ancora un mistero, il più grande mistero dell’Universo! Si stima che nei prossimi 15 anni riusciremo a mappare i 75.ooo.ooo di neuroni della corteccia del topo. IL cervello umano ne ha 100 miliardi!   

 
 

L'enigma della mente



   Conversazioni pomeridiane

                                                 Venerdì     6      dicembre  ore 17

                               MENTE E CERVELLO: ISTRUZIONI PER L'USO

Una carrellata delle ricerche nell'ambito delle neuroscienze e della psicologia che ci aiutano a capire come siamo fatti e come funzioniamo. Il tutto per imparare a vivere meglio utilizzando le nostre risorse.
                                                 Sala Diàlogos, Cassino, via Molise, 4

Numero di partecipanti: 25
 Contributo: 8 euro

lunedì 25 novembre 2013

25 Novembre:pratiche e azioni contro la violenza verso le donne.


Oggi, 25 Novembre è la giornata che l’Onu segnala come momento di riflessione e di mobilitazione nei confronti di questo tema. Oltre la violenza fisica, su cui i media insistono ormai da tempo, esistono forme di violenza psicologica estrema che portano la donna alla morte psichica e su cui non si insiste sufficientemente. Si tratta del gasligthing, fenomeno che prende il nome dal film Gaslihgt  girato nel 1944 da George Cukor. Il film, interpretato da Charles Boyer ed Ingrid Bergman, arrivò al pubblico italiano con il nome Angoscia. Come ogni fenomeno di violenza protratta all’interno della coppia, esso riguarda non i singoli partner ma la coppia e la loro relazione. Come insegna l’approccio sistemico, non è un caso che vittima e gaslighter si scelgano. Ciò che determina l’incastro è, oltre le caratteristiche di personalità,  la soddisfazione di bisogni profondi  che affondano le radici nella storia personale di ciascuno e nei modelli relazionali vissuti con le figure di riferimento.  All’interno della coppia si innescano dinamiche collusive per cui il comportamento dell’uno è nello stesso tempo causa ed effetto del comportamento dell’altro, in un circolo perverso di difficile soluzione. Generalmente la vittima ha una scarsa autostima, sicurezza, è fortemente dipendente. Il gaslighter,invece, è un dominatore che ha bisogno di umiliare e asservire la vittima per compensare un vissuto di inefficienza ed inferiorità.  Come agisce il gaslighter? Con una continua subdola, sottile violenza psicologica: disconfermando continuamente la partner, svalutandola e denigrandola fino a farle perdere qualsiasi volontà, autonomia, percezione del valore di sé. Nello stesso tempo si pone anche con un atteggiamento accudente e protettivo. A questo punto la vittima è diventata totalmente dipendente dal suo carnefice  e si isola sempre più dall’ambiente esterno,  anche dalla famiglia d’origine.  Questo tipo di fenomeno s’instaura all’interno di coppie che, progressivamente, si isolano dagli altri e difficilmente viene alla luce. Il fenomeno del gasligthing, dunque, è tra i più pericolosi perché difficilmente la donna, totalmente asservita, riesce a recuperare la propria consapevolezza e a sciogliere il legame sadomasochista. Come nel film, solo l’intervento di un salvatore esterno può spezzare le catene di una relazione perversa.

venerdì 15 novembre 2013

Conversazioni pomeridiane:femminismo, interculturalità, etnopsicologia



 
 
 
 
                            “Come pietra paziente”
                                                                 di
                                                      ATIQ     RAMI
                                                  Venerdì  22  Novembre
 
                                     Sala San Benedetto, Banca popolare del cassinate
 
                                Giuseppe Cossuto,  storico e orientalista:
       “Dalla minigonna al velo:identità culturali imposte e malintesi occidentali”
                           
                                Maria Felice Pacitto, psicologa-psicoterapeuta:
                         “Il Femminismo a confronto con l’interculturalità” 
 
Per info:Centro psicologia umanistica tel.0776/25993; cell.3382481768; email: mariafelice@humanistic-psyc.it 
                       
