Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

domenica 4 ottobre 2020

L'invidia, un'emozione bruciante. Si può essere invidiosi anche della bontà. Semplicemente perché è bella

 Desta stupore ed incredulità la motivazione data dall'assassino dei due fidanzati di Lecce: " ero invidioso della loro felicità". Perché non ci convince ? Perché non vogliamo vedere la nostra zona d'ombra. Tutti, siamo, infatti, nel profondo di noi, un pò invidiosi  di chi ha raggiunto un buon posto di lavoro, di chi è riuscito a realizzarsi professionalmente, di chi è riuscito a trovare il/la partner giusto/ giusta, di chi ha qualcosa che noi non abbiamo, insomma di chi è più contento di noi. L'invidia può portare ad uccidere? Sì^ se è collegata a determinate caratteristiche di personalità non necessariamente psicopatologiche. L'invidia è il più terribile dei sentimenti, più dannoso della stessa aggressività. Questa è un'emozione primaria ereditata evoluzionisticamente perché posta a difesa della nostra incolumità. E' un'emozione d'impeto che, ovviamente, può anche danneggiare gravemente gli altri. Non ci si vergogna di confessarla. L'invidia è, invece, un'emozione bruciante, che cova all'interno della persona e che si sviluppa contro un oggetto ( il possessore di qualcosa che non si ha) che si vuole distruggere perché la sua presenza testimonia la condizione di mancanza di chi la prova. E' dunque un'emozione cognitiva che può portare a progetti  distruttivi molto ben congegnati ed articolati. Anche  il possedere una qualità, un attitudine può diventare oggetto d'individia, tutto ciò che in qualche modo fa "rilucere una persona" in contrasto con la condizione, a volte, grigia dell'invidioso. Anche la bontà può essere oggetto di invidia, perché è bella e la bellezza riluce. L'invidia non viene mai confessata perché il confessarla svelerebbe la condizione di mancanza di chi la prova


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