Neuroscienze, neuroetica, filosofia della mente, psicoterapia

martedì 11 marzo 2014

"Il femminile e lo spirituale": in occasione della festa delle donne


 


Il” Centro di Psicologia Umanistica ed analisi fenomenologico esistenziale”ha presentato il 7 marzo, in occasione della festa delle donne  “Il Femminile e lo Spirituale”, presso la Sala degli Abati, via Corte Cassino.

Sono intervenuti Carlo di Cicco, vicedirettore dell’ Osservatore Romano, Magda di Renzo, psicoanalista junghiana, Ist. Di Ortofonologia di Roma, Maria Felice Pacitto, responsabile del centro di Psicologia Umanistica.



Siamo ormai  all'ottava edizione di un evento che, ormai, regolarmente, ogni anno, accompagna la ricorrenza della festa della donna. Il tema di quest'anno non è casuale, come non è casuale la scelta della sede , la sala degli Abati  della curia vescovile: vuole essere un’occasione di incontro e di dialogo tra Chiesa e intellettualità laica del paese, nel senso di quel “Cortile dei gentili” così fortemente voluto da papa Ratzinger. Ho sempre ritenuto che l'8 marzo non fosse una data in cui si dovesse festeggiare e neanche una data in cui intonare i soliti piagnistei vittimistici sulla condizione femminile. C'è un intero anno per affrontare tematiche femminili specifiche, puntualmente, tematiche che non dovrebbero essere solo le violenze esercitate nei confronti delle donne o le scarse opportunità nel campo del lavoro o le difficoltà di accesso ad alte carriere. Mi sembra, piuttosto, che ci siano  molte altre questioni non meno rilevanti: ad esempio il sostegno alla maternità (insegnare alle madri ad interagire con i loro piccoli), il sostegno alle madri adolescenti, la prevenzione delle psicosi post- partum, il sostegno alla donna in caso di separazione, l'educazione alla relazione tra sessi da iniziarsi fin dalla scuola materna, ecc.. E potrei continuare con molte altre cose. Ma questi  sono temi  di scarso richiamo per le platee! Ho sempre ritenuto, dunque, che l'8 marzo dovesse presentare figure femminili esemplari, che testimoniassero non il tanto sospirato “potere”  delle donne  ma piuttosto le loro potenzialità, le loro capacità di produrre idee , teorie e cambiamenti, l’esercizio di una coscienza privilegiata. Un'occasione che, simbolicamente, dovesse rappresentare un'opportunità di riflessione e crescita umana e culturale. E’ per questo che l'evento di quest’anno è stato preceduto da un Reading, che si è svolto durante l'intero mese di febbraio, sul pensiero femminile: abbiamo letto della “Servetta di Tracia” e di Diotima, di Eloisa ed Abelardo, abbiamo letto  la “Psicologia del femminile” di Karen Hornay e molto altro. Un'occasione di lettura collettiva di testi, anche impegnativi, nel senso di una pratica della relazione che è un andare oltre la modalità della rappresentanza e del potere. Un’ occasione per discutere e crescere insieme, sempre nel senso dell’acquisizione di quella soggettività femminile cui parliamo ormai da anni.

Perché , quest’anno , “La spiritualità e il femminile”?Perché“Le donne di oggi hanno bisogno di una memoria spirituale per radicare la loro vita interiore” diceMarie Andrée Roy, femminista cristiana del Quebec. Senza interiorità, senza uno sguardo rivolto all’interno , non può esservi alcuna di quelle facoltà o capacità che si definiscono specificamente umane. Ma perché presentare la vicenda di una santa? Che cosa c'entrano  le sante con la storia del femminile? C’entrano. Perché le sante sono state le prime a scrivere la storia del femminile  o, meglio,della soggettività femminile.  Santa Chiara, Ildegarda di Bingen e molte altre rimaste sconosciute (anche la Chiesa ha spesso marginalizzato le “sue donne”), hanno scritto, preso  parola, in tempi  in cui per la donna esisteva solo la sottomissione e il silenzio.  Così dice Il Talmud:” la donna parla del cuore e con il cuore, l'uomo parla con la bocca.!”.

 In questi ultimi anni vi è stato un grande interesse per le tante espressioni della spiritualità femminile .  Filosofe, poetesse, mistiche, psicoanaliste : una spiritualità che non necessariamente rimanda ad un credo religioso ma che, nelle parole e nelle esperienze in cui essa si esprime, trova nell’Amore un elemento che le accomuna. Un amore che porta verso gli altri (la pratica spirituale richiede una azione delle pratiche sociali, l'incontro- confronto costante con gli altri perché l'essere umano ha una consistenza plurale) ma che è anche passione  che guida alla ricerca della conoscenza. Penso ad Edith Stein, a Simone Weil, a Maria Zambrano. Su un piano più laico anche le stesse neuroscienze oggi ci parlano di una naturale predisposizione verso gli altri, di una empatia di base, biologicamente determinata, che ci porta a comprendere gli altri.

 Teresa di Lisieux, di cui si parlerà domani, questa giovane donna proclamata santa, è molto diversa dalle grandi intellettuali citate più su. Nessuna speculazione intellettuale e teologica al centro del suo interesse; non ci trasmette verità cerebrali o astratte ma vita vissuta:semplicemente, la pratica dell’Amore. E’ questo il senso della sua integrazione umana, che la porta ad attraversare serenamente  le vicende della sua vita, anche quelle più dure e dolorose. Dalla radicalità dell’amore, mai ingenua e sentimentale, che si alimenta di una conoscenza puntuale e profonda del Vangelo, da questo deriva la sua capacità di stare pienamente nell’esperienza, il che significa saper sorridere dinanzi alle piccole meraviglie della vita,  accettarsi per quello che si è, nei propri limiti e debolezze, e trattarli con gentilezza. L sua psiche è dominata dalla “funzione sentimento”! Una figura a cui non è semplice avvicinarsi proprio per la radicalità spiazzante  del suo  modo di essere.

L'età contemporanea si presenta con il volto della società liquida, in cui scompaiono le certezze,  si seguono freneticamente obiettivi  inconsistenti ed effimeri. Il recupero della spiritualità e dell'interiorità consente di ritrovare quel “ cuore fermo” ( Maria Zambrano)che ci aiuta a ritrovare un orizzonte di senso in un epoca di disorientamento, in  cui schegge del mondo esterno dettano i nostri ritmi di vita e determinano il nostro comportamento.

 AMORE DI SE’:

-siamo stanche dell’etichetta di vittime che, spesso, noi stesse ci mettiamo addosso

-impariamo ad amarci e a rispettarci ma per farlo è necessario sviluppare consapevolezza e conoscenze

-sviluppiamo la nostra autostima, ma per farlo è necessario incominciare a fidarsi di Sé e delle proprie risorse

-prendiamoci il rischio di poter essere autonome e concediamoci libertà e cura di noi

-impariamo a rispettarci e a farci rispettare come soggetti pensanti.

 

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