Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

giovedì 25 luglio 2019

Basta con il mordi e fuggi: vacanze lun ghe allungano la vita



Di questi tempi il tema delle vacanze diventa caldo e foriero di conflitti . Al mare o in montagna? O , magari, non sarebbe meglio a casa, solo semplicemente  smettere le attività lavorative ed evitare lo stress dei viaggi e dei bagagli? Vacanze in famiglia o vacanze separate? Soluzione, quest’ultima, sempre più diffusa perché la convivenza rischia di logorare i legami, anche quelli più solidi  e di lunga tenuta. Magari un breve distacco aiuta a smaltire animosità e risentimenti, a riconsiderare le cose, a rivalutare il/la partner e a sentirne la mancanza. Ma esistono anche quelli che in vacanza non vanno mai perché questa viene vissuta come una sorta di “vuoto”, di assenza di quei “puntelli” costanti, di quelle coordinate consolidate, che regolano e definiscono l’esistenza senza i quali hanno la sensazione di perdersi. In questi casi si struttura una v era e propria fobia delle vacanze.
Tutte le soluzioni vacanziere sono buone purchè raggiungano l’obiettivo per cui vengono (o dovrebbero essere) fatte: aumento del benessere e godimento.

Le vacanze, è ormai noto, hanno un forte effetto antistress e ,quindi, considerando quanto lo stress sia responsabile  di molte malattie, esse proteggono la nostra vita. In uno studio longitudinale, di qualche tempo fa, durato più di quarant’anni, condotto in Finlandia, emergeva che chi era solito trascorrere tre settimane di vacanza, tutte di seguito, presentava un rischio cardiovascolare inferiore del 37% rispetto a chi aveva fatto ferie più corte. Lo studio evidenziava come la gestione dello stress e la sua riduzione siano significativi per la riduzione del rischio mortalità. Lo stesso  cambiamento dello stile di vita (smettere di fumare, alimentazione, sport, ecc..) perde parte del suo beneficio se non si riduce lo stress. Dunque se vogliamo veramente guadagnare salute e benessere diciamo addio al mordi e fuggi e concediamoci vacanze lunghe.( Mi rendo conto delle difficoltà della cosa dato  che coinvolge le politiche sociali  e sanitarie del paese.)
Ma neanche le vacanze lunghe sono produttive di benefici se non riescono a liberare la mente dai rovelli, dai pensieri, dalle ansie, dagli automatismi mentali, che ci affliggono per l’intero anno e che rischiamo di portare con noi in vacanza. E’ quello che va sotto il nome di wandering (divagazione mentale), un meccanismo di funzionamento della nostra mente e del nostro cervello (default mode network ) che si verifica al di fuori della nostra intenzionalità. Un meccanismo  che ha una funzione protettiva per la nostra sopravvivenza, evoluzionisticamente selezionato grazie alla progressiva complessificazione del nostro cervello. Ma l’evoluzione non è perfetta: ciò che si rivela avere una funzione positiva porta con sé anche conseguenze negative. Il  wandering si sviluppò quando i nostri progenitori si resero conto che non dovevano difendersi solo dal pericolo immediato ma che la tigre predatrice avrebbe potuto presentarsi anche in futuro, in qualsiasi momento. Dunque il wandering ha la funzione di fare previsioni, anticipazioni sul futuro, programmazioni, utili alla sopravvivenza. Ma, nello stesso tempo, porta a rimuginare su eventi passati negativi, su ansie e preoccupazioni future. Sì perché il wandering, proprio per la sua funzione protettiva, si rivolge a contenuti negativi generando un forte danno per la nostra salute psico-fisica. Infatti, ricordare quell’episodio della vita che ci ha fatto tanto male o quell’esperienza traumatica non si risolve in un semplice ricordo ma attiva i medesimi meccanismi fisiologici (aumento in circolo dell’ormone dello stress, ecc..)che furono coinvolti in quel momento. Dunque se vogliamo fare buone  e salutari vacanze mettiamo in parentesi pensieri negativi ed afflizioni, spegniamo, come dicono i meditatori mindful, il “pilota automatico”. Come farlo? Portando l’attenzione sul momento presente, su quello che accade momento per momento:  viviamo pienamente ogni momento quotidiano con consapevolezza mentale e corporea. Una macchina fotografica con un obiettivo non adeguatamente focalizzato produce immagini sfocate. La presenza mentale può essere, appunto, paragonata ad una macchina fotografica con un obiettivo ben focalizzato: essa ci aiuta a mettere a fuoco la nostra v ita e a viverla pienamente. Non è semplice praticare l’attitudine della presenza mentale ma ci si può provare utilizzando la nostra sensorialità (udire, toccare, vedere, gustare, respirare) che ci radica nella realtà e nel momento presente.
Buone vacanze Mindful!
Maria Felice Pacittlo
(Da L'Inchiesta, quotidiano) 



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