Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

sabato 28 settembre 2013

Etiche del sentimento e neuroscienze: la sensibilità è una sottodimensione dell'Etica




Oggi,soprattutto grazie alle neuroscienze, vengono rivalutate le etiche del sentimento. Com’è noto i primi a parlarne furono  Hutcheson e Schaftesbury: esiste un senso  morale innato che spinge all’amore per gli altri e al bene comune. Esiste per Adam Smith e David Hume una simpatia innata che ci aiuta a provare dolore per le sofferenze degli altri e a gioire per l'altrui felicità: la simpatia è la base della moralità. Con loro, si può dire,  iniziano gli studi sul fenomeno dell’ empatia.  I due filosofi avevano capito che i nostri cervelli funzionano allo stesso modo. Ovviamente oggi ne abbiamo la dimostrazione. Darwin   dirà un secolo dopo che l'evoluzione  ha selezionato questo sentimento morale, la simpatia, per facilitare la convivenza e permettere in questo modo la sopravvivenza degli esseri umani. Dobbiamo al nostro Giacomo Rizzolatti  e alla sua équipe la scoperta delle basi neuronali (neuroni specchio) dell’empatia. I neuroni specchio spiegano i meccanismi empatici in base ai quali entriamo in risonanza con le emozioni altrui e comprendiamo anche le loro intenzioni. Questi meccanismi sono alla base della convivenza umana e senza di essi gli individui non potrebbero coregolarsi.  Essi scattano in automatico, in maniera preriflessiva (simulazione incarnata- Gallese).

E sempre le neuroscienze dimostrano il ruolo delle emozioni nel comportamento morale ( l’ipotesi del marcatore somatico di Damasio).

 Definisco empatia ed emozioni come sensibilità e  ritengo questa una sottodimensione dell’etica. Il bambino comincia a capire quello che è buono e quello che è cattivo dalle sensazioni  di piacevole e spiacevole, (questo non è ancora l’etica, ovviamente, come non sono l’etica i comportamenti pro sociali degli animali), i processi di sintonizzazione affettiva rispettano un  timing, i primi processi effettivi madre del bimbo sono già normati ed è su questa base che, successivamente, è possibile costruire i processi normativi grazie anche alla comparsa del linguaggio. Il bambino rispecchia le emozioni del care giver  grazie a meccanismi di imitazione che sono innati e questo già durante i primi giorni di vita; prima dei due anni è capace  di reazioni empatiche, grazie ai neuroni specchio,  e di comprendere le sue intenzioni .

Il precursore dell’etica è, dunque, quella intersoggettività corporea (Merleau-Ponty), quella coappartenenza originaria che si stabilisce attraverso la relazione madre-bimbo e che ci vincola già moralmente agli altri. E’ un’esperienza (universale) che tutti abbiamo fatto, prima forma di relazionalità e di comunicazione, che è già implicitamente normativa.: “E’ dunque, primariamente, la sensibilità piuttosto che la ragione che ci porta a scoprire il richiamo morale dell’altro"( in Buoni si nasce, soggetti etici si diventa)

 

 

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