(articolo già pubblicato sul quotidiano L'Inchiesta)
Siamo stati capaci di arrivare alla quarta
fase della pandemia. Dico “ siamo stati capaci” perché l’aumento dei contagi e dei ricoveri è un
nostro prodotto, complici i tecnici del mestiere con le loro affermazioni
spesso contraddittorie e troppo speranzose, complici i politici che hanno dovuto
fare i conti con le pressioni dei rappresentanti di categorie di lavoratori ed
hanno concesso maglie larghe agli assembramenti, e alle folle turistiche.
Ingenuo essersi affidati al senso di responsabilità dei singoli cittadini. Non
recita forse così la saggezza popolare “a chi dai il dito si prende tutto
il braccio”. Ma un contributo
consistente è stato dato anche dai novax, molto più numerosi di quelli
dichiarati, perché non tutti hanno il coraggio di dichiararsi. Ma l’obbligo del green pass, per la
partecipazione alla vita pubblica, sta avendo
anche la funzione di stanare quelli che si rifiutano di vaccinarsi e si nascondano dietro il rifiuto di
procurarsi il green pass in quanto strumento di controllo dei cittadini ed
implicito obbligo a vaccinarsi con forte lesione della libertà individuale, dei
diritti umani e della dignità della persona. Certo esiste il diritto di scegliere se curarmi o meno ma quando la
malattia riguarda solo me e ne va solo della
mia sopravvivenza. Ma il covid è una malattia pandemica ad altissimo tasso di contagiosità, allora il limite della mia libertà
costituisce la garanzia del diritto altrui di vivere e stare bene. Un popolo consistente quello dei novax,
alimentato da fake- news sui vaccini,
diffuse da piattaforme social
seguite da svariati milioni di persone. Non si tratta solo di soggetti
culturalmente sprovveduti: tra quelli
che si lasciano incantare dalle bufale più fantasiose riguardo il virus
ci sono anche medici, psichiatri, intellettuali. Il che conferma quanto già
accertato dalla ricerca scientifica: la profonda irrazionalità
dell’essere umano. Il questo clima difficile ed incandescente è apparsa inopportuna la presa di posizione
di Cacciari (che tra l’altro si è vaccinato)e di Agamben, i quali avrebbero voluto sottolineare (così hanno motivato il loro
intervento) semplicemente un problema di tipo politico-giuridico e lamentano di
non essere stati compresi. Sarebbe
anticostituzionale procedere per stati di emergenza (appunto il green
pass)cosa che limiterebbe la nostra libertà ed introdurrebbe una netto
discrimine tra cittadini di serie A (quelli vaccinati e quindi liberi di
muoversi) e cittadini di serie B (i non
vaccinati e con forti limitazioni di
movimento e partecipazione alla vita pubblica ). Andando avanti di
questo passo, con procedure di emergenza, sostengono i maitre à penser, si rischia fortemente una situazione analoga
a quella in cui fu possibile la nascita della Repubblica di Weimar, foriera poi
delle successive tremende sciagure per l’Europa . Se vogliamo fare della
speculazione teorica potremmo parlarne. Ma noi dobbiamo, primariamente,
confrontarci con la realtà attuale, che è molto diversa dalle circostanze
economiche, sociali culturali e politiche in cui detta Repubblica si affermò.
La storia non si ripete mai allo stesso modo. Confrontarsi con il momento
storico attuale e risolvere i problemi che esso pone è ciò che la prassi
politica fa, mietendo spesso errori e scivoloni, come nella circostanza attuale
in cui sono state fatte scelte di comunicazione inefficaci discutibili,
inframmezzate a decisioni a loro volta tentennanti e cedevoli agli umori e alle
pressioni dei rappresentanti di alcune categorie. Sappiamo perfettamente che il
vaccino ha provocato qualche decesso e qualche problema in alcuni soggetti,
sappiamo che non ci protegge in assoluto
dall’infettarci ma, è certo, ci protegge dal contrarre il virus in forma acuta
e dal morire , soli, tra atroci sofferenze. Come in altre circostanze di
pandemia ( e la storia dei vaccini ce lo mostra), con vaccini e green pass è stata
fatta la scelta del male minore il che significa la scelta più ragionevole
possibile. Ci offendono perciò le polemiche dei no-vax, le dimostrazioni anti
green pass, il pretestuoso riferimento alla libertà, parola troppo nobile per
essere usata in questo contesto.
Ma che cosè la libertà? Possiamo
provare a darne alcune definizioni, sicuramente però non è fare come ci pare.
Libertà è potere godere dei diritti fondamentali; potremmo anche dire, in
chiave politica, che libertà è essere affrancati dal bisogno e, in chiave
psicoanalitica, che libertà è essere affrancati dal peso del proprio passato.
Ma fondamentalmente libertà è intesa come
capacità e possibilità di scegliere in modo autonomo. In questo senso
libertà è molto vicina al concetto di libero arbitrio, concetto che la ricerca
neuroscientifica degli ultimi anni ha rinverdito riaprendo il dibattito su
questo vecchio tema ma sulla base delle evidenze empiriche. Molti conoscono
l’esperimento di Libet degli anni 80, esperimento riprodotto successivamente più
volte con la strumentazione di neuroimaging. Ciò che emerge da questo tipo di
ricerca è che noi prima agiamo e poi ne diventiamo consapevoli. Se questo è il
funzionamento del nostro cervello-mente, che ne è del libero arbitrio? UN tema
scottante sul quale non si è ancora giunti ad una conclusione. Un tema vasto e
complesso che lascio alle sede più adatta che è il Convegno di Neuroetica e
Filosofia delle Neuroscienze che puntualmente organizzo ogni anno a Cassino.
Quello che penso io, rimanendo sul piano del funzionamento cervello- mente, è
che noi abbiamo una possibilità di scelta ma tra opzioni già date che vengono
prodotte preriflessivamente (o inconsciamente) nella nostra mente . Allo stesso
modo la nostra libertà si esercita in un mondo in cui possiamo scegliere tra varie possibilità e circostanze già date
che non dipendono da noi. Pertanto i novax e gli anti green pass possono
legittimamente scegliere di non vaccinarsi ma poi devono responsabilmente
accettare le conseguenze della loro scelta
cioè rinunciare a condurre una vita pubblica, perché responsabilità e
libertà sono indissolubilmente legati anche se apparentemente sembra difficile
tenerle insieme. Ma In una società
sempre più individualistica e narcisisistica qual è la nostra, qualsiasi limitazione è
difficile che possa essere accettata e parole come responsabilità hanno
perso significato.
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