Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

lunedì 5 ottobre 2020

Prodigi della terapia genica ma anche scenari inquietanti. La Neuroetica è indispensabile

  Un obiettivo di ricerca nell’ambito della Biologia sintetica è replicare non solo le singole cellule in laboratori ma il modo in cui interagiscono. Sono allo studio organoidi capaci di replicare un fegato o un intestino. Un altro indirizzo di ricerca è costruire minuscoli computer biologici ed inserirli in un organismo. Possono fare da sentinelle per potenziali patologie e riparare l’organismo. Nel campo della medicina rigenerativa la sfida è quella delle cellule germinali e con circuito sintetico. Ci vorranno anni però per passare dalla ricerca in laboratorio alla pratica medica. Sarà possibile in un futuro inserire sequenze genetiche migliorate. Secondo la bioifisica  Marileen Dogterm un domani sarà possibile costruire cellule sintetiche che si autoriproducono nello spazio. Dirige un progetto della NASA  che ha come obiettivo produrre biopropellenti sintetici per navi spaziali e batteri per “terraformare” pianeti. I batteri sintetici possono essere utilizzati per creare un’atmosfera  e per fertilizzare i suoli, per regolare i cambiamenti climatici e rendere il corpo più resistente.  Nell’ambito delle biotecnologie è possibile utilizzare  la tecnica del  Crispar-Cos9 che permette di individuare geni patogeni ed eliminarli. La ricerca genica ha fatto progressi solo qualche anno fa impensabili: e’ possibile, per alcune malattie, “somministrare” un gene sano che possa lavorare al posto di quello difettoso, è possibile modificare il DNA di un embrione (prima dell’impianto) per curare una malattia genetica ereditaria.  La procedura del gene editing,  


(Crispr CAS 9) apre la possibilità straordinaria di curare qualunque malattia rara diagnosticabile prima dell’impianto dell’embrione. Tutto legittimo fin quando queste tecniche straordinarie  vengono usate per curare o prevenire malattie gravi. Ma dove porre il confine? E se si volesse utilizzare il gene-editing per prevenire l’obesità o l’alcolismo? Sono da considerarsi malattie, queste? Che cos’è malattia? E se lo si volesse usare per avere una prole fisicamente più forte ( già da tempo i topi vengono modificati geneticamente per avere una muscolatura più forte) o per avere una prole con determinate caratteristiche fisiche?  Si aprono questioni etiche non indifferenti perché se c’è una regola per la scienza è questa: se qualcosa si può fare prima o poi succederà. Nel novembre scorso destò un enorme clamore in tutta la comunità scientifica l’esperimento del ricercatore cinese Jiankui He che ha modificato il corredo genetico di una coppia di gemelli, esperimento pericoloso e scientificamente inaccettabile. Si tratta, come alcuni scienziati hanno  sottolineato, di un esperimento e non di una sperimentazione. Un esperimento condotto direttamente su esseri umani, fatto senza metodologia scientifica (assenza di sperimentazione preclinica che implica il passaggio dal laboratorio all’essere umano,) La cosa grave è che l’ intervento di Jankui He non aveva lo scopo di rimuovere una patologia ma piuttosto quello di manipolare embrioni perfettamente sani per prevenire  un eventuale contagio da HIV. Ma, ulteriore cosa grave, la manipolazione genica effettuata  potrebbe dar luogo a gravi problemi dato che il gene manipolato (CCR5)è implicato nei processi di apprendimento e di memorizzazione. Ma la tecnica della manipolazione genica potrebbe anche risolvere il problema che affligge di più l’umanità: l’invecchiamento. Basterebbe modificare  implementare le telomerasi un processo che rallenta l’accorciamento dei telomeri (la parte terminale dei cromosomi), accorciamento che determina l’invecchiamento. Ma sarebbe desiderabile allungare la durata della vita, molto oltre i cento anni? Quale sarebbe la qualità della vita? Non verrebbero comunque eliminate le malattie genetiche della vecchiaia: aumenta, infatti, il rischio di mutazioni casuali, da cui, risultato evoluzionistico, si è meno protetti, perché si è superata l’età riproduttiva. Accettiamo questa verità: la vecchiaia non è una malattia, è un esito naturale del processo vitale. Rassegniamoci: bisogna invecchiare!

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