Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

giovedì 14 maggio 2020

NEUROETICA. Convegni cassinati. Scuola di alta formazione in Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze, a cura Di Maria Felice Pacitto. Contributi di Alberto Olioverio, Massimo Marraffa, Mario De Caro,Andrea Lavazza, Marco Celentano,, Michela Balconi, Edoardo Datteri, Giulia Fronda, Luigi Pastore, Flavia Corso, Rodolfo Giorgi, Mattei Cerri, Fausto Pellecchia, Flavia Corso, Miriam Aiello, Sonia Canterini, Francesco Bruno, Maria Felice Pacitto


Questo libro origina dai convegni cassinati di cui raccoglie i contributi più significativi che sono anche i temi “caldi” della ricerca in Neuroetica (il libero arbitrio, il rapporto body-mind, la coscienza, il neurodiritto, La neuroeconomy, l’intelligenza artificiale, ecc..),temi sui quali si focalizzano pure le domande che gli uomini si pongono in alcune circostanze della vita.  Esiste il libero arbitrio? Esiste una base biologica della moralità?  E’ possibile il potenziamento cognitivo? Siamo sempre consapevoli e razionali nelle nostre scelte? Gli automi ci sostituiranno? Domande complesse e difficili che non trovano risposte  definitive. Obiettivo di questo libro è quello di diffondere in “uno spazio pubblico”,  aperto non solo ai lettori specializzati, le  conoscenze  aggiornate relative a tali tematiche, espressive della complessità multidisciplinare della Neuroetica, destinata ad assumere un ruolo sempre più consistente nella nostra vita e nella società. Un affascinante percorso, dunque, alla scoperta della natura di alcuni meccanismi cerebrali e mentali, specifici dell’Homo sapiens, responsabili del comportamento morale e dei comportamenti socialmente rilevanti.

Il virus ci ha tolto il piacere del toccarci, accarezzarci, abbracciarci


 Cosa ci lascia la pandemia,
cosa ci ha tolto?
La pandemia ci lascia la consapevolezza della nostra fragilità, della incertezza della vita, della sua imprevedibilità. Semplicemente: la vita non è sotto il nostro controllo.
Una consapevolezza che non è di poco conto e ci appesantisce ma, come molte cose pesanti, ci spinge ad una riflessività profonda che è ciò che ci rende specificamente umani.
Ma cosa ci ha tolto?  Ci ha tolto un senso primordiale: il tatto. La pelle è una sorta di organo molto esteso che ha bisogno di toccare ed essere toccata. “Reversibilità chiasmatica” diceva Merleau Ponty. La pelle è l’organo relazionale per eccellenza. Ci tocchiamo quando ci diamo la mano, ci tocchiamo quando ci abbracciamo, ci tocchiamo quando ci accarezziamo. Toccarsi, abbracciarsi produce serotonina. C’è differenza tra l’essere accarezzati dalla mano di un essere umano o  da una mano robotica. Martin Grunwald, ricercatore di APTICA, afferma che gli uomini possono vivere senza vedere, senza udire, senza sentire odori ma non senza “contiguità di pelle”. Il contatto fisico stimola il cervello. Per Aristotele il tatto è il più filosofico dei sensi perché è attraverso il tatto che la psyche individua le cose come identiche a se stesse
 Siamo stati amputati  del pieno uso delle mani. Le mani hanno un grande potere: possono uccidere ma anche curare. Le madri pongono la mano sulla fronte febbricitante dei figli e questi si calmano. Le mani con la loro gestualità comunicano intenzioni ed emozioni. Con le mani creiamo oggetti raffinati.  Le mani sono così importanti da avere una estesa zona di proiezione corticale.
Certo abbiamo gli occhi per comunicare: con il resto del volto coperto dalla mascherina sono diventati il nostro principale strumento di comuncazione. Ma non è sufficiente. Il virus ha fortemente amputato la nostra spontaneità: se incontriamo un amico, una persona cara, semtiamo l’impulso di abbracciarla o almeno di stringerle la mano .. adesso dobbiamo frenarci. Ogni comportamento affettivo va soppesato, pensato. E lo stress aumenta

mercoledì 13 maggio 2020

"La vita": una poesia di Wislava Szymborska


La vita 
La vita è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;
essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;
distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;
stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.
                                              Un’occasione eccezionale
                                             per ricordare per un attimo
                                                    di che si è parlato
                                                          a luce spenta;
                                                  e almeno per una volta
                                                  inciampare in una pietra,
                                                  bagnarsi in qualche pioggia,
                                                  perdere le chiavi tra l’erba;
                                         e seguire con gli occhi una scintilla di vento;
                                                 e persistere nel non sapere
                                                   qualcosa d’importante.»

sabato 9 maggio 2020

Tra i sintomi indotti dalla forzata permanenza in casa: l'insonnia


L'insonnia può avere una molteplicità di cause: ad esempio l'ansia o stati patologici dolorosi. Il dolore frammenta il sonno. Preoccupanti sono anche i risvegli precoci al mattino in quanto sono spesso il sintomo di una depressione incipiente. Siamo in quarantena e inevitabilmente mangiamo di più e aumentiamo di peso il che comporta apnee notturne e disturbi del sonno. Dormiamo di più anche e questo determina aumento delle fasi del sogno e il rischio di fare incubi.
Il movimento può facilitare il sonno perché affatica i centri della veglia ma purché non venga effettuato in tarda serata.
Responsabili dell'insonnia sono anche le fonti sonore e quelle luminose. Questo implica la necessità di evitare l'uso del computer e di altri congegni  in tarda serata