Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

mercoledì 3 aprile 2019

Perché ci occupiamo di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze: Cassino 5 e 6 aprile








Perché ci occupiamo di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze?

Il 6 aprile il V convegno di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze: Alberto Oliverio, Masssimo Marraffa, Silvia Pellegrini, Leonardo Paris, Luigi Pastore, Daniela De Filippis

                                                                                “Diventiamo cittadini scientifici!

                                                                     I cittadini scientifici sono cittadini  più  liberi!”

La Neuroetica non è una cosa astrusa né è una cosa solo per addetti ai lavori. La Neuroetica ci riguarda tutti allo stesso modo delle conoscenze scientifiche. Dopo quattro anni di Convegni  organizzati a Cassino (quello di quest’anno è il quinto) e considerando anche la consistente ptresenza delle persone, che cosa sia la Neuroetica dovrebbe essere ormai chiaro. Ma sintetizzo brevemente: la Neuroetica è una nuova branca interdisciplinare che oltre ad applicarsi allo studio  e all’analisi di alcuni temi o problemi dell’etica tradizionale( muovendosi su un terreno sperimentale e secondo un’ottica naturalistica) applica  la riflessione etica alle acquisizioni delle neuroscienze e alle questioni etiche relative all’applicazione pratica dei risultati delle neuroscienze ( in ambito anche clinico e non solo). In quest’ultimo senso la neuroetica è molto vicina alla bioetica e alla sua connotazione pratico-normativa che si applica a dati empirici ottenuti da altre discipline. Dunque la Neuroetica è necessaria perché ci tutela dall’applicazione sconsiderata della ricerca scientifica preservando non solo la nostra incolumità ma anche la nostra dignità di persone cioè di “esseri incarnati” (cioè costituiti da organismi che sono diversi da tutti gli altri corpi in quanto dotati di una “psichicità”), consapevoli di sé, capaci di intenzionalità ed agency. Nessuno intervento di tipo medico o alcuna manipolazione deve essere effettuata su una persona che ne leda o offenda queste caratterirtiche. Ed occorre, anche, tracciare limiti invalicabili alla ricerca scientifica ad evitare scelte  che portino a minacciare e limitare la persona intesa come essere libero e capace di autodeterminarsi.

Scienza e tecnologica vanno velocemente e ci prospettano scenari futuri inquietanti. L’intelligenza artificiale ha, per esempio, fatto enormi progressi utili all’umanità : lo sviljuppo di alcuni algoritmi permette di individuare anomalie presenti negli esami radiografici e di identificare tumori della pelle, ha prodotto la visione artificiale per guidare auto e camion, permette di progettare robot in grado di compiere lavori pericolosi per gli esseri umani. Ma si prevedono anche prospettive terrificanti: la possibilità di creare robot guerrieri in grado di scegliere autonomamente o algoritmi in grado di   sorvegliarci per l’intera giornata (una sorta di grande fratello orwelliano). Un domani chi sarà in grado di controllare l’intelligenza artificiale controllerà il mondo: è per questo che USA e Cina investono così grandi somme in questo settore. Ma anche in campo medico c’è da allarmarsi. La ricerca genica ha fatto progressi solo qualche anno fa impensabili: e’ possibile, per alcune malattie, “somministrare” un gene sano che possa lavorare al posto di quello difettoso, è possibile manipolare il DNA per sostituire geni malati con quelli sani (lo si fa in alcune leucemie dei bambini o in alcune malattie che li privano di difese immunitarie). è possibile modificare il DNA di un embrione (prima dell’impianto) per curare una malattia genetica ereditaria.  Quest’ ultima procedure (gene editing, tecnica  Crispr CAS 9) apre la possibilità straordinaria di curare qualunque malattia rara diagnosticabile prima dell’impianto dell’embrione. Tutto legittimo fin quando queste tecniche straordinarie  vengono usate per curare o prevenire malattie gravi. Ma dove porre il confine? E se si volesse utilizzare il gene-editing per prevenire l’obesità o l’alcolismo? Sono da considerarsi malattie, queste? Che cos’è malattia? E se lo si volesse usare per avere una prole fisicamente più forte ( già da tempo i topi vengono modificati geneticamente per avere una muscolatura più forte) o per avere una prole con determinate caratteristiche fisiche?  Si aprono questioni etiche non indifferenti perché se c’è una regola per la scienza è questa: se qualcosa si può fare prima o poi succederà. Nel novembre scorso destò un enorme clamore in tutta la comunità scientifica l’esperimento del ricercatore cinese Jiankui He che ha modificato il corredo genetico di una coppia di gemelli, esperimento pericoloso e scientificamente inaccettabile. Si tratta, come alcuni scienziati hanno  sottolineato, di un esperimento e n on di una sperimentazione. Un esperimento condotto direttamente su esseri umani, fatto senza metodologia scientifica (assenza di sperimentazione preclinica che implica il passaggio dal laboratorio all’essere umano,) La cosa grave è che l’ intervento di Jankui He non aveva lo scopo di rimuovere una patologia ma piuttosto quello di manipolare embrioni perfettamente sani per prevenire  un eventuale contagio da HIV. Ma, ulteriore cosa grave, la manipolazione genica effettuata  potrebbe dar luogo a gravi problemi dato che il gene manipolato (CCR5)è implicato nei processi di apprendimento e memorizzazione.
 
E’ evidente che non si deve bloccare la ricerca scientifica ma è dovere di tutti i governi, della comunità scientifica ) regolamentare e vigilare sulla validità e scientificità della metodologia di ricerca, sugli standard di applicazione all’essere umano di cui va sempre rispettata la dignità e la soggettività: in primis la comprensione e la consapevolezza piena della procedura cui viene sottoposto. La Neuroetica, disciplina che afferisce alla Società Italiana di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze ( raccoglie ricercatori e scienziati nell’ambito della filosofia, neuroscienze scienze cognitive, biologia m olecolare), si pone appunto in questa prospettiva. Il convegno di Cassino, in particolare, si propone di sviluppare e diffondere le conoscenze scientifiche e la riflessione morale ad esse applicata, accorciando la distanza tra il sapere “alto” e il sapere comune. Tutti abbiamo diritto alla conoscenza: sapere ci rende più liberi. La scuola di Alta Formazione in Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze, connessa al convegno si propone l’obiettivo di formare giovani che un domani, dinanzi alle sfide che la scienza e la tecnologia porranno, sapranno fare scelte responsabili ed etiche.

Maria Felice Pacitto (Membro della Società di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze)  

 

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