                         
 

giovedì 14 novembre 2013

A PROPOSITO DI FEMMINICIDIO

Quest'anno si è parlato molto di violenza contro le donne e soprattutto di femminicidio .
 Alcune trasmissioni televisive non ci hanno  risparmiato neanche dettagli macabri, particolari efferati (del tutto irrispettosi delle vittime) sempre nella logicadella soddisfazione di quella morbosità che spesso alligna nell'animo di molti. Parlare di femminicidio  è diventato, dunque, una sorta di nuovo brand spendibile  ai fini di un aumento dell’audience o semplicemente per promuovere se stessi.

domenica 3 novembre 2013

"Dinamiche di coppia e violenza: ti picchio perché ti amo"


                                                         CONVERSAZIONI POMERIDIANE:

 un ciclo di seminari e workshop del Centro di Psicologia Umanistica

                                              Venerdì 8 novembre  Ore 17

        “ Dinamiche di coppia e violenza: ti picchio perché ti amo
                                                con
                    Maria Felice Pacitto, psicologa –psicoterapeuta

    Sala: “Διάλογος” via Molise,4,Cassino



        Per informazioni:0776/25993; cell.3382481768       

giovedì 24 ottobre 2013

Centro di “Psicologia Umanistica ed Analisi Fenomenologico-Esistenziale”

PRESENTA






C O N S U L T O R I O
                                                
                                                       di

Counseling psicologico individuale e di gruppo per le donne:

▪per dare ascolto al disagio
▪per offrire un percorso verso una maggiore consapevolezza dei propri  
   bisogni e potenzialità.
                        
                              Aperto anche alle donne immigrate:

                            E T N O P S I C O L O G IA


Il consultorio prevede tariffe accessibili a tutti in modo da poter estendere l’azione della psicologia in campo sociale.

GRUPPO  SETTIMANALE  DI  PREVENZIONE  DELL’ANSIA E  DELLO  STRESS
     
▪tecniche di rilassamento, tecniche di mindfulness, fantasie guidate
                 


Per informazioni rivolgersi a“Centro di psicologia umanistica ed analisi Fenomenologico-Esistenziale”Cassino, via Molise-4; tel.25993; cell.3382481768, email:mariafelice.pacitto@tin.it;www:humanistic-psyc.it


