Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

domenica 14 dicembre 2014

Il piccolo Loris: l'olocausto continua. Il complesso di Medea, neuroscienze, chimica cerebrale e violenza




Si può definire “complesso di Medea” quello che porta le madri a uccidere i propri figli applicando una sorta di perverso diritto  generativo: ho dato la vita e ora ti do la morte. Medea è il personaggio che Euripide mette in scena  nel 431 a.C. Medea non sopporta il tradimento del compagno  e per vendetta uccide i sui figli... Quando una donna si vede tradita nell'amore la sua ferocia non conosce limiti sembra dirci Euripide. Ma nella vicenda di Medea si adombra un tema psicologico di non poco  rilievo: diventare madre senza perdersi come donna.Tema oggi di estrema attualità considerando quanto le donne rivendichino, e giustamente, il loro diritto di individuarsi e auto realizzarsi, cosa che spesso sembra configgere con la funzione della maternità. Medea si sente cancellata come donna e, dunque,  si cancella come madre. Ma nel caso ultimo, della mamma di Loris, che ha ucciso il figlio (ammesso che abbi agito da sola) in modo barbaro,con freddezza e lucidità, non c'è bisogno di scomodare Medea. Una vicenda  che si consuma in modo insolito, non d’impulso. Generalmente le madri uccidono con coltelli, forbici, mannaia, strumenti che richiedono forza, accanimento. Questa modalità ci dice appunto che si tratta di emozioni fuori controllo. Ma non sempre questo accade all’improvviso: c’è spesso una fase antecedente, diciamo preparatoria, che sicuramente si manifesta all’esterno. Ma nessuno se ne accorge. Quello della madre di Loris sembrerebbe, invece, un gesto compiuto in uno stato di lucida follia, con freddezza. Ci vuole tempo per legare le mani di un bimbo, che sicuramente avrà fatto resistenza, con le facette di plastica e poi strangolarlo usando sempre le fascette. Una nuova Cogne si è detto: entrambe le madri negano. Anche la madre di Loris avrebbe rimosso. Ma molto diverse le caratteristiche di personalità delle due madri, le loro storie di vita e il contesto familiare. La madre di Loris ha avuto difficoltà psicologiche e relazionali sia in età infantile che adolescenziale. Un percorso di vita difficile, sofferente, segnata da episodi che avrebbero dovuto avere ben altra attenzione e considerazione.La perizia cui sarà sottoposta farà chiarezza sullo stato mentale di Veronica Panarello. Generalmente dinanzi a questi casi si parla  di raptus di follia, formula che ci tranquillizza: era folle, dunque non ci riguarda. E invece ci riguarda per il semplice fatto che i nostri comportamenti  sono il risultato del nostro cervello che lavora sempre in interazione con l'ambiente. Il nostro cervello, che è il prodotto più eminente e misterioso del processo evolutivo, è un meccanismo perfetto ma anche molto fragile: basta qualcosa che non funzioni nella  chimica cerebrale e l'equilibrio si rompe dando luogo a comportamenti incontrollabili. Anche relazioni umane  affettivamente poco soddisfacenti possono modificare la chimica cerebrale e sta di fatto che generalmente le madri che uccidono sono donne sole. La madre di Loris viveva in una sorta di vuoto familiare: il marito assente spesso per lavoro, la famiglia d’origine non più contattata da molti anni. E’ mancato lo sguardo dell’altro che ti fa esistere e che è capace di contenerti e sorreggerti, che evita di farti cadere nel buio. Esistono tra l’altro ricerche, nell’ambito delle neuroscienze, che  studiano l’impatto sul  cervello delle rete sociale in cui le persone sono inserite (social brain hypothesis). Esperimenti su primati non umani mostrano come esista un collegamento diretto tra il volume dell’amigdala(formazione neurale che ha un forte ruolo nei comportamenti emotivi) e le dimensioni del social network, cioè tra la rete sociale e il comportamento sociale dell’individuo. Oggi ci si interroga  anche sull’impatto che la vita in città ha sul nostro cervello, domanda sicuramente non nuova ma supportata, oggi, dalla sperimentazione.

 

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