Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

lunedì 6 aprile 2015

Convegno di Neuroetica a Cassino organizzato dalla Sine in collaborazione con il Centro di Psicologia Umanistica e la San Paolo Invest-banca Fideuram


                                                    NEUROETICA:  LA SCIENZA DI NOI STESSI
 Il convegno di neuroetica e filosofia delle neuroscienze organizzato a Cassino dalla Sine in collaborazione con il Centro di Psicologia Umanistica (dott. Maria Felice Pacitto) e sponsorizzato dalla San Paolo Invest- Banca Fideuram (dott.ssa Annarita Mattei, dott.Alessandro Gambelli), ha visto la presenza dei  maggiori ricercatori in materia: Alberto Oliverio (Psicobiologo di fama e prof.emerito presso la Sapienza, già direttore dell’istituto di Psicobiologia e Psicofarmacologia del CNR) Mario de Caro(Università Roma tre) Fabio Paglieri (CNR-roma), Francesco Guala ( Statale di Milano) Elisabetta Sirgiovanni (Università la Sapienza), Andrea Lavazza (Centro Universitario Internazionale-Arezzo) La Neuroetica ,che ha un suo precedente nella neurofilosofia, disciplina sviluppatasi intorno agli anni ’80, che tendeva a ridisegnare neuralmente alcune tematiche antropologiche identificanti la specificità dell’homo sapiens, suscita un enorme interesse non solo tra gli addetti ai lavori ma anche tra il pubblico comune, presumibilmente perché, come titola il convegno stesso, essa parla di noi(Pacitto)  Su come il cervello produca la natura umana cioè le nostre menti si è soffermato il prof Oliverio.Noi nasciamo con alcune predisposizioni che ci rendono umani, e che ci rendono adattati all’ambiente. Ad esempio il nostro cervello percepisce immediatamente la simmetria delle immagini e sin da piccoli abbiamo la capacità di percepire una figura umana in movimento. Ma noi siamo fondamentalmente le nostre esperienze, immagazzinate nel nostro cervello.E’ per questo che i nostri cervelli  sono molto diversi l’uno dall’altro anche  quelli di due fratelli monozigoti: molto diversi per numero  di neuroni,  per le fibre che uniscono le cellule nervose,  per sviluppo. Ma le neuroscienze, al fine di evitare qualsiasi possibile contrapposizione con la psicologia , la filosofia, la sociologia, non sono sufficienti a darci la spiegazione dell’uomo : esse hanno bisogno di essere integrate  con quest’ultime discipline. 


L’idea  di studiare i processi cerebrali, che sono al di sotto del comportamento economico, può fornire una base più corposa alle scienze sociali(Guala). Ma  la relazione tra scienze sociali e neuroscienze  è molto  complessa.A livello sperimentale ( i soggetti vengono sottoposti ad alcune situazioni tipo come quello dell’Ultimatum Game)   si è visto come nelle contrattazioni economiche si attivino circuiti  neuronali che hanno a che con il disgusto (insula), le funzioni calcolative( corteccia prefrontale dorso laterale) le funzioni che dirimono i conflitti (cingolo anteriore).Si è anche visto  che alcune persone   sono più prefrontali( razionali) altre più limbiche (emotive). Inoltre le attivazioni neurali sono soggette a diversi fattori psicofisici (fame, stanchezza, stress ormonale ).Interessante è aver visto che i dati neurali e ambientali possono aiutare a prevedere l’esito delle contrattazioni.Si é anche visto che persone appartenenti a culture diverse, sottoposte alle medesime condizioni sperimentali danno luogo a comportamenti diversi.  In un esperimento molto interessante, due persone devono scegliere tra due opzioni : se scelgono una stessa opzione hanno una ricompensa, diversamente no. Cosa  succede a livello neuronale? Il sistema dopaminergico (lo striato ventrale) codifica l’attesa di un compenso. Quando c’è una ricompensa ci sono attivazioni significative dopo la ricompensa ma la cosa interessante è che, mano a mano che la ricompensa viene associata ad uno stimolo, il cervello anticipa l’attivazione. Se invece c’è una frustrazione il cervello si attiva di meno. È evidente il significato che tutto questo ha per il sistema educativo.Le emozioni hanno un forte ruolo nel comportamento umano. Esse  funzionano  in sintonia con le norme sociali.  Ci avvertono che noi ci stiamo avventurando in comportamenti che sono riprovevoli socialmente. Esistono due emozioni  che orientano il comportamento morale ed il senso di responsabilità: Il senso di colpa e la vergogna , emozioni che condannano noi stessi.La colpa è più efficace della vergogna ad orientarci  responsabilmente. Ma c osa succede a livello neuronale quando noi cisentiamo in colpa o proviamo vergogna? Si attiverebbero l’ insula, l’amigdala e ci sarebbe il coinvolgimento del frontale nella vergogna. La colpa morale sarebbe un sistema di regolazione emotiva,  (Sirgiovanni). Ma come si costruisce una persona morale? Per Aristotele buona abitudine è quella che diventa un habitus cioè diremmo, oggi, quella che modifica il carattere. Certo è difficile cambiare le nostre abitudini: la cosa più difficile è riuscire ad innescare il ciclo positivo. Riuscire per la prima volta a sviluppare una nuova abitudine è già un rinforzo positivo. È difficile smettere di fumare difficile, smettere di mangiare molto e seguire un regime dietetico, però esistono degli stratagemmi che possono aiutarci  (in un suggestivo accostamento di psicologia cognitiva e filosofia aristotelica fatto da Fabio Paglieri), gli stratagemmi di Ulisse.Ma il tema più intrigante, complesso e difficile, rimane quello del libero arbitrio che (De Caro) è una questione  non solo filosofica ma ha ricadute anche sulla vita  quotidiana e  su altri contesti disciplinari . Una questione, però, che ha rimesso in circolo una serie di domande all’interno del diritto. Si pongono due ordini di questioni: siamo giustificati nel ritenere qualcuno moralmente e legalmente responsabile dei propri atti?  Dove va fissato il confine della maggiore età considerando che alcune aree cerebrali non sono ancora mature negli adolescenti ?

 Le scienze cognitive ( Lavazza) ci restituiscono una visione del soggetto in contraddizione con la psicologia del senso comune, secondo la quale il soggettoèautocosciente, libero e razionale, capace di autodeterminarsi.La persona che c’è descritta dalle scienze cognitive è invece prevalenza di processi automatici inconsci,scarsamente autonoma, privo di una sorta di un homunculus cerebrale che governa le decisioni e il comportamento. Il che porta a rivedere i concetti di colpa e di pena basati su una concezione tradizionale del soggetto. Comunque (Pacitto) le neuroscienze ci fanno capire il come dei  comportamenti sociali e morali ma non il perché.

 

 

 

 

 

 

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