Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

sabato 7 settembre 2019

Mindfulness e silenzio.Il cervello ha bisogno di silenzio: quali sono i vantaggi e i benefici


Il cervello ha bisogno di silenzio
Il silenzio oltre a produrre uno stato soggettivo di benessere, considerando lo stress determinato dall’eccesso di rumori del mondo in cui viviamo, svolge anche un ruolo di modificazione funzionale e strutturale del cervello che porta ad un maggiore controllo delle emozioni, aumento del livello di attenzione, delle capacità di memorizzazione. Molte prove in questo senso sono date dallo studio degli effetti della meditazione che può essere considerata una forma dci silenzio strutturato. Studi numerosissimi di neuroimaging dimostrano, ormai da tempo, gli effetti della meditazione o mindfulness :potenziamento di attenzione e memoria di lavoro, aumento della prosocialità, riduzione di ansia e depressione. Su tali effetti benefici v’è ormai una vasta letteratura. Alcuni studi hanno rilevato come la meditazione agisca sull’attività di due network cerebrali che lavorano in modo antagonista: il Default Mode Netrwork (Dmn) ed il Task Positive Network (Tpn) La regolazione del primo ( corteccia
prefrontale mediale, corteccia cingolata posteriore, ippocampo ed amigdala)permette di ridurre le ansie e le insoddisfazioni prodotte dalla divagazione mentale e consente di creare uno spazio di lavoro cosciente per pianificare attività future e progetti sulla base anche delle esperienze passate. Il secondo sistema (corteccia prefrontale laterale, corteccia cingolata anteriore, insula e corteccia somatosensoriale) dirige la nostra attenzione su un compito ed è deputato allo svolgimento di processi che richiedono controllo. La meditazione aumenta la TPN e diminuisce l’attività della DMN. Il primo effetto determina un aumento dell’attenzione  e delle prestazioni della memoria di lavoro, il primo effetto determina un aumento delle prestazioni cognitive e un aumento del benessere. La regolazione della DMN che crea uno stato di calma psicofisico ed una condizione di silenzio interiore determina incremento delle capacità cognitive. La meditazione consente delle pause che aiutano un cervello ingolfato a “rilassarsi” e a diventare successivamente più produttivo. Insomma una sorta di ricarica. Da un punto di vista neurofisiologico la meditazione induce una riduzione del livello di alcune citochine tra cui l’interleuchina-1 che rappresenta un ostacolo naturale al buon funzionamento delle capacità cognitive.
Il silenzio, come molte tradizioni di saggezza affermano, apre a spazi interiori, facilita l’autoconoscenza e migliora la qualità della vita influenzando positivamente la concentrazione, la capacità di tollerare gli eventi avversi, la creatività, l’empatia, il rapporto con il proprio corpo..
L’eccessiva attività della Dmn che si verifica quando  non siamo impegnati in un compito, è una conseguenza della evoluzione che per facilitare la nostra capacità di difenderci dagli eventi dannosi ci ha predisposti ad anticipare quello che potrebbe accadere. Ma come ogni meccanismo escogitato dal processo evoluzionistico non è perfetto:  se la tendenza a proiettarci nel futuro è vantaggiosa per alcune funzioni ci impedisce però di goderci il presente.

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