Blog:mariafelicepacitto/blogspot

domenica 13 ottobre 2013

A proposito di questioni femminili. Classi separate e violenza contro le donne


 
In quest’epoca definita “l'età della relazione” ci lascia davvero perplessi la notizia che ci arriva dalla Gran Bretagna: le scuole migliori, in termini di risultati, sono quelle dove gli studenti sono separati per sesso. La stessa cosa accadrebbe negli Usa dove, per quanto non molto diffusa, la scelta di dividere i sessi è una realtà ormai consolidato.
          I fautori della separazione tra sessi affermano che gli stili, i ritmi di
apprendimento sarebbero diversi nei maschi e nelle femmine. Quindi un'educazione basata sulla separazione andrebbe a potenziare le specificità e le capacità individuali. Ma il rispetto delle caratteristiche di ognuno,  intese in termini di gusti, tempi, ritmi di apprendimento diversi, propensioni, è ciò che da sempre viene (o dovrebbe) essere osservato in ogni pratica educativa scolastica (e familiare) a prescindere dalla separazione dei sessi  o meno.Piuttosto la questione apre a tutta una serie di problematiche teoriche ed epistemologiche molto discusse nell'ambito del femminismo teorico e filosofico:rimettein discussione la questione delle differenze di genere, la questione dell'essenzialismo (esiste un'essenza del femminile?), la questione dell’esistenza di una conoscenza ed epistemologia specificamente femminili, infine la questione delladifferenza dell'organizzazione neurale.( Su quest'ultimo punto tra l'altro c'è ancora poca ricerca in merito e non consolidata). Tralasciamo le prime complesse questioni e soffermiamoci sull’ultima. Le neuroscienze ci dicono che non ci sono al mondo due cervelli uguali per il semplice fatto che la nostra materia cerebrale si sviluppa in costante interazione con l'ambiente, per cui ogni cervello è diverso da un altro per il semplice fatto che le esperienze di ognuno sono diverse da quelle di qualsiasi altro. Quindi se le femmine vengono educate in modo diverso dai maschi faranno esperienze diverse e perciò i loro cervelli saranno diversi. Il che ovviamente non significa che ci siano diverse abilità cognitive in generale (una volta si riteneva che le femmine avessero meno abilità logico-razionali!) ma che magari alcuni circuiti apprendono ad essere allertati più di altri. Ad esempio i maschi tendono ad essere più aggressivi delle femmine perché l'educazione inibisce l'aggressività di quest'ultime. Il che significa che i circuiti coinvolti nei meccanismi dell'aggressività sono più allertati nei maschi piuttosto che nelle femmine, le quali apprendono fin da piccole a reprimere l'aggressività. Paradossalmente la pratica della separazione andrebbe a rinforzare quelle differenze per rispondere alle quali la pratica stessa viene adottata e con tutto quello che ne consegue in termini di questioni femminili  e di stereotipi rispetto alle capacità ed alle abilità delle donne. Dall’affermare che maschi e femmine  sono diversi in quanto a ritmi e stili di apprendimento (e perciò andrebbero educati separatamente) all’affermare che donne e maschi sono adatti a lavori diversi il passo è breve! Passo che metterebbe fortemente a rischio tutte le conquiste fatte negli ultimi tempi dalle donne in termini di pari opportunità di accesso al lavoro.            La pratica della separazione è stata abbandonata in Italia fin dalla fine degli anni 60 in  funzione della pari opportunità dei generi. Sarebbe un vero regresso reintrodurla, soprattutto in tempi come questi in cui vengono segnalati,   quasi ogni giorno, episodi di violenza estrema nei confronti delle donne. Dove e in che modo i maschi e le femmine dovrebbero imparare ad interagire tra loro, a conoscersi in quanto persone, a rispettarsi,  a non violare  il confine del corpo, se non a scuola? 
          Oggi una educazione alla relazionalità è una emergenza. Per arrivare ad avere una società diversa in cui maschile e femminile possano convivere pacificamente, integrandosi, senza prevaricarsi, occorrono una frequentazione quotidiana, una sana e buona coabitazione, che solo la scuola può dare a cominciare fin dalla Scuola dell'infanzia. La contrapposizione tra sessi viene appresa molto precocemente (“le femmine sono bastarde”  diceva un bambino di cinque anni) e così gli stereotipi relativi ai comportamenti di genere .“Un bambino si è comportato come un fifone” raccontava un altro scolaretto di ritorno a casa, il primo giorno di scuola alludendo al pianto disperato di un compagno. Una bambina, magari, si sarebbe espressa con termini diversi: “ Una mia compagna ha pianto quando i genitori l’hanno lasciata”. E’ dalla prima infanzia che incomincia a strutturarsi l’idea che per le donne sia lecito avere emozioni e sentimenti ma che la stessa cosa non valga per i maschi che devono crescere duri e forti. Il passo successivo può essere  che per i maschi sia lecito mortificare le donne e magari anche picchiarle. Che cosa ci si potrebbe aspettare da maschi senza emozioni e sentimenti?(Il testo è una parte di un mio articolo pubblicato in data 12-10 sul quotidiano L’Inchiesta )

 

lunedì 7 ottobre 2013

"Piangi pure", l'ultimo libro di Lidia Ravera, è una vera rottura di tutti i tabù relativi allaa vecchiaia


Bel pomeriggio, sabato scorso, arricchente, quello che ci ha regalato l'incontro con Lidia Ravera presso la Banca Popolare di Cassino. Bello nel senso etimologico della parola cioè “estetico” che vuol dire sensazione. Perché le emozioni sono costruite sulle sensazioni e l'altra sera si sono mossi emozioni e sentimenti. Apprezzamento per la Ravera che ha sfondato l'ultimo e unico tabù rimasto: quello della vecchiaia, parola che non viene mai usata , parola che si cerca sempre di sbiadire  con sinonimi patetici quali età matura, età avanzata. La Ravera è diretta: Iris la protagonista del suo ultimo romanzo (Piangi pure, Ed. Bompiani) è una vecchia (una vecchia vera, senza rifacimenti o ristrutturazioni estetiche) con tutte le angosce che tale età inevitabilmente porta: la paura della solitudine, della povertà, della morte. Perché da quando Iris ha venduto, per risolvere il problema della povertà, la nuda proprietà del suo appartamento è ossessionata dall'angoscia della morte, altro oggetto di rimozione nella società contemporanea. La vecchiaia cammina a braccetto con la  morte semplicemente perché la prelude. E, allora, parlare dell’una, è parlare inevitabilmente anche dell’altra. Questi i temi forti che facevano da sfondo robusto ad un incontro culturale  affatto banale. Una storia tenera e commovente, narrata con garbo, con adesione empatica alle vicende della protagonista senza ipocrisia e senza sottacere gli innumerevoli fastidi, magari le manie, che l’età “tarda” inevitabilmente porta con sé ma svelandone anche le risorse. Basta non soccombere ai luoghi comuni, ai pregiudizi, al già detto.  Perché Iris si innamora (ricambiata) di Carlo, psicoanalista,  con cui si incontra regolarmente ogni giorno per un caffè o un aperitivo. Un amore tardo vissuto con pienezza ed intensità dei sentimenti. Una storia che rompe tutti i tabù e gli stereotipi sulla vecchia: che non si possano nutrire desiderio e  amore, che non si possa essere ancora seducenti.  E poi lei, la Ravera, conversazionale, mai supponente, capace di stabilire una relazione coinvolgente con il pubblico (“la relazione cambia entrambi gli interlocutori”), esplicitamente  critica (la Ravera è Assessore alla Cultura  alle Politiche Giovanili presso La Regione Lazio) nei confronti della politica e dei politici : “ ..non ho mai visto tanta poca passione per la politica!”

giovedì 3 ottobre 2013

GRUPPO D'INCONTRO


                                           G R U P P O      D’ I N C O N T R O:

                                  “Come sviluppare le mie abilità relazionali”

                                           S a b a t o         19     O t t o b r e

                                                          Workshop                                                                 

                                                                 con   

                                                  Maria Felice Pacitto

                                                      Ore         15-20

                     Presso la sede del Centro di psicologia Umanistica

Il Gruppo è aperto a non più di 16 persona. La prenotazione (da effettuarsi una settimana prima) è obbligatoria. Per informazioni telefonare allo 0776/25993 oppure al 3382481768.

sabato 28 settembre 2013

Siamo liberi o determinati?



“La libertà, la possibilità di scelta e di giudizio, costituiscono quelle certezze immediate sulla base delle quali noi agiamo. Ma la libertà è reale o è solo un’illusione prodotta dalla nostra mente? Esiste il libero arbitrio in un mondo fisico deterministico? Si tratta di una domanda che mette in discussione l’immagine che abbiamo di noi. Porsi tale domanda, infatti, significa sottintenderne un’altra:”Chi sono io?” (Buoni si nasce soggetti etici si diventa, pag. 132)

Etiche del sentimento e neuroscienze: la sensibilità è una sottodimensione dell'Etica




Oggi,soprattutto grazie alle neuroscienze, vengono rivalutate le etiche del sentimento. Com’è noto i primi a parlarne furono  Hutcheson e Schaftesbury: esiste un senso  morale innato che spinge all’amore per gli altri e al bene comune. Esiste per Adam Smith e David Hume una simpatia innata che ci aiuta a provare dolore per le sofferenze degli altri e a gioire per l'altrui felicità: la simpatia è la base della moralità. Con loro, si può dire,  iniziano gli studi sul fenomeno dell’ empatia.  I due filosofi avevano capito che i nostri cervelli funzionano allo stesso modo. Ovviamente oggi ne abbiamo la dimostrazione. Darwin   dirà un secolo dopo che l'evoluzione  ha selezionato questo sentimento morale, la simpatia, per facilitare la convivenza e permettere in questo modo la sopravvivenza degli esseri umani. Dobbiamo al nostro Giacomo Rizzolatti  e alla sua équipe la scoperta delle basi neuronali (neuroni specchio) dell’empatia. I neuroni specchio spiegano i meccanismi empatici in base ai quali entriamo in risonanza con le emozioni altrui e comprendiamo anche le loro intenzioni. Questi meccanismi sono alla base della convivenza umana e senza di essi gli individui non potrebbero coregolarsi.  Essi scattano in automatico, in maniera preriflessiva (simulazione incarnata- Gallese).

