Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

domenica 19 ottobre 2025

FESTIOVAL della NEUROETICA e del CERVELLO SOCIALE IV Edizione:Alimentazione umana e sofferenza animale. MARCO CELENTANO (Uni Cassino)L’allevamento intensivo come dramma etico, ambientale e sanitario

 

Marco Celentano


 

Alimentazione umana e sofferenza animale.

L’allevamento intensivo come dramma etico, ambientale e sanitario

 

Gli allevamenti intensivi continuano a proliferare in tutto il mondo e le loro dimensioni diventano sempre più megagalattiche. Gli animali terrestri macellati ogni anno sono, a livello globale, più di 170 miliardi. Gli animali acquatici destinati al consumo alimentare, provenienti principalmente dalla pesca industriale e dagli allevamenti ittici intensivi, computati non per unità ma in base al loro peso complessivo, ammontavano già nel 2022 a più di 185 milioni di tonnellate e sono in costante aumento[1].

Che si tratti di polli da carne o galline ovaiole, di mucche, maiali o pesci, gli animali rinchiusi in questi impianti sono, ormai da quasi un secolo, corpi progettati e allevati esclusivamente in vista del profitto. Esseri senzienti resi impotenti a qualunque espressione delle proprie attitudini e alla cura di se stessi e dei propri simili. Prigionieri condannati a morte per i quali, nonostante le norme che dovrebbero tutelarne la salute e il benessere, di fatto, dalla nascita all’abbattimento, ogni istante di vita è segnato da atroci sofferenze[2].

L’ininterrotto espandersi di queste filiere produttive costituisce, perciò, come dagli anni Sessanta in poi hanno segnalato i movimenti antispecisti, innanzitutto, un dramma etico che gran parte della popolazione umana mondiale, quotidianamente, contribuisce ad alimentare e, al contempo, rimuove dalla propria sfera di coscienza.

Ma gli allevamenti intensivi costituiscono un problema anche per i consumatori dei loro prodotti. I principali rischi cui questi sono esposti provengono dalle tare ereditarie che affliggono gli animali allevati con metodi intensivi, dai farmaci di cui vengono imbottiti, dallo stato di costipazione e incuria in cui vivono, ma anche dalle procedure vigenti nei macelli industriali. Ovvero, da standard di lavorazione delle carni che, privilegiando in modo esclusivo parametri come la rapidità del processo e l’abbattimento dei costi, in molti casi documentati, sono stati all’origine di fenomeni endemici di contaminazione dei prodotti immessi sul mercato[3]. Essi rappresentano, dunque, anche sotto il profilo sanitario, una fonte di rischi e diffusione di patologie in merito alla quale la maggior parte delle persone non è adeguatamente informata e tutelata.

Il comparto zootecnico contribuisce, infine, in modo rilevante, ovvero per circa il 14,5 %, al surriscaldamento globale, alla deforestazione, all’inaridimento e inquinamento delle acque, dell’aria e dei suoli e, in estrema sintesi, all’aggravarsi della crisi climatico-ambientale che l’umanità e l’intero ecosistema terrestre stanno oggi attraversando[4].

L’allevamento intensivo rappresenta, per questi motivi, un caso emblematico di quel modello di sviluppo, produzione e consumo, tuttora dominante a livello globale, che assegna agli ecosistemi, a tutti gli organismi non umani, e in ultima analisi anche al lavoro e alla vita umani, il ruolo di mere risorse o merci da sfruttare ai fini dell’accumulazione di profitto. Un modello produttivo liberista, produttivista e consumista che l’umanità di oggi e di domani dovrà, necessariamente, sforzarsi con tutto il proprio ingegno di superare se vorrà almeno mitigare i danni e i disastri che, sul piano ecologico, sociale ed etico, esso ha già prodotto.

 

 



[2] Cfr, per una introduzione al tema, G. Innocenzi, Tritacarne, Rizzoli, Milano 2016.

[3] Cfr. sull’argomento J. Safran Foer, Se niente importa, Guanda, Parma 2010; M. Celentano, Rimozioni quotidiane dell’insostenibile, in M. De Rosa, G. Mosconi, Cibo e sostenibilità, Edizioni Università di Cassino, Rende (CS) 2025.

[4] Cfr., per un riscontro del dato e un primo approccio al problema, M. Ferri, L’allevamento zootecnico come parte della soluzione per il cambiamento climatico, 02/02/2022, https://www.veterinariapreventiva.it/wp-content/uploads/2022/12/52_58_FERRI.pdf.

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