Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

giovedì 21 settembre 2017

Il tragico caso di Noemi e la violenza dei maschi. Magari i Bonobo possono insegnarci qualcosa


 
C’è qualcosa di tremendamente offensivo nei confronti delle donne nei report della vicenda di Firenze sia in quello dei media (vedasi l’affermazione di un giornalista in una delle trasmissioni –news televisive di tarda serata) che degli imputati. Mi riferisco al dubbio sottile innescato, prima della confessione del primo carabiniere, dalla sottolineatura della assicurazione stipulata a favore delle due ragazze dalla Università americana,  quasi a far capire che ci fosse un interesse economico da parte delle due a denunciare un falso stupro. E poi la affermazione del sindaco di Firenze “Si deve sapere che andare in italia non è andare  a Dysneland” come a dire “se la sono andata a cercare”. Infine la confessione del primo carabiniere: “era consenziente”. E poi il secondo “Sono loro che ci hanno invitati”. Insomma secondo gli imputati non di stupro si è trattato: stupro è quando l’atto sessuale viene  estorto con una violenza visibile accertata e inoppugnabile. Ma se non di stupro sicuramente di abuso si tratta. Si intende per abuso un atto sessuale consumato in una situazione impropria, in una condizione di disparità di ruolo e psicologica e priva di consenso. Caratteristiche tutte presenti nel caso. Quale consenso potevano dare  ragazze ubriache non lucide, non in grado di riflettere e decidere? Quale consenso potevano dare  ragazze che si trovavano in una condizione psicofisica debole e di dipendenza psicologica? Non è forse abuso un atto sessuale subito da un soggetto nei confronti del quale al momento si è in una condizione di  subalternità   e di dipendenza psicologica? Perché  la violenza sessuale è stata consumata da un soggetto che era nel pieno delle sue funzioni professionali ( funzioni di pattugliamento notturno della città). Quando un atto sessuale è consumato abusando delle condizioni fisico-psichiche deboli dell’altro la violenza è implicita!. Non c’è bisogno di segni di violenza esteriore. Ma anche se le ragazze fossero state sobrie, comunque, i due carabinieri mai avrebbero dovuto derogare dai loro compiti professionali offrendo un passaggio né tanto meno entrando in casa delle ragazze. Ma non è su questo che voglio soffermarmi. La violenza dei maschi italiani sta diventando il problema che fa temere per la tenuta civile di questo paese. Ultimo il barbaro assassinio di Noemi, uccisa in modo efferato senza alcuna pietà, con le pietre. Se negli anni’60 le ragazze straniere arrivavano in Italia con il mito del maschio italiano bello, cortese e impareggiabile corteggiatore (Maurizio Arena era l’icona del tempo) oggi c’è solo da scappare dai maschi in Italia. Questo è l’immagine del paese che si va diffondendo in Italia e fuori.Il paese in cui è stata uccisa Noemi non è molto lontano da Avetrana, altro luogo in cui si consumò, anni fa, un delitto parimenti atroce e barbaro. Terre che rimandano ad una psiche arcaica,in cui vigono riti e modalità ancestrali di comportamento, in cui dominano la legge del sangue e della famiglia, terre in cui i padri e le madri difendono e coprono i figli assassini; terre in cui la psiche tribale non si è mai evoluta in psiche collettiva. Terre in cui quel passaggio “dall’uso della clava alla parola” che segna come ci narra Sigmund Freud ne Il disagio della civiltà, il passaggio dalla barbarie alla civiltà sembra non essersi ancora verificato.

Ma perché gli uomini sono violenti e stupratori?Fino agli anni ’70 del secolo scorso si riteneva che l’Homo sapiens fosse l’unico primate ad essere gratuitamente violento. Ma proprio in quegli anni si verificò un fatto che cambiò radicalmente tale visione. In un Parco della Tanzania, alcuni scimpanzé uccisero un maschio della comunità di Kahama che si era allontanato dal suo gruppo  e, successivamente, furono uccisi  tutti i maschi della comunità. Si scoprì anche che gli scimpanzè erano capaci di violenze sessuali: se le femmine si rifiutano le prendono con la forza dopo averle picchiate. Si dedusse che gli scimpanzé e gli uomini tendono allo stupro e all’assassinio perché discendono da un comune antenato (la cosa risalirebbe a 5 milioni di anni fa, quando gli antenati degli scimpanzé e i nostri erano indistinguibili). Tuttavia questa teoria non spiega come mai i Bonobo ( una specie di scimpanzé) non si comportino allo stesso modo. Sembrerebbe chela diversa attitudine dei Bonobo dipenda non dai geni  ma dalla struttura sociale. Nella società dei Bonobo i maschi e le femmine sono codominanti : i maschi difendono la comunità e il territorio dai maschi estranei e le donne sono solidali e alleate nel difendere la prole. I maschi mai attaccherebbero le femmine perché sanno che queste subito si alleerebbero. Il potere femminile, che non elimina quello maschile, crea una società diversa. E , anche se c’è una gerarchia, la femmina dominante rispetta la sottoposta. Il potere femminile fa da modello ai maschi. C’è da ripensare l’idea che l’aggressività e la violenza sessuale sia un prodotto fondamentalmente dei geni e degli ormoni . Le molte ricerche fatte sul rapporto tra androgeni (testosterone) e aggressività non ci portano a nessuna conclusione definitiva. Se è vero che in soggetti antisociali e delinquenziali sono stati riscontrati alti livelli di testosterone (l’ormone connesso all’aggressività) è anche vero che soggetti, che hanno assunto, in via sperimentale, testosterone non presentavano una modificazione dei livelli di aggressività.  Gli studi sui Bonobo, piuttosto, dimostrano quanto le pratiche educative, i legami sociali, la connessione con la comunità di appartenenza  siano determinanti per i nostri comportamenti. I nostri fratelli Bonobo possono insegnarci qualcosa!


Nessun commento :

Posta un commento