E sempre le neuroscienze dimostrano il ruolo delle emozioni nel comportamento morale ( l’ipotesi del marcatore somatico di Damasio).

 Definisco empatia ed emozioni come sensibilità e  ritengo questa una sottodimensione dell’etica. Il bambino comincia a capire quello che è buono e quello che è cattivo dalle sensazioni  di piacevole e spiacevole, (questo non è ancora l’etica, ovviamente, come non sono l’etica i comportamenti pro sociali degli animali), i processi di sintonizzazione affettiva rispettano un  timing, i primi processi effettivi madre del bimbo sono già normati ed è su questa base che, successivamente, è possibile costruire i processi normativi grazie anche alla comparsa del linguaggio. Il bambino rispecchia le emozioni del care giver  grazie a meccanismi di imitazione che sono innati e questo già durante i primi giorni di vita; prima dei due anni è capace  di reazioni empatiche, grazie ai neuroni specchio,  e di comprendere le sue intenzioni .

Il precursore dell’etica è, dunque, quella intersoggettività corporea (Merleau-Ponty), quella coappartenenza originaria che si stabilisce attraverso la relazione madre-bimbo e che ci vincola già moralmente agli altri. E’ un’esperienza (universale) che tutti abbiamo fatto, prima forma di relazionalità e di comunicazione, che è già implicitamente normativa.: “E’ dunque, primariamente, la sensibilità piuttosto che la ragione che ci porta a scoprire il richiamo morale dell’altro"( in Buoni si nasce, soggetti etici si diventa)

 

 

lunedì 16 settembre 2013

Reading: "Perché l'etica ci è necessaria"


                                          R E A D IN G          S U L L’ E T I C A

                             filosofia, psicologia, neuroscienze

                                  Venerdì  ore 15-16 e 30

   sei incontri pomeridiani a incominciare daVenerdì 18 ottobre

                                                          sala     διάλογος – Cassino, via Molise,4

          Aperto  anche ai ragazzi a partire dagli ultimi anni della scuola secondaria

  (Lo studio della filosofia potenzia ed arricchisce la mente come dimostrano le statistiche dell’Educational Testing service relative ai risultati ottenuti dagli studenti universitari nel Graduate Record Examination”)

PER INFO:   Centro di “ Psicologia Umanistico-transpersonale ed Analisi Fenomenologico-Esistenziale”,Via Molise,4-03043 CASSINO Tel.25993; cell.3382481768

 

mercoledì 11 settembre 2013

Etica e psicoterapia



La psicoterapia è neutrale rispetto ai valori e all’etica?  La cosiddetta neutralità dell’analista  fu un’esigenza che si pose nel periodo del primo sviluppo della psicoanalisi per tutelare l’analista ed il cliente da eventuali coinvolgimenti emotivi ed erotici (si veda a tal proposito la vicenda Sabine Spierein-Jung-Freud) che potessero mettere a rischio il trattamento terapeutico stesso.. Questo, però, portò anche ad eliminare qualsiasi coinvolgimento empatico nei confronti del paziente ed anche a prendere le distanze dai sistemi di valore e dall’etica. Oggi sappiamo invece che l’empatia non solo è necessaria  nell’ambito terapeutico ma è uno dei fattori primari che facilitano la guarigione. Il recupero dell’etica e dei valori in ambito psicoterapeutico è dovuto alla Psicologa Umanisica, la quale ha sottolineato come trovare la propria identità, individuarsi non possa prescindere dai valori i quali sono le linee guida della nostra esistenza. Per Maslow essere sani significa essere moralmente buoni.  Ma anche Erich Fromm, assumendo una posizione critica nei confronti della psicoanalisi che per costruire una psicologia scientifica la separò dalla filosofia e dai valori, ritiene che i nostri comportamenti e i nostri pensieri poggino sui  giudizi di valore. Non si possono comprendere  i disturbi emotivi e mentali se non si comprende la natura dei conflitti morali. Molte nevrosi, infatti, originano da conflitti morali irrisolti. Per cui risolvere la nevrosi significa risolvere il conflitto morale. (per approfondire vedi: Buoni si nasce, soggetti etici si diventa. La costruzione della mente etica….Ed. Pendragon)



lunedì 9 settembre 2013

Attività a sostegno delle donne

Soggettività femminile e salute di genere
 

                          “Curiamo lo stress per prevenire il malessere”

     gruppo settimanale di autoconsapevolezza e prevenzione dell’ansia e dello stress

               Esercizi di rilassamento, mindfullness,fantasie guidate        

   Ogni martedì dalle ore 17 alle 18 e 30, dalla  prima settimana di Ottobre

 

martedì 3 settembre 2013

La "naturalizzazione" della morale



Oggi si cerca di trovare le basi biologiche della morale:è ciò che va sotto il nome di naturalzzazione della morale. Le neuroscienze attraverso le opportunità offerte dalle nuove tecniche non invasive indagano i circuiti neuronali coinvolti nel comportamento morale, l’etologia e la neurobiologia animale ci mostrano i comportamenti altruistici e pro sociali dei nostri fratelli animali. Ma le prime semplicemente, attraverso le tecniche di imaging descrivono ciò che accade nel nostro cervello allorché facciamo una scelta di carattere morale, le secondo ci mostrano come lo sviluppo e l’evoluzione della specie sia stata possibile grazie ai comportamenti di cura ed i cooperazione tra i membri appartenenti alla medesima specie e che noi esseri umani ci siamo evoluti partendo dal regno animale. Ma l’Etica è un’altra cosa… (Per saperne di più: Buoni si nasce, soggetti etici si diventa….Ed. Pendragon)


Che cos'è il femminile?



"La donna non esiste" diceva Lacan intendendo che non c'è un concetto generale di donna. Non esiste un modello femminile! Esistono le donne!







venerdì 30 agosto 2013

La libertà è il problema fondamentale che la questione morale pone in essere: tema specificamente filosofico, da tempo vi si applicano le neuroscienze


In un piccolo scritto intitolato Sul male radicale nella natura umana  Immanuel Kant parla di una  tendenza al male (Hang zum Bosen) presente per natura all'interno di ogni uomo e che lo porta a dimenticare quella legge morale che è dentro di noi.  Ma, nello stesso tempo, egli parla anche di una originaria disposizione al  bene (Anlage zum Guten).  Dice anche che non ci è dato di comprendere la natura del male radicale, che esiste in “conformità alle leggi della libertà” nel senso che, per esservi agire morale, deve esserci necessariamente anche il male. Il che significa  che per esservi moralità noi dobbiamo essere necessariamente liberi. Dunque la libertà  è la ratio essendi della moralità . Citando Kant abbiamo  toccato il problema fondamentale che la questione morale pone in essere: quello della libertà o del libero arbitrio. Tema specificamente filosofico, già da tempo anche le neuroscienze  vi si applicano. Ciò che contraddistingue la ricerca scientifica contemporanea, infatti, è che essa cerchi un ponte con la riflessione filosofica. Tentativo, assolutamente, desiderabile ma che dà luogo a non poche difficoltà dato che la riflessione filosofica si basa sulla psicologia del senso comune (PSC) la quale ci dice cose assolutamente difformi dai risultati della ricerca scientifica. Secondo la psicologia del senso comune, infatti, noi ci percepiamo come esseri liberi, in grado di decidere in base  ragioni... (Per saperne di più: Buoni si nasce, soggetti etici si diventa. La costruzione della mente etica tra neuroscienze, filosofia, psicologia, Ed Pendragon) 

Prossimamente: nuove iniziative a proposito di "Psicologia e soggettività femminile"


 
Parlare solo di diritti e acquisizione di potere non basta se  non si riflette ( contro gli stereotipi che ogni epoca, anche la nostra, ha costruito in merito) su chi sia la donna oggi, quale livello di autocoscienza abbia raggiunto, chi voglia essere , quale  sia il suo desiderio. Le giovani generazioni hanno assorbito, quasi per osmosi, l’idea della pari opportunità, l’idea dei medesimi diritti di accesso alle professioni ed alle carriere ma  non basta. Le donne fanno carriera, occupano posti di potere ma continuano, spesso, ad essere subalterne in famiglia. Sono in un modo all’esterno, nella vita sociale, ed in un altro all’interno delle famiglie, in cui spesso continuano a subilre violenze e maltrattamenti. E’ uno dei  molti nodi che né il femminismo né le azioni politiche hanno sciolto. Bisogna sfatare l’idea che a subire siano solo donne  sprovvedute, insicure e senza lavoro. Il punto è che si fa ancora troppo poco nel senso di pratiche che facilitino l’autocoscienza e la crescita personale, il senso della propria autonomia, forza ed efficacia, pratiche che dovrebbero iniziare, attraverso un ‘educazione più sensibile alle questioni della buona  relazionalità tra uomini e donne, fin dalla prima infanzia, a scuola e in famiglia. Anche questo fa parte di una educazione alla eticità su cui più volte mi sono soffermata.

mercoledì 14 agosto 2013

Altruismo e cooperazione


 L’educazione alla prosocialità, all’altruismo, al senso della cura e del benessere dell’altro non è facile in una società basata sulla competitività, sul potere e sul successo manifesto, ma in cui le nuove condizioni di multietnicità e multiculturalità richiedono la comprensione dell’alterità, la necessità di conciliare gli interessi individuali e l’altruismo, un approccio più solidaristico che tenga conto del benessere della comunità piuttosto che quello dei singoli.  La ricerca psicologica si è applicata generalmente allo studio di comportamenti aggressivi e violenti piuttosto che a quelli caratterizzati da sensibilità e senso della cura dell’altro.  La ricerca psicologica contemporanea tende invece a studiare i comportamenti positivi, costruttivi piuttosto che quelli negativi. Ma come si sviluppano e costruiscono la generosità, la solidarietà, l’altruismo, componenti del comportamento umano senza le quali non sarebbero possibili né la convivenza umana né alcuna forma  di comportamento etico? Quale ne è l’origine? E perché alcuni sono più generosi e disponibili mentre altri sono più egocentrici e volti esclusivamente al proprio interesse personale?  

martedì 13 agosto 2013

Geneticamente altruisti


Le scienze psicologiche si applicano ormai da tempo allo studio del comportamento morale e di disposizioni caratteriali quali l’altruismo e la cooperazione.  Anche la neurobiologia animale e l’etologia hanno dato un notevole contributo . Esse segnalano una serie di casi in cui gli animali danno prova di comportamenti “buoni” e di manifestazioni emotive ed empatiche che nell’essere umano  possono essere considerate prerequisiti della moralità. Scimmie rhesus preferiscono rimanere affamate piuttosto che nutrirsi se il prezzo è quello di infliggere una scarica elettrica ai propri congeneri (Gallup)Sembrerebbe che nutrano anche dispiacere ed imbarazzo in seguito ad azioni sbagliate.  Questo dimostrerebbe  che la preoccupazione per gli altri fa parte del nostro corredo filogenetico e che noi ci siamo evoluti dai nostri fratelli animali come già Paul Rée aveva intuito nel lontano 1877. Ma mai  definiremmo tali comportamenti come morali o etici cosa che , invece , faremmo per analoghi comportamenti dell’essere umano. La differenza è che quest’ultimo agisce con consapevolezza , in base a fini e valori, ed è in grado di argomentare sul perché delle proprie azioni.(Per saperne di più: "Buoni si nasce, soggetti etici si diventa.La costruzione della mente etica tra neurosciezze, filosofia, psicologia", Ed. Pendragon )