Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

martedì 16 agosto 2022

Vittorio Sironi: "Cibo e cervello: l'alimentazione per il benessere individuale globale e sostenibile": FESTIVAL di NEUROETICA E DEL CEL CERVELLO SOCIALE di Cassino

                                             Cassino 29, 30, settembre, 1 ottobre

                         

                                         30 settembre  Caffé Scientifico ore 19 e 30

                                                               presso

                                                         Caffé Reale 

CIBO E CERVELLO: L’ALIMENTAZIONE PER IL BENESSERE INDIVIDUALE GLOBALE E SOSTENIBILE

Vittorio A. Sironi

Direttore del Centro studi sulla storia del pensiero biomedico

Università di Milano Bicocca



Un crescente interesse nello studio dei rapporti tra comportamenti alimentari e meccanismi cerebrali ha permesso, in questi ultimi anni, di comprendere le motivazioni che sono alla base delle nostre scelte dietetiche. Perché preferiamo i cibi dolci a quelli amari? Cosa ci spinge ad assumere più calorie di quelle necessarie al nostro fabbisogno giornaliero, facendosi così inevitabilmente aumentare di peso? Per quale ragione talvolta sentiamo un compulsivo bisogno di mangiare oppure viceversa siamo indotti a rifiutare di alimentarci?

Mangiamo per fame, ma anche per piacere. Per socializzare, ma anche per consolarci quando siamo stressati o arrabbiati. L’analisi delle dinamiche che nascono dall’interazione tra cibo e cervello spiegano anche le preferenze gastronomiche, le abitudini dietetiche e le culture alimentari tipiche di ogni popolo. Una nuova scienza, la neurogastronomia, apre oggi nuove prospettive di ricerca e di comprensione in ambito nutrizionistico e medico. Una nuova dimensione cognitiva, il mindfull eating (mangiare consapevole) può rappresentare una soluzione tra le privazioni alimentari basate sulla forza di volontà e il cedere alle cattive abitudini per il cibo che minano la nostra salute individuale e non rispondono alla crescente esigenza di sostenibilità alimentare globale.

Il nostro cervello è programmato per mantenere un peso corporeo equilibrato, segnalando quando mangiare e quando smettere di farlo. Tuttavia i cibi dolci e grassi inducono alcuni di noi a mangiare in eccesso. Più ne abbiamo e più ne vogliamo: una sensazione di tipo compulsivo, simile a quella che si verifica nella dipendenza da droghe.

Le zone cerebrali coinvolte nell’assunzione del cibo e nei processi che lo modulano, promuovendolo attraverso meccanismi di gratificazione o sopprimendolo provocando disgusto, sono fondamentalmente tre: l’ipotalamo, la corteccia prefrontale mediana, il sistema libico. A livello neuronale la regolazione dei comportamenti nutrizionali è demandata a due tipi di cellule dell’ipotalamo: neuroni che promuovo l’assunzione di cibo (e l’incremento di peso) e  neuroni che innescano la soppressione dell’appetito (e la perdita di peso).

Si è scoperto che il digiuno crea un aumento delle spine dendritiche del primo tipo di neuroni inducendo l’assunzione di cibo. Se invece la dieta è ipercalorica, ricca di grassi e di dolci, nascono addirittura dentro l’ipotalamo nuovi neuroni, determinando così un circolo vizioso: più si mangia e più sentiamo di avere fame. E’ la base neurobiologica dell’obesità. Se viceversa l’organismo assume pochi alimenti, i neuroni ipotalamici innescano un processo di autofagia compensatoria. Quando non mangiamo, la fame induce alcuni neuroni del cervello a divorare pezzi di se stessi. Questo meccanismo costituisce un potente segnale di fame che spinge a mangiare e rappresenta un sistema utile per fornire energia nei momenti di carenza alimentare. Se tale processo però dura a lungo può indurre alterazioni permanenti delle reti neuronali e l’alimentazione non torna più nella norma. Così un soggetto può diventare anoressico.

La neurogastronomia rivela come l’assunzione di cibo influenza la plasticità neuronale rimodellando le reti cerebrali e come questi cambiamenti, se diventano stabili, a loro volta incidono profondamente sulle abitudini alimentari. Accanto a questi fini meccanismi, un ruolo non meno importante sul cervello è svolto da messaggeri chimici come ormoni e neuromediatori.

Nell’ambito di un’alimentazione normale alcuni ormoni segnalano l’inizio e la fine del pasto. Gli ormoni della fame originanti dall’intestino allertano i circuiti dell’alimentazione nell’ipotalamo e stimolano i centri della ricompensa, quali l’area segmentale ventrale e lo striato, che aumentano il piacere associato al mangiare. Con il riempirsi dello stomaco e dell’intestino e la crescita del livello di nutrienti nel sangue, nell’ipotalamo e nei centri della ricompensa vengono liberati altri ormoni che sopprimono l’appetito e inibiscono il piacere rendendo il cibo meno desiderabile.

Nell’iperalimentazione è la rete della ricompensa a prendere il comando. I cibi grassi e zuccherini inducono lo striato a produrre endorfine, le sostane cerebrali del benessere, e a rilasciare due specifici neurotrasmettitori, serotonina e dopamina, verso la corteccia prefrontale, l’area responsabile delle decisioni. In alcune persone queste azioni nella rete cerebrale della ricompensa causano obesità, prevalendo sui segnali ormonali che interrompono l’assunzione di cibo quando si è sazi. Ciò crea una forte motivazione per continuare a mangiare cibi con molte calorie nonostante vi sia la consapevolezza delle gravi conseguenze che ciò determina sulla salute.

Il dinamico mondo della culinaria ha già iniziato a trarre spunto da queste nuove conoscenze per adeguare le sue preparazioni gastronomiche – sempre nella prospettiva del buon cibo – al perseguimento di una sana ed equilibrata alimentazione. Cibo, cervello, salute individuale e sostenibilità globale sono i cardini di una dinamica dimensione interattiva inerente all’alimentazione in grado di realizzare, se ben indirizzata, strategie dietetiche consapevoli e consolidate, capaci di coniugare armonicamente gusto e piacere con benessere e salute, sostenibilità alimentare con fruizione dei sapori.

L’antropologia culinaria del “convivio” (da cum vivere, “vivere con”, un’espressione che sul piano esistenziale rimanda alla convivenza familiare e sociale attraverso la partecipazione quotidiana del cibo che, attorno a una tavola imbandita, si fa con gli altri, congiunti e/o amici) ricorda come la condivisione di alimenti e bevande diventa strumento di relazione sociale oltre che elementi di sussistenza biologica. La neuroetica gastronomica suggerisce l’ineluttabile necessità odierna di prestare attenzione alla scelta di ciò che mangiamo (per una sostenibilità alimentare globale ormai indispensabile) e di imparare a prestare attenzione al modo con cui assumiamo i nutrienti (usare il mindfull eating per un maggiore benessere individuale, per superare alcuni disordini alimentari anche se alcuni eccessi hanno ragioni fisiologiche) in modo di avere sempre più un rapporto consapevole e sereno con il cibo.

 

 per informazioni relative al Festival andare alla paginahttps://neuroscientificamente.wordpress.com/

